Il Giuramento. Джек Марс
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il Giuramento - Джек Марс страница 5

СКАЧАТЬ Non fece un arco – percorse una traiettoria piana che sfrecciò in alto in diagonale. Colpì giusto la finestra. Passò un secondo, poi:

      BANG.

      Il lato della casa esplose verso l’esterno, con pezzi di legno, vetro, acciaio e vetroresina. L’arma alla finestra tacque.

      “Bene, Ed. Davvero bene. Adesso fammi quel buco nel muro.”

      “Come dici?” disse Ed.

      “Per favore.”

      Luke corse a nascondersi dietro a una macchina.

      Doonk!

      Sfrecciò ancora in linea retta, a poco più di un metro da terra. Colpì il fianco della casa come un incidente d’auto, e aprì una ferita nel muro. Dentro eruttò una palla di fuoco, sputando fumo e detriti.

      Luke balzò quasi in piedi.

      “Tieniti forte,” disse Ed. “Ce n’è un altro in arrivo.”

      Ed sparò ancora, e questo entrò nella casa. Il rosso e l’arancione divamparono attraverso il buco. La terra tremò. Okay. Era ora di andare.

      Luke si mise in piedi e cominciò a correre.

*

      La prima esplosione fu sopra alla sua testa. L’intera casa ne fu scossa. Brown guardò il corridoio del piano di sopra sullo schermo.

      Il fondo del corridoio era andato. Il punto dove prima si trovava Smith non esisteva più. C’era solo un buco a brandelli dove prima c’erano la finestra e il signor Smith.

      “Signor Smith?” disse Brown. “Signor Smith, ci sei?”

      Nessuna risposta.

      “Qualcuno vede da dove è venuto?”

      “Sei tu gli occhi, yankee,” disse una voce.

      Avevano dei problemi.

      Pochi secondi dopo un razzo colpì la parte anteriore della casa. L’onda d’urto fece cadere Brown. I muri stavano collassando. Il soffitto della cucina improvvisamente crollò. Brown era disteso sul pavimento tra pezzi di casa che precipitavano. Stava succedendo tutto il contrario di quel che si era aspettato. I poliziotti buttavano giù le porte con gli arieti – non sparavano razzi attraverso i muri.

      Arrivò un altro razzo, questo fin dentro la casa. Brown si coprì la testa. Tutto tremò. L’intera casa poteva venire giù.

      Passò un momento. Adesso c’era qualcuno che gridava. Per il resto, era tutto silenzio. Brown saltò in piedi e corse su per le scale. Per strada raccolse la sua pistola e una granata.

      Attraversò la stanza principale. Era una carneficina, un mattatoio. La stanza andava a fuoco. Uno dei Barba era morto. Più che morto – era esploso in pezzi che si erano sparpagliati dappertutto. Australiano si era fatto prendere dal panico e si era tolto la maschera. Aveva la faccia coperta di sangue scuro, ma Brown non capiva dove fosse stato colpito.

      “Non ci vedo!” urlava. “Non ci vedo!”

      Aveva gli occhi apertissimi.

      Un uomo con un giubbotto antiproiettile e un elmetto passeggiava tranquillamente sul muro a pezzi. Zittì Australiano col brutto chiasso di un’arma automatica. La testa di Australiano scoppiò come un pomodoro. Rimase in piedi per un secondo o due senza la testa, e poi si afflosciò sul pavimento.

      Barba 2 era disteso a terra accanto alla porta sul retro, quella doppiamente rinforzata in acciaio di cui Brown era stato tanto contento appena pochi momenti prima. I poliziotti non riuscivano mai a superare quella porta. Barba 2 era rimasto massacrato nell’esplosione, ma combatteva ancora. Si trascinò al muro, si tirò su e prese l’arma che aveva assicurata alla spalla.

      L’invasore sparò a Barba 2 in viso a bruciapelo. Sangue e ossa e materia grigia si spiaccicarono contro il muro.

      Brown si voltò e si precipitò su per le scale.

*

      L’aria era densa di fumo, ma Luke vide l’uomo scattare in direzione delle scale. Si guardò intorno nella stanza. Tutti gli altri erano morti.

      Soddisfatto, prese di corsa le scale. Il suo stesso respiro gli rimbombava nelle orecchie.

      Lì era vulnerabile. Le scale erano così strette che sarebbe stata l’occasione perfetta perché qualcuno gli aprisse il fuoco addosso. Non lo fece nessuno.

      In cima l’aria era più pulita che di sotto. Alla sua sinistra c’erano la finestra e la parete andate in frantumi dove era stato appostato il cecchino. Le sue gambe erano sul pavimento. Gli stivali comodi marrone chiaro puntavano in direzioni opposte. Il resto del suo corpo era sparito.

      Luke andò a destra. Istintivamente corse alla stanza che si trovava alla fine del corridoio. Lasciò cadere l’Uzi nel corridoio. Prese il fucile a pompa dalla spalla e lasciò cadere anche quello. Estrasse la Glock dalla fondina.

      Girò a sinistra ed entrò nella stanza.

      Becca e Gunner erano seduti, legati a due sedie pieghevoli. Avevano le braccia bloccate dietro la schiena. Avevano i capelli spettinati, come se un simpaticone glieli avessi arruffati con la mano. E c’era un uomo dietro di loro. Gettò i due cappucci neri a terra e mise la bocca della pistola contro la nuca di Becca. Si abbassò tantissimo, portando Becca davanti a sé per usarla come scudo umano.

      Becca aveva gli occhi sgranati. Gunner teneva i suoi chiusi con forza. Piangeva senza controllo. Aveva tutto il corpo scosso da singhiozzi silenziosi. Aveva bagnato i pantaloni.

      Ne valeva la pena?

      A vederli così, indifesi, terrorizzati – ne era valsa la pena? Luke la sera prima aveva contribuito a fermare un colpo di Stato. Aveva salvato la nuova presidente da morte praticamente certa – ma ne era valsa la pena?

      “Luke?” disse Becca, come se non lo riconoscesse.

      Ovvio che non lo riconosceva. Si tolse l’elmetto.

      “Luke,” disse. Trasalì, magari di sollievo. Luke non lo sapeva. Le persone emettevano suoni nei momenti estremi. Suoni che non avevano sempre un significato specifico.

      Luke sollevò la pistola, puntandola direttamente tra la testa di Becca e quella di Gunner. Quell’uomo era bravo. Non gli concedeva nulla da colpire. Ma Luke continuò lo stesso a puntare lì la pistola. Osservò con pazienza. L’uomo non sarebbe stato sempre bravo. Nessuno poteva essere bravo per sempre.

      Luke ora non sentiva nulla, niente di niente tranne… una calma… di morte.

      Non sentiva il sollievo percorrergli il sistema nervoso. Non era ancora finita.

      “Luke Stone?” disse l’uomo. Grugnì. “Fantastico. Da un paio di giorni sei dappertutto. Sei davvero tu?”

      Luke riuscì a immaginarsi il viso dell’uomo ripensando al momento prima che si nascondesse dietro a Becca. Aveva una grossa cicatrice che gli attraversava la guancia sinistra. Aveva un taglio di capelli a spazzola. Aveva i lineamenti taglienti di chi aveva trascorso la vita nell’esercito.

      “Chi lo vuole sapere?” disse Luke.

      “Mi chiamano Brown.”

      Luke СКАЧАТЬ