Operazione Presidente. Джек Марс
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Название: Operazione Presidente

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Триллеры

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isbn: 9781094311425

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СКАЧАТЬ qui. Era una mossa furtiva, un’accoltellata alla schiena, il tipo di mossa in cui eccelleva Gerry O’Brien. Aveva ottenuto dalla città il permesso per quell’assemblamento appena prima della chiusura delle attività del venerdì sera, e la notizia si era diffusa come un incendio nel corso della notte, le fiamme fomentate da venti di uragano.

      Adesso il popolo era tutto lì, con addosso i giganteschi cappelli di Abramo Lincoln e in mano i cartelli – cartelli fatti a mano, cartelli ufficiali della campagna, cartelli creati professionalmente dalle dozzine di organizzazioni che avevano sostenuto la campagna. La maggior parte della gente indossava pesanti e caldi cappotti e cappelli per ripararsi dal freddo assurdo.

      Jefferson Monroe guardò dal palco improvvisato la brulicante massa umana – era come un festival rock and roll là fuori – e seppe di essere nato proprio per quel momento. Settantaquattro anni e molte, molte vittorie: dai primi giorni come teenager contrabbandiere d’alcolici nei recessi dell’Appalachia, passando per il periodo di giovane e arrabbiato crumiro, ambizioso dirigente d'azienda e alla fine maggior azionista e leader dell’industria del carbone.

      Dopo era diventato senatore per la Virginia Occidentale e politico conservatore influente pesantemente finanziato dalle stesse aziende di carbone per cui un tempo aveva lavorato. E adesso… presidente eletto degli Stati Uniti. Una vita di lotte, lunghi decenni di salita a partire dal fondo, a farsi strada con le unghie, e improvvisamente, quasi per sorpresa (una risoluzione che non si aspettava nessuno, nemmeno lui), era l’uomo più potente della Terra.

      Era lì per costringere la presidente in carica a lasciare la Casa Bianca in anticipo, e permettere a lui di entrarvi. Era la cosa più audace che avesse mai tentato. Oltre le folle e dall’altra parte della strada principale riusciva a vedere la Casa Bianca in lontananza, a sorgere su un verde poggio. Lo vedeva lei da lì? Stava guardando?

      Dio, sperava di sì.

      Distolse lo sguardo dalla folla, solo per un attimo. Dietro di lui, sul palco, c’era un gruppo di gente. C’era O’Brien, la mente della sua campagna, il signore oscuro dei suprematisti bianchi, un uomo motivato come minimo quanto Monroe stesso. Persino ora stava abbaiando qualcosa in un cellulare.

      “Voglio quell’uccello,” sembrava dire Gerry lo Squalo. Ma come poteva essere giusto? Voglio quell’uccello? Che cosa strana da dire! In un momento del genere?

      “Lo voglio, ok? Voglio che scenda dove abbiamo detto. Dimmi che ci riesci. Ok? Bene. Quando?”

      Monroe si scrollò di dosso quella roba. Avere a che fare con Gerry era più che una corsa selvaggia – era una lezione di surrealismo. Il presidente eletto decise di ignorare il suo consigliere più vicino, per il momento. Parlò invece con le altre persone sul palco.

      “La vedete?” disse coprendo il microfono con la mano e indicando la massiccia folla. “La vedete?”

      “È la cosa più bella che abbia mai visto,” disse un giovane assistente.

      Dietro di lui nella folla si cominciò ad applaudire – non a caso, ma con ritmo, migliaia di mani che applaudivano in una volta – CLAP, CLAP, CLAP, CLAP…

      Stava per salire uno slogan. Era così che cominciava, con l’applauso, e in alcuni casi battendo i piedi. Ed ecco che arrivava, le voci che si sollevavano.

      “U-S-A! U-S-A! U-S-A!”

      Era uno slogan buono, buono per cominciare.

      Monroe levò la mano dal microfono e afferrò invece l’asta. Sollevò una mano, calmando lo slogan in qualche secondo. Era come se avesse semplicemente abbassato il sonoro di un macchinario – una tv, o una radio. Ma quella non era una macchina, erano migliaia e migliaia di persone, e lui le controllava, senza fatica, con un gesto. Non per la prima volta, si meravigliò di quel potere, un potere che lui aveva. Come un supereroe.

      O un dio.

      “Come vi sta trattando il riscaldamento globale?” disse, la voce che echeggiava sulle moltitudini. Risate ed esultazioni si sparsero nella folla. Personalmente, Monroe aveva saputo dai climatologi delle sue aziende che il riscaldamento globale era un fatto reale, e che sarebbe stato un problema serio tra un secolo, o prima, forse persino una minaccia per la civiltà stessa. Come presidente, poteva tranquillamente cercare delle vie per implementare politiche che diminuissero in qualche modo la minaccia senza danneggiare i profitti industriali. Nel frattempo le sue aziende stavano gradualmente aumentando gli investimenti nei campi dell’energia rinnovabile – tecnologie solari, eoliche e geotermiche, che erano il futuro.

      Ma il suo popolo queste cose non voleva sentirle. Voleva sentire che il surriscaldamento globale era una bufala, perpetrata in larga parte dai cinesi. Quindi era questo che Monroe avrebbe detto. Dava alla gente quello che voleva lei. E comunque oggi faceva freddo, assurdamente freddo per i primi di novembre, e quella era una prova sufficiente – non poteva esistere il surriscaldamento globale.

      “Oggi è il nostro giorno, lo sapevate?”

      La folla all’idea esultò con un ruggito di approvazione.

      “Siamo arrivati dal niente, io e voi. Ok? E siamo arrivati da nessun posto. Non siamo cresciuti in eleganti ed esclusivi attici di Manhattan o San Francisco o Boston. Non abbiamo studiato in scuole private speciali per persone speciali. Non abbiamo bevuto latte macchiato leggendo il New York Times. Noi quel mondo non lo conosciamo. Noi quel mondo non vogliamo conoscerlo. Io e voi abbiamo lavorato duramente per tutta la vita, e ci siamo guadagnati tutto ciò che abbiamo, e tutto ciò che mai avremo. E oggi è il nostro giorno.”

      L’esultanza fu un’eruzione – un terremoto – di rumore. Sembrava una grossa bestia al di sotto della superficie della Terra, per secoli dormiente, che adesso lacerava la terra per uscirne in un’esplosione di violenza.

      “Oggi è il giorno in cui rimuoveremo una delle amministrazioni più corrotte della storia americana. Sì, lo so, lo so. Ha detto che non se ne va, ma vi dico una cosa. Questa faccenda non durerà. Se ne andrà, proprio così, e molto prima di quanto creda chiunque. Accadrà molto prima di quanto lei creda, questo è sicuro.”

      L’esultanza proseguì. Aspettò che la folla si chetasse. Il popolo di Monroe odiava Susan Hopkins. Odiavano lei e tutto ciò per cui lei combatteva. Lei era ricca, era bellissima, era viziata – non le era mai mancato nulla in vita sua. Era una donna con un lavoro sempre svolto da uomini.

      Era amica degli immigrati, e dei cinesi, le cui pratiche di lavoro a basso costo avevano distrutto lo stile di vita americano. Era un’edonista, un ex personaggio del jet set, e sembrava confermare tutto ciò che la gente degli stati centrali sospettava sulle celebrità. Suo marito era gay, per amor di Dio! Era nato in Francia. Poteva esserci qualcosa di meno americano di un francese gay?

      Susan Hopkins per questa gente era un mostro. Nei recessi più remoti dei siti di cospirazioni di internet, c’era persino chi dichiarava che lei e il marito erano assassini, e peggio che assassini. Erano adoratori del diavolo. Facevano parte di un culto satanico di ricchissimi che rapivano e sacrificavano bambini.

      Be’, oggi Monroe avrebbe dato a questa gente la parte omicida. Avrebbe voluto essere dentro allo Studio Ovale per vedere la sua faccia quando sarebbe uscita la notizia.

      La folla si era chetata di nuovo. Adesso aspettavano lui.

      “Voglio che mi ascoltiate per un minuto,” disse. “Perché quello che sto per dirvi è un po’ complicato, e non è facile da stare a sentire. Però lo dirò, perché dovete saperlo. Voi, il popolo americano, i veri patrioti, meritate СКАЧАТЬ