Название: Regno Diviso
Автор: Джек Марс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Триллеры
isbn: 9781094305028
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Luke scrollò le spalle. “So che ha fretta perché domani sera ha un aereo da prendere.”
Boudiaf non fece alcun tentativo di nasconderlo. “Sì, esatto. Torno a casa.”
“Pensavo che casa sua fosse questa.”
“Lei è proprio sciocco.”
D’un tratto, Ed colpì nel segno. “Perderà l’aereo,” disse piano, con tono pratico.
L’idea fece arrabbiare Boudiaf. “Dovete rilasciarmi!” gridò. “Siete uomini morti, lo capite? Siete tutti uomini morti!” Poi si fermò e fece un respiro profondo, apparentemente accorgendosi di quello che aveva appena fatto.
“E perché siamo uomini morti?”
Boudiaf scosse la testa. “Non lo so.”
“Come moriremo?”
“Non so neanche questo.”
A Boudiaf crollarono le spalle, e il suo linguaggio del corpo cambiò. Un attimo prima era nervoso, sedeva bello dritto, pronto a resistere. Adesso si sistemava sulla sedia, apparentemente rassegnato a un terribile destino.
“Devo far arrivare un messaggio alla mia famiglia.”
Ed annuì. “Glielo manderemo noi. Questo posso prometterglielo.”
“Se siete onesti, trasmettete questo messaggio. Se non vengo rilasciato, devono salire sull’aereo senza di me e lasciarmi indietro.”
Boudiaf voleva che la sua famiglia se ne andasse. Prima che accadesse cosa?
Ora, nel ristorante, accostò l’auto. Era un SUV Navigator nero della Lincoln con finestrini oscurati, che si muoveva lentamente e con cautela sulle strade scivolose di neve. A volte per Luke era facile dimenticare che la nonna materna di Gunner era la discendente dell’uomo che aveva inventato la vernice per pavimenti nella metà dell’Ottocento; il suo prodotto era ancora in uso più di centocinquant’anni dopo. Ovvio, la fortuna originaria era stata diluita nelle generazioni successive, ma i nonni di Gunner avevano molto denaro.
Gunner frequentava una scuola privata e viveva in una grande villa di pietra in fondo a un lungo vialetto. Un autista lo portava dove voleva. Non respirava l’aria raffinata dell’élite miliardaria come le figlie di Susan, però…
Era un bene. Luke voleva solo il meglio per Gunner, cose che non avrebbe mai avuto se a pagare fosse stato il buon salario statale di Luke. E per quanto Luke avesse voglia di vederlo tutti i giorni, era un bene che Gunner vivesse in un posto dove la gente era sempre a casa. Non lo poteva fare col padre – Luke era via spesso.
Osservò il ragazzino smontare dall’auto, chiudere la portiera e, senza uno sguardo indietro, mettersi in cammino nella neve fino all’ingresso del ristorante. Indossava un lungo cappotto di lana grigia, stivali pesanti e aveva una sciarpa rossa avvolta attorno alla gola. Era alto e magro. A Luke ricordava un giovane gentleman inglese.
Luke sorrise. Il ragazzo stava facendo esperimenti con la sua immagine pubblica. Era quello che si faceva a quell’età.
Gunner entrò, fermandosi un attimo nell’atrio per pulirsi gli stivali dalla neve e dal fango. Percorse l’ala con semplice grazia e scivolò al tavolino, di fronte a Luke. Aveva gli occhi grandi e azzurri e sorrideva.
“Ciao, papà,” disse.
“Ciao, Gunner. Perché sorridi?”
Gunner scrollò le spalle. “Oggi niente scuola. E tu perché sorridi?”
Luke scrollò le spalle. “Per un pranzo a sorpresa con la mia persona preferita.”
Arrivò la cameriera, una donna sui quarantacinque. “Aspettava lui?”
Luke annuì.
Si portò una mano a lato del viso, come per impedire a Gunner di sentire quello che diceva. “È bello.”
Adesso sorridevano tutti. “Forse un po’ giovane, però,” disse Luke.
Fece l’occhiolino a Gunner. “Ok. Posso aspettare. Pronti per ordinare?”
Ordinarono uova, pancake, salsiccia, tutto quanto. Gunner prese il succo d’arancia. Luke si attenne a una tazza di caffè senza fondo. Poi si acclimatarono. Luke l’orario lo sentiva, ma d’altra parte era sveglio e al lavoro da prima delle cinque del mattino, e che cosa c’era di più importante di un po’ di tempo con suo figlio?
“Ho visto lo schianto aereo al notiziario stamattina,” disse Gunner senza preamboli. “È rimasto ucciso un deputato americano.”
Luke annuì. “Sì. Brutta cosa.”
“Vai lì?”
“In Egitto?” disse Luke.
Gunner scrollò le spalle. “Boh. Ovunque sia stato lo schianto.”
“È stato in Egitto,” disse Luke. “Non so se andrò lì. Non me l’ha chiesto nessuno. E non c’è necessariamente una ragione per cui ci vada.” Luke riusciva a sentire l’evasività della sua risposta. “Stanno ancora indagando sulle ragioni.”
Gunner scuoteva la testa. “Il programma che ho visto diceva che probabilmente è stato un attentato terroristico. Il conduttore diceva di esserne sicuro al novantanove per cento.”
Luke sorrise di nuovo. Il sorriso era un po’ più mesto di quello precedente. “Be’, se un conduttore televisivo dice di essere sicuro al novantanove per cento di una cosa, allora deve essere vera.”
“Prenderesti in considerazione l’idea di non andare, se te lo chiedessi io?”
Luke annuì. “Lo prenderei in considerazione. Ma ti chiederei anche di capire che ho un lavoro da fare.”
“Papà, e se ti dicessi che voglio entrare nell’esercito?”
Ecco com’era quel ragazzo. Aveva una mente sveglia, che prendeva deviazioni brusche. A volte era difficile sapere che cosa ci fosse dietro il prossimo angolo.
“Be’, ti direi che, se fra cinque anni la pensi ancora così, allora ti aiuterei a scandagliare le opzioni a tua disposizione. Ma vorrei anche scandagliare le tue motivazioni. Ci sono modi più semplici di mettersi in forma. E se pensi di volerlo fare perché sembra uno spasso, posso dirti subito che non lo è. L’idea di spasso salterà dritta fuori dalla finestra la prima volta che un sergente istruttore ti urlerà addosso standoti col fiato sul collo durante una corsa di dieci miglia prima di colazione, o la prima volta che ti ritroverai a faccia in giù nel freddo fango mentre ti sfilano proiettili veri sopra la testa. E la prima volta che i cattivi veri cercheranno di ucciderti usando metodi innovativi e sorprendenti di cui mai si era parlato durante l’addestramento? Non sarà uno spasso.”
Gunner scosse di nuovo la testa. In volto aveva il fantasma di un sorriso. “Lo farei perché così tu puoi preoccuparti per me tanto quanto io mi preoccupo per te.”
Fine. СКАЧАТЬ