Название: Il Misterioso Tesoro Di Roma
Автор: Juan Moisés De La Serna
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современная зарубежная литература
isbn: 9788835405719
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All’inizio siamo rimasti un po’ sorpresi, mentre procedevamo avanti con la fila e di fronte alla nostra perplessità uno di noi osò mettere la mano lì e non accadde niente, dopodiché l’abbiamo messa tutti con lo stesso risultato, senza comprendere appieno il significato nè a cosa servisse.
Più avanti in hotel la guida ci avrebbe spiegato che si trattava della Bocca della Verità, nella quale, una volta introdotta la mano destra nell’apertura, se la persona che l’aveva fatto non diceva la verità, la avrebbe persa.
Successivamente abbiamo continuato a girovagare per la città, stupiti dalla quantità di resti artistici e culturali sopravvissuti allo scorrere degli anni.
Avevo sentito parlare dei castelli del Medioevo, quelle sontuose e grandiose costruzioni, fortificazioni erette per salvare le proprietà dei re e dei signori feudali del luogo, insieme agli abitanti dei villaggi vicini, ma essere lì era come vivere in una città medievale dove si manteneva ancora la stessa architettura nelle sue strade, fontane e piazze.
Dovunque guardassimo, che fosse un balcone o l’architrave di una porta, rimanevamo colpiti dalla maestosità dei dettagli lavorati, scolpiti o dipinti, ricordi di una gloriosa era artistica precedente. Inoltre, come abbiamo appreso in seguito, la coltivazione delle diverse arti era qualcosa che veniva tenuta in vita nelle scuole, considerate tra le più prestigiose al mondo, un buon posto dove vivere se sei un amante della storia.
Ma io ero più pragmatico, preferivo ciò che aveva portato la tecnologia e tutti i vantaggi che ciò implicava. I viali ampi e lisci, dove potevi spostarti con il tuo veicolo da un luogo all’altro in breve tempo, senza dover salire e scendere per le strade acciottolate.
Un modo diverso di vedere e considerare la vita, preferivo le grandi città, dove era facile accedere a tutti i servizi in poco tempo. Non avevo mai considerato che qualcuno potesse vivere in un posto così particolare.
Alzarmi la mattina e vedere tutto ciò mi sembrava abbastanza inaudito e sconcertante, non riesco a immaginare vivere lì da quando si è piccoli, doveva essere come stare permanentemente in un museo, sapendo che tutto ciò che tocchi ha centinaia di anni.
Anche se in termini di persone, le differenze con noi non erano così tante, tuttavia alcuni ci guardavano con una faccia strana, come sospettosa, che ci faceva sentire estranei lì, quasi come una forza di occupazione.
Forse era solo una percezione, forse perché usavamo abiti diversi da quelli che eravamo abituati a vedere lì.
Fosse quel che fosse, con il disgusto del furto che avevamo sofferto durante la mattinata, stavamo attenti a che non si verificassero altri alterchi o problemi simili, sapendo che ora eravamo meno.
Forse il nostro viaggio era stato troppo precipitoso per le circostanze sociopolitiche del momento, ma era un segno di buona volontà da parte della nostra accademia, un segno di cooperazione e scambio.
Non so se un gruppo di studenti italiani avrebbe visitato il nostro paese, suppongo sarebbe potuto capitare, ma le mie informazioni non arrivavano a tanto.
Forse faceva parte di una politica di apertura con il resto del mondo, non lo so, ciò che era chiaro è che non avevo mai visitato il paese e che era una grande opportunità per farlo, quindi non volevo che niente o nessuno mi ostacolassero.
Se il compagno a cui era stato rubato il portafoglio mi avesse detto l’importo che gli mancava, io stesso lo avrei rimborsato in modo da poter continuare pacificamente con quell’escursione.
Non riesco a immaginare quale altro elemento di valore potesse avere in esso, perché tutta la documentazione l’avevamo depositata all’ambasciata. Qui, per muoverci in città, ci avevano fornito una scheda in cui inserire i nostri dati, le indicazioni dell’albergo dove alloggiavamo e il numero di telefono dell’ambasciata. Nonostante fosse appena iniziata la primavera, faceva piuttosto caldo e non eravamo abituati a temperature così elevate in questo periodo dell’anno e abbiamo trovato difficile reperire fontanelle per bere.
Quelle che c’erano non eravamo sicuri che fossero potabili, anche se le persone di lì bevevano senza preoccupazioni, ma prudentemente preferimmo solo rinfrescarci le mani e la testa, dato che una fonte che ha funzionato per così tanti secoli, non poteva essere pulita come avremmo voluto.
Forse era il contrasto, ma quelle persone ci sembravano abbastanza innocenti, lontane dalle grandi città piene del fumo delle fabbriche, a cui eravamo abituati, ma loro pensavano qualcosa del genere di noi, quando restavamo stupiti dai dettagli che loro contemplavano tutti i giorni.
Ci piaceva così tanto quello che vedevamo che alcuni miei colleghi, per non dimenticarlo, si dedicarono a imprimerlo nei loro quaderni da disegno, riempiendoli con schizzi più o meno riusciti degli edifici più significativi e importanti. Altri, al contrario, sembravano essere più bravi a scrivere e si fermavano in ogni strada cercando di raccontare in alcuni paragrafi che meraviglia stavamo percependo. C’erano solo un paio di colleghi che erano riusciti a portare le macchine fotografiche.
Non so come fossero passati attraverso la dogana, dato che ci avevano dato istruzioni specifiche prima di partire sul non portare nessuna tecnologia dal nostro paese, ma suppongo che il cognome dei genitori di quei compagni avesse più peso di qualsiasi altra regola scritta.
Di tanto in tanto ci chiedevano di fermarci per scattare alcune foto in cui appariva l’intero gruppo e sul retro l’edificio in questione.
Forse nel viaggiare ero più inesperto di tutti gli altri, dato che avevo portato solo un piccolo taccuino, in cui volevo raccogliere ogni giorno ciò che era più degno di nota senza riuscire a catturare in quelle poche righe l’ammirazione che suscitava in me quella città ad ogni passo.
Uno degli aspetti che mi è sembrarono più curiosi a causa del contrasto con quello che conoscevo, era il modo in cui le donne si vestivano. Le donne più grandi indossavano un fazzoletto nero sopra la testa e vestivano dello stesso colore. Le ragazze lo facevano con colori discreti e sciarpe molto appariscenti.
Abituato a vedere quelle del mio paese truccate, con ampie gonne a ruota, con maniche corte che lasciavano vedere le braccia e indossando il fazzoletto solo come accessorio decorativo.
Inoltre, sembrava che ci fosse una chiara differenziazione tra i sessi su ciò che poteva o non poteva essere fatto, quindi gli uomini si pavoneggiavano per strada con i loro abiti come se stessero partecipando ai migliori galà, mentre la maggior parte di loro quando non era al lavoro indossava una semplice camicia a causa del caldo incessante, ma per noi era un atteggiamento un po’ strano, gli uomini sembravano essere quelli che comandavano nella società, mentre le donne nascoste cercavano di passare inosservate, come se non avessero avuto nulla da dimostrare o per cui contribuire.
Mi sembrava abbastanza sorprendente, era come se tutti fossero rimasti bloccati nel tempo, per quanto riguardava il modo di vestirsi intendo, non penso che fosse qualcosa di religioso, come con i Quaccheri, una comunità che si era isolata dal mondo, mantenendo la propria cultura senza voler progredire, la prova di ciò era l’abbigliamento che usavano non molto lontano da quello che vedevamo ora.
Beh, quelle erano le mie impressioni a quel tempo, alla fine avrei capito la cultura che stavo vedendo, e tutto era frutto della mia inesperienza, perché come indicato dai colleghi che avevano viaggiato in Europa altre volte, a seconda del paese in cui si era c’erano costumi e modi di vestire totalmente diversi.
Anche i comportamenti di uomini e donne erano abbastanza diversi a seconda del paese in cui ci si trovava, quindi mi raccontarono dell’esuberanza СКАЧАТЬ