Solo chi è destinato. Морган Райс
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Название: Solo chi è destinato

Автор: Морган Райс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Детская проза

Серия:

isbn: 9781094310817

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СКАЧАТЬ un semplice lupo,” disse Neave. “Un bhargir, un essere magico.”

      “È solo un grosso lupo,” disse sir Bolis smontando da cavallo e sguainando la spada.

      “Non è un lupo,” insistette Neave. “Il mio popolo ha storie su queste cose. Alcuni dicono che sono creati da maghi malvagi, altri dicono che sono le anime dei morti, o uomini che indossano le pelli di bestie cucite insieme e diventano quindi cose diverse.”

      Qualsiasi cosa fosse quella creatura, sembrava arrabbiata. Camminava verso di loro ringhiando, e Royce trovò quei grossi occhi gialli fissi su di sé. Per un momento pensò che magari la creatura gli stesse per saltare addosso. Poi Bragia si posò nuovamente sulla sua spalla.

      “Si chiama Gwylim.”

      “Chi?” chiese Royce. “Cosa sta succedendo qui, Lori?”

      Ma il falco si rimise in volo e Royce sospettò che non le avrebbe carpito nessuna risposta, neanche se fosse rimasto lì. Si voltò a guardare sir Bolis che avanzava con la spada puntata, pronto a colpire la bestia.

      “Va tutto bene,” disse il giovane. “Me ne occupo io.”

      Il cavaliere iniziò a far roteare la spada, e quasi senza pensarci Royce si mise in mezzo afferrandogli il braccio.

      “Aspetta,” disse. “Aspetta, Bolis.”

      Sentì il cavaliere fare un passo indietro, anche se tenne la spada pronta.

      “Quella cosa ha ucciso due uomini e ci sta minacciando,” disse Bolis. “Dovremmo ucciderlo in modo che non faccia male a nessun altro!”

      “Non ancora,” disse Royce. Si voltò a guardare il… come l’aveva chiamato Neave? Un bhargir? Ora poteva vedere che non tutto il sangue che la bestia aveva addosso apparteneva agli uomini. C’era una ferita che gli percorreva tutto il fianco. Non c’era da meravigliarsi che la creatura stesse ringhiando.

      “Gwylim?” chiese Royce.

      Non appena pronunciò il nome, il ringhio cessò e il bhargir piegò la testa di lato, guardandolo con occhi particolarmente intelligenti.

      “Puoi capire qualcosa di quello che dico, giusto?” chiese Royce. “Mi ha mandato la strega Lori. Se lei conosce il tuo nome, forse tu conosci lei?”

      La creatura chiaramente non aveva modo di rispondere, ma parve comunque calmarsi e si portò vicino a Royce, sdraiandosi ai suoi piedi. Quando lo fece, Royce notò una cosa che gli parve impossibile: la ferita che aveva al fianco stava iniziando a rimarginarsi, ricucendosi insieme a velocità quasi impossibile. Non c’era ovviamente niente di normale in quella creatura.

      Royce non era sicuro di cosa dover fare. Lori l’aveva ovviamente indirizzato lì da quella creatura per un qualche motivo, ma quale? Guardò nella casa, cercando di capirlo, ma sembrava del tutto spoglia: chiaramente le cose che prima conteneva stavano ora ardendo nel falò lì vicino. Perché dei saccheggiatori come i due uomini morti avrebbero dovuto fare una cosa del genere?

      Insicuro della risposta, Royce tornò verso il suo cavallo. Il bhargir lo guardò e si portò vicino a fuoco, tanto vicino che gli occhi brillavano al baluginare delle fiamme.

      “Non so cosa fare con te,” disse Royce. “Ma immagino che sarai tanto intelligente da decidere da te. Vuoi venire con noi?”

      In risposta, la bestia simile a un lupo si portò vicino a lui e si sedette accanto al cavallo. In qualche modo Royce sospettava che non avrebbe avuto problemi a tenere il passo.

      “Portiamo con noi dei mostri adesso?” chiese sir Bolis.

      “Non è più estraneo di tutti noi,” disse Matilde.

      “È molto più pericoloso però,” disse Neave con espressione seria. “Non è una buona idea.”

      Buona idea o no, Royce era sicuro che fosse la cosa giusta da fare. Spronò il cavallo ad avanzare, diretto verso Ablaver, con Bragia sopra di loro a fare strada. Se il falco aveva qualche indizio sul motivo per cui lo aveva portato a trovare il bhargir che ora li seguiva, di certo si curò di non offrire loro nessuna risposta.

      ***

      La città di Ablaver colpì Royce con il suo odore prima che lui potesse vederla: un odore di pesce mescolato al mare, tale da proclamare ciò che era successo. Era un odore che gli fece venire voglia di girarsi e tornare indietro, ma lui continuò lungo la sua strada.

      Quando la cittadina apparve alla vista, le cose non furono migliori. Era imbruttita da stazioni per la pesca delle balene da una parte: la scena di quelle creature enormi e bellissime che venivano eviscerate fece venire a Royce i conati di vomito. Riuscì a trattenersi, ma fu difficile.

      “Non possiamo dire alla gente chi siamo,” avvisò gli altri.

      “Perché un gruppo con Picti e cavalieri insieme potrebbe essere composto da chiunque,” sottolineò Mark.

      “Se la gente ce lo chiede, siamo mercenari che lasciano la guerra e cercano nuovi incarichi,” disse Royce. “La gente penserà probabilmente che siamo disertori, o banditi, o qualcosa del genere.”

      “Non voglio che la gente pensi che sono un bandito,” disse Bolis. “Io sono un leale guerriero del conte di Undine!”

      “E in questo caso il modo migliore che hai per mostrare la tua lealtà e fingere di essere qualcos’altro,” disse Royce. Il cavaliere parve cogliere il messaggio. Si spalmò addirittura del fango sullo scudo, continuando a borbottare per tutto il tempo, in modo che nessuno vedesse l’emblema raffigurato. “Tenete tutti i cappucci sulla testa. Soprattutto tu, Neave.”

      Royce non era sicuro di come gli abitanti della cittadina avrebbe reagito vedendo un Picti tra loro. Non aveva voglia di mettersi a combattere per dover attraversare la città. Già era problematico avere Gwylim che camminava con loro, troppo grosso e spaventoso per essere un semplice lupo.

      Si addentrarono verso il centro, guardando gli edifici pericolanti man mano che si dirigevano verso il porto e le navi lì attraccate. La maggior parte delle imbarcazioni erano poco più grandi di pescherecci, ma alcune delle baleniere erano più grandi, e tra loro si trovavano navi a vela e barche più lunghe che sembravano essere lì per commercio.

      C’erano taverne dove Royce poteva sentire i rumori di festeggiamenti, ubriachi e occasionale violenza e bancarelle del mercato dove pareva che carne rancida e buon cibo straniero fossero messi fianco a fianco.

      “Dovremmo sparpagliarci,” disse Matilde. Sembrava stesse adocchiando una taverna.

      Royce scosse la testa. “Dobbiamo stare insieme. Andremo al porto, troveremo una nave e poi potremo esplorare.”

      Matilde non sembrava contenta della decisione, ma si diressero comunque verso il porto. Lì pareva che le cose stessero procedendo in maniera arrancante, con i marinai che controllavano i ponti delle navi stando di vedetta o seduti al sole.

      “Come facciamo?” chiese Mark guardandosi attorno. “Immagino che non sarà facile trovare un capitano diretto alle Sette Isole.”

      Royce non era certo che ci fosse una buona risposta per quella domanda. Per quanto poteva vedere, c’era una sola opzione, e non era per niente sottile o delicata.

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