Regno Diviso. Джек Марс
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Название: Regno Diviso

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Триллеры

Серия:

isbn: 9781094305028

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СКАЧАТЬ testa avevano caschi bianchi da combattimento con maschere a cerniera, attualmente tirate su. Una persona non certa di quello che stava guardando avrebbe potuto immaginare che i caschi fossero elmetti protettivi.

      Ed lanciò un’occhiata fuori dal lunotto. Era un quartiere relativamente benestante. La casa era di stucco marrone chiaro, anonima, a due piani, situata lontana dalla strada, oltre un ampio prato. Un bovindo dava sulla strada, accanto a un portone rosso. Sul lato destro c’era un vialetto con sul davanti una Town Car nera della Lincoln e forse una specie di Toyota dietro. Sul lato sinistro c’era uno stretto viale tra le proprietà. Una lunga siepe costeggiava il marciapiede davanti.

      Tutto – la siepe, i due alberi sul prato anteriore – era marrone e spoglio. La neve scendeva piuttosto fitta.

      Ed era calmo. Guardò i suoi.

      Due erano giovani, al massimo venticinquenni. Rodriguez e Stamos. Ed aveva insegnato alla Rodriguez a Quantico – era tra i suoi migliori studenti. Era la persona più in forma lì, poteva fare più pull-up dello stesso Ed. Poteva correre un miglio in cinque minuti per poi fare cento push up e un altro miglio in cinque minuti. Inoltre era seria – seria da morire. Forse un po’ troppo. Voleva disperatamente mettersi alla prova.

      In quel momento, aveva occhi come dischi. Sembrava che dovesse andare in bagno.

      “Rodriguez, tu sei con me, ragazza. È un giochetto. Siamo solo addetti alle utenze che bussano alle porte durante un’interruzione del servizio. Abbiamo un portablocco. La porta si apre, e chiunque ci sia dietro noi lo blocchiamo. Tu li metti in sicurezza, io procedo. Capito?”

      Annuì. “Capito.”

      “Stamos, Anderson, voi risalite quel vialetto e arrivate insieme a Marshall e King sul portico posteriore. Stamos, tu e King siete i martelli. Ricevete l’ordine, e voglio vedervi colpire quella cosa con tutto ciò che avete. In due colpi al massimo, voglio vedere la porta aperta. Uno è meglio.”

      Stamos annuì. Sembrava meno nervoso della Rodriguez, ma comunque sul verdognolo. “Capito.”

      “Certo che hai capito. Non è mica il tuo primo rodeo, bello. Quindi smettila di comportarti come se lo fosse. Non hai niente da dimostrarmi. Fa’ il tuo lavoro come so che sai fare e basta.”

      “Ok.”

      Ed guardò Anderson, poi scosse la testa e sorrise. Anderson aveva trentadue anni ed era arrivato all’SRT dalla Delta Force. Aveva bisogno di radersi. Aveva gli occhi severi ma il linguaggio del corpo rilassato. Probabilmente si annoiava. Lo avevano assunto più che altro per la nostalgia che Luke provava per la Delta. Ed dubitava che sarebbe durato. C’erano guerre in corso nel mondo, ed era nel lavoro mercenario che si trovavano i soldi.

      “Tu sai cosa fare, bello.”

      Anderson annuì. “Sì.”

      Si rivolse all’intero gruppo. “Sentite. Ci sono donne e bambini là dentro. Il lavoro numero uno è portare fuori il sospettato, ma il lavoro numero uno A è farlo senza perdita di vite. Il motto del giorno è zero forza letale. Detto ciò, che nessuno di voi si permetta di morire là dentro. Se vogliono la lotta, gliela date. Avete capito?”

      Avevano capito tutti.

      Ed parlò nel microfono. “Marshall, King, dove siete?”

      Dalle cuffie giunse una voce. “Nel giardino sul retro del vicino, giusto sull’altro lato della recinzione di legno. In attesa del via.” Marshall era un ex dell’FBI. King veniva da una squadra SWAT di Newark, New Jersey.

      “Avete sentito tutto? Siamo d’accordo?”

      “Siamo con te, Ed. Oggi non muore nessuno. Non loro, ma soprattutto non noi.”

      Ed annuì. “Bene.” Fece un respiro profondo. Cercò di rilasciare nell’universo qualsiasi tensione avesse in corpo.

      “Ottimo. Dentro e fuori in novanta secondi, ragazzi. Partiamo.”

      * * *

      “Ecco che vanno.”

      Nell’ufficio di Swann era montata alle pareti una dozzina di schermi video. Sei attualmente erano attivi, e ciascuno mostrava la visuale che si aveva dalla telecamera portata da ogni agente dell’SRT che stava per entrare nella casa di Mustafa Boudiaf.

      ‘Ufficio’ era un termine generoso per il bizzarro regno di Swann. C’erano quattro scrivanie, ognuna con sopra almeno tre monitor video. Tre alti server racks erano imbullonati alla parete opposta agli schermi. Dei cavi serpeggiavano per tutto il pavimento. Ovunque – sulle scrivanie, per terra – c’erano componenti elettroniche, con luci LED che lampeggiavano di rosso, verde e bianco.

      C’era una sola lunga finestra; lo scaffale sotto di essa sembrava avere un magnetismo tale da attirare a sé lattine vuote di Coca-Cola e Red Bull.

      Swann stava su una sedia di fronte agli schermi, Luke e Trudy erano in piedi perfettamente immobili dietro di lui. Gli schermi mostravano una bizzarra giungla di immagini, e ciascuno era segnalato con il cognome della persona di cui si mostrava il punto di vista.

      Quelli segnalati come NEWSAM e RODRIGUEZ mostravano entrambi un passaggio innevato e una porta rossa dopo alcuni gradini. ANDERSON mostrava un vialetto, una casa a destra e dei cespugli a sinistra. ANDERSON si muoveva veloce. STAMOS mostrava lo stesso panorama, tranne che per un uomo alto con un giubbotto di sicurezza giallo che gli correva davanti scivolando un pochino nella neve. MARSHALL e KING mostravano un’alta recinzione di legno, che poi i punti di vista scavalcarono. Adesso c’era una casa marrone chiaro con un ampio portico posteriore coperto di neve.

      “Agenti in convergenza,” disse Swann. “Quando sei pronto, Ed.”

      La telecamera segnalata come NEWSAM era proprio davanti alla porta rossa. Una mano si allungò e col dito indice premette il campanello.

      Din-don!

      La telecamera segnata con STAMOS mostrava un magro uomo nero, anche lui con un giubbotto giallo riflettente, e adesso col visore al suo posto, in piedi con un pungo in aria. Poi la telecamera si voltò verso una porta sul retro.

      Luke tratteneva il fiato. Stavano per abbattere la porta con un ariete. Poi ci avrebbero gettato dentro una granata stordente, una cosiddetta flashbang. Entrambe le cose sarebbero state molto rumorose. A Luke i rumori forti non piacevano per niente. La flashbang avrebbe fatto un casino immenso.

      Proprio allora, ricevette un messaggio. Il telefono gli vibrò nella mano; lo aveva messo silenzioso. Abbassò lo sguardo. Era Gunner.

      Ciao papà. Dv 6?

      “Ma scrivile quelle parole!” disse a mente. L’orwelliano linguaggio semplificato che i ragazzini usavano nei messaggi lo faceva diventare matto. Però lasciò perdere.

      Rispose. Al lavoro. Tu dove sei?

      Casa xk nevica. Pranzo? T va?

      Luke sorrise. Se voleva pranzare con Gunner? Certo che sì.

      “Portico sul retro, via!” disse Swann, quasi urlando. “Via! Via! Via!”

      Sullo schermo segnalato come KING, due uomini indietreggiarono facendo oscillare l’ariete.

      * СКАЧАТЬ