Operazione Presidente. Джек Марс
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Название: Operazione Presidente

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Триллеры

Серия:

isbn: 9781094311425

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СКАЧАТЬ il dire che non concederà l’interrogatorio alla polizia. La domanda che le pongo è questa: chi sta cominciando ad apparire come un criminale, in questa situazione? Chi sta cominciando ad apparire come un pazzo?”

      Kat Lopez si alzò dall’angolo della stanza. Scosse la testa e lanciò un’occhiataccia a Brent Staples. “Brent, è fuori luogo. Lo sai che Susan non ha ucciso nessuno. Lo sai che questo è uno spettacolo pacchiano pensato da Monroe e dal suo tirapiedi Gerry O’Brien.”

      “Ti sto dicendo come appare,” disse Staples. “Non quello che è. Io non so com’è, e comunque non ha importanza. L’apparenza è tutto.”

      Guardò la stanza, occhi duri che esaminavano tutti, sfidandoli a contraddirlo.

      Raccolse la sfida il giovane Tim Rutledge. “A me pare che hanno ucciso l’investigatore per dare la colpa a Susan,” disse. “A me pare che hanno rubato le elezioni tramite brogli elettorali e la manomissione delle macchine. Questo pare a me.”

      Luke finalmente decise di intervenire con qualcosa. Adesso capiva che cosa c’era di sbagliato nell’intera riunione, e dato che lo aveva capito poteva anche farlo notare. Magari poteva aiutarli.

      “Mi sembra,” disse lentamente, “che dovete riprendere l’iniziativa.”

      Per la stanza tutti gli occhi si voltarono lentamente verso di lui.

      “Pensatela come a un combattimento, una battaglia. Vi hanno messo in fuga. Vi hanno portato scompiglio. Fanno qualcosa, e voi reagite. Per quando reagirete avranno fatto qualcos’altro. Sono all’attacco, e voi siete in una ritirata disorganizzata. Dovete trovare un modo per attaccarli, metterli sulla difensiva e riprendere l’iniziativa.”

      “Per esempio cosa?” disse Brent Staples.

      Luke scrollò le spalle. “Non lo so. Non è il suo lavoro, questo?”

      Per molti minuti Kurt Kimball era rimasto accalcato in un angolo con due suoi assistenti. Chiaramente, qualcosa lo aveva distratto. Adesso si voltò di nuovo verso la stanza.

      “La sua idea mi piace, Stone. Però sarà difficile riprendere l’iniziativa in questo momento.”

      Stone sollevò un sopracciglio. “Oh? E perché?”

      “Abbiamo appena saputo che almeno cento agenti di polizia della Virginia Occidentale e della polizia metropolitana di Wheeling sono in viaggio per Washington in un lungo convoglio. Hanno intenzione di venire direttamente qui alla Casa Bianca, prendere Susan in custodia e portarla al quartier generale della polizia metropolitana di Washington DC.”

      “Non hanno giurisdizione,” disse il consulente della Casa Bianca, Howard. “Hanno perso la testa?”

      “Sembra che oggi tutti abbiano perso la testa,” disse Kurt. “E hanno una rivendicazione di giurisdizione, per quanto debole.”

      “Cos’è?”

      “Entrambe le forze di polizia, insieme a una dozzina di altre dagli stati vicini, sono incaricate regolarmente come poliziotti ausiliari di Washington DC per fornire sicurezza extra in occasione degli eventi presidenziali inaugurali che si svolgono ogni quattro anni. Loro affermano che la cosa li rende ausiliari permanenti.”

      Howard scosse la testa. “In tribunale non reggerà. È sciocco.”

      Kurt alzò le mani in aria, come se Howard gli avesse puntato addosso una pistola. “Che regga o meno, sono per strada. Apparentemente pensano di entrare, prendere Susan e uscire con lei.”

      Ci fu una lunga pausa. Nessuno nella stanza parlò. Il silenzio si estendeva mentre ciascuna faccia si guardava l’una con l’altra.

      “Saranno qui in trenta minuti,” disse Kurt.

      CAPITOLO TREDICI

      12:14 ora della costa orientale

      Fuori dalla Casa Bianca

      Washington DC

      “Non entra nessuno,” disse l’uomo alto nel walkie-talkie. “Chiaro? Voglio del personale concentrato alla portineria, ma voglio anche degli occhi puntati sul cielo su qualsiasi possibile punto di ingresso. Dei tiratori sul tetto.”

      “Ricevuto,” starnazzò una voce nelle cuffie.

      “Dite a quei tiratori che l’utilizzo di forza letale ha semaforo verde. Ripeto, semaforo verde per forza letale, ma solo se necessario.”

      “Sotto l’autorità di chi?”

      “La mia,” disse l’uomo. “L’autorità mia.”

      “Ricevuto,” disse la voce.

      L’uomo alto si chiamava Charles “Chuck” Berg.

      Aveva quarant’anni, ed era nei servizi segreti da quasi quindici. Era a capo del contingente alla sicurezza domestica della presidente da più di due anni. Ci era arrivato accidentalmente, in conseguenza di un disastro. Faceva parte del suo contingente privato la sera dell’attentato a Mount Weather, quando era lei era vicepresidente. Quasi sicuramente le aveva salvato la vita. Il resto della squadra era rimasto ucciso.

      Quella notte era cambiato. Lo vedeva solo in retrospettiva. All’epoca aveva già trentasette anni, con un lavoro di alto livello di responsabilità, era sposato e aveva due figli – ma in un certo senso era stata quella notte che era diventato un uomo. Che era diventato chi avrebbe dovuto essere. E prima? Prima era stato solo un ragazzone con un lavoro che gli permetteva di portarsi dietro un’arma.

      Susan si fidava di lui da quella notte. E lui di lei. Di più – si sentiva protettivo nei suoi confronti – e non solo perché sentirsi così era il suo lavoro. Era più giovane di lei di un decennio, eppure le sembrava quasi di essere suo fratello maggiore.

      La sopravvivenza – salvare la vita a qualcuno – è una faccenda intima.

      Sapeva che non c’era nulla nelle accuse di corruzione, né nell’accusa di omicidio. E che venisse dannato se avesse permesso a qualcuno di portare in custodia la presidente degli Stati Uniti – soprattutto un mucchio di zoticoni che brandivano un finto mandato d’arresto sulla base di una presunzione di giurisdizione che andava al di là di ogni ragionevolezza.

      Aveva appena fatto un giro del perimetro a piedi. Stava risalendo il vialetto, per tornare alla Casa Bianca. Proprio davanti a lui una dozzina di uomini pesantemente armati in giacca e cravatta si muoveva freneticamente lungo la strada. Era una giornata soleggiata, e fredda. Le ombre degli uomini a terra mostravano appuntiti e potenti carabine e fucili far capolino dai fianchi.

      La guardiola era giusto di fronte. Era protetta da barriere di cemento. C’erano sia un segnale di STOP che un VIETATO L’ACCESSO sulla recinzione. Altri uomini in completo erano fermi sull’entrata. Il loro linguaggio del corpo diceva allerta, nervosismo. Avevano l’aria gonfia di chi sotto ai vestiti porta un giubbotto antiproiettile o un’armatura.

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