Il Giuramento. Джек Марс
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il Giuramento - Джек Марс страница 6

СКАЧАТЬ Brown, come vuoi che la risolviamo?”

      Sotto di loro, Luke udì la polizia entrare in casa.

      “Che opzioni vedi?” disse Brown.

      Luke rimase immobile, con la pistola in attesa di avere campo libero. “Io vedo due opzioni. Puoi morire in questo istante oppure, se sei fortunato, in prigione, tra moltissimo tempo.”

      “Oppure posso farti esplodere il cervello della tua adorabile moglie addosso.”

      Luke non rispose. Puntava la pistola e basta. Non aveva il braccio stanco. Non si sarebbe mai stancato. Ma la polizia sarebbe salita tra un attimo, e così l’equazione sarebbe cambiata.

      “E tu un secondo dopo sarai morto.”

      “Vero,” disse Brown. “Oppure potrei fare così.”

      Con la mano libera lanciò una granata nel grembo di Becca.

      Mentre Brown scappava, Luke mollò la pistola e si buttò sulla granata. In una serie di movimenti raccolse la granata, la lanciò verso il muro opposto della stanza, fece cadere le due sedie e spinse a terra sia Becca che Gunner.

      Becca urlò.

      Luke se li tenne lì, in modo brusco, non c’era tempo per le delicatezze. Li spinse sempre più vicini, salì loro sopra, li coprì col suo corpo e con il suo giubbotto. Cercò di farli sparire.

      Per un secondo, non accadde nulla. Forse era solo un trucco. La granata era finta, e adesso l’uomo chiamato Brown avrebbe avuto la meglio su di lui. Li avrebbe uccisi tutti.

      BUUUUUM!

      Ecco l’esplosione, assordante nella stanza chiusa. Luke li tenne più vicini. Il pavimento tremò. Frammenti di metallo lo colpirono. Abbassò la testa. Gli venne lacerata la carne esposta del collo. Li coprì e li tenne fermi.

      Passò un momento. La sua famigliola tremava sotto di lui, sconvolta dallo shock e dalla paura, ma viva.

      Adesso era ora di uccidere quel bastardo. La Glock di Luke era sul pavimento accanto a lui. La afferrò e balzò in piedi. Si girò.

      C’era un enorme buco frastagliato nel muro. Attraverso di esso, Luke vedeva la luce del giorno e il cielo azzurro. Vedeva l’acqua verde scuro della baia. E vedeva che l’uomo chiamato Brown se n’era andato.

      Luke si avvicinò alla voragine da un angolo, usando i resti della parete per farsi scudo. I bordi erano un mix frastagliato di legno, cartongesso e isolamento in vetroresina a pezzi. Si aspettava di vedere un corpo a terra, possibilmente in molti pezzi sanguinolenti. No. Non c’era nessun corpo.

      Per un secondo Luke pensò di vedere uno schizzo. Forse un uomo si era tuffato nella baia ed era sparito. Luke batté le palpebre per schiarirsi la vista, poi tornò a guardare. Non ne era sicuro.

      Comunque, l’uomo chiamato Brown era sparito.

      CAPITOLO TRE

      21:03

      Bethesda Navy Medical Center – Bethesda, Maryland

      La luce del laptop sfarfallò nella semioscurità della stanza privata dell’ospedale. Luke era tutto curvo su una scomoda poltrona, a fissare lo schermo, con un paio di auricolari bianchi che lo collegavano al computer.

      Era quasi senza fiato dalla gratitudine e dal sollievo. Gli faceva male il petto per aver rantolato in cerca d’aria per le ultime quattro o cinque ore. A volte aveva pensato di piangere, ma ancora non l’aveva fatto. Magari più tardi.

      C’erano due letti nella stanza. Luke si era mosso dietro le quinte, e adesso Becca e Gunner erano distesi a letto, a dormire profondamente. Erano sotto sedativi, ma non aveva importanza. Nessuno dei due aveva dormito un secondo tra il momento in cui erano stati rapiti e quello in cui Luke era penetrato nel rifugio.

      Avevano vissuto diciotto ore di assoluto terrore. Adesso erano incoscienti. E sarebbero rimasti incoscienti per un bel po’.

      Nessuno dei due era rimasto ferito. È vero, si sarebbero portati dietro delle cicatrici emotive, ma fisicamente stavano bene. I cattivi non danneggiavano la merce. Forse c’era stata la mano di Don Morris, lì da qualche parte a proteggerli.

      Pensò un attimo a Don. Adesso che gli eventi erano terminati, sembrava giusto farlo. Don era stato il più importante mentore di Luke. Da quando a ventisette anni Luke era entrato a far parte della Delta Force fino a quella mattina presto, dodici anni dopo, Don era stata una presenza costante nella vita di Luke. Quando Don aveva creato lo Special Response Team in seno all’FBI, aveva creato un posto per Luke. No, di più – lo aveva reclutato, lo aveva curato e coccolato, e lo aveva sottratto alla Delta.

      Però a un certo punto Don era cambiato, e Luke mai se lo sarebbe aspettato. Don era stato tra i cospiratori che avevano cercato di rovesciare il governo. Un giorno Luke avrebbe potuto capire le motivazioni di Don, ma non oggi.

      Sullo schermo di fronte a lui veniva trasmessa una sequenza live dalla sala multimediale piena zeppa di quella che chiamavano “la Nuova Casa Bianca.” La stanza aveva almeno cento posti a sedere. Aveva una pendenza graduale che scendeva dal fondo, come a rispecchiare una sala cinematografica. Tutti i posti erano occupati. Tutti i posti lungo la parete posteriore erano occupati. Dense folle di persone erano in piedi a entrambi i lati del palco.

      Sullo schermo apparvero brevemente le immagini della dimora presidenziale. Era bellissima, una villa timpanata e con le torrette, nello stile di metà Ottocento della regina Anna, sulla proprietà dell’osservatorio navale di Washington, DC. Ed era davvero bianca, per la maggior parte.

      Luke ne sapeva qualcosa. Per decenni era stata la residenza ufficiale della vicepresidente degli Stati Uniti. Adesso, e per il prossimo futuro, era la casa e l’ufficio della presidente.

      Lo schermo tornò alla sala multimediale. Mentre Luke guardava salì sul podio la presidente stessa: Susan Hopkins, l’ex vicepresidente, che aveva prestato giuramento proprio quella mattina. Era la prima volta che si rivolgeva al popolo americano come presidente. Indossava un completo blu scuro e aveva i capelli biondi acconciati in un caschetto. Il completo sembrava ingombrante, il che significava che sotto indossava anche un giubbotto antiproiettile.

      Aveva gli occhi allo stesso tempo severi e dolci – gli addetti stampa probabilmente le avevano detto di apparire arrabbiata, coraggiosa e speranzosa contemporaneamente. Un eccellente truccatore aveva coperto le bruciature che aveva in faccia. A meno che non si sapesse dove guardare, non si vedevano. Susan, come sempre era stata per tutta la sua vita, era la donna più bella della stanza.

      Il suo curriculum era impressionante. Includeva supermodella teenager, giovane moglie di un miliardario della tecnologia, madre, senatrice degli Stati Uniti in California, vicepresidente e adesso, improvvisamente, presidente. Thomas Hayes, l’ex presidente, era morto in un ardente inferno sotterraneo da cui Susan stessa era stata fortunata a sopravvivere.

      Luke il giorno prima le aveva salvato la vita – due volte.

      Tolse il muto dal computer.

      Era circondata da pannelli di vetro antiproiettile. Dieci agenti dei servizi segreti erano sul palco con lei. La folla di reporter nella stanza le stava facendo una standing ovation. Gli annunciatori televisivi parlavano sottovoce. La telecamera fece una panoramica, trovando così il marito di Susan, Pierre, e le loro due figlie.

      Di nuovo sulla presidente: teneva le СКАЧАТЬ