Il Giuramento. Джек Марс
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Читать онлайн книгу Il Giuramento - Джек Марс страница 14

СКАЧАТЬ style="font-size:15px;">      Susan non parlò.

      “Stone,” disse Monk, “adesso può anche saperlo. Lo Special Response Team è pronto per la decapitazione. È finito. Don Morris è stato coinvolto nel colpo di Stato fin dall’inizio. È almeno in parte responsabile di una delle peggiori atrocità che abbiano mai avuto luogo sul suolo americano. Ed è stato lui a creare lo Special Response Team. Sono certo che può capire che la sicurezza, soprattutto la sicurezza della presidente, è la cosa più importante sul nostro radar al momento. Non si tratta solo dell’SRT. Stiamo indagando sub-agenzie sospette nella CIA, nell’NSA e al Pentagono, tra le altre. Dobbiamo sradicare i cospiratori, in modo che non accada mai più una cosa del genere.”

      “Capisco le vostre preoccupazioni,” disse Luke.

      E le capiva davvero. Il governo era fragile al momento, forse più fragile di quanto lo fosse mai stato. Il Congresso era stato spazzato via quasi interamente, e una ex top model era stata elevata alla Presidenza. Gli Stati Uniti aveva dimostrato di avere i piedi di argilla, e se c’erano in giro altri cospiratori non c’era motivo di pensare che non avrebbero fatto un altro tentativo di riprendere il potere.

      “Se avete comunque intenzione di eliminare l’SRT, per me è il momento perfetto per andarmene.” Più diceva cose del genere, più gli diventavano reali.

      Era ora di rimettere insieme la sua famiglia. Era ora di ricreare il luogo idilliaco della sua mente in cui lui, Becca e Gunner sarebbero potuti stare in pace, lontano da preoccupazioni del genere, dove anche se fosse accaduto il peggio non avrebbe avuto chissà quale importanza.

      Diamine, magari sarebbe solo dovuto andare a casa a chiedere a Becca se voleva trasferirsi in Costa Rica. Gunner poteva diventare bilingue. Potevano vivere sulla spiaggia. Becca poteva avere un giardino esotico. Luke poteva fare surf un paio di volte a settimana. La costa occidentale del Costa Rica aveva alcune tra le migliori onde delle Americhe.

      Susan parlò per la prima volta. “È un pessimo momento perché se ne vada. Il tempismo non potrebbe essere peggiore. Il suo Paese ha bisogno di lei.”

      La guardò. “La sa una cosa, Susan? Non è vero. Lo pensa perché sono quello che per caso ha visto in azione. Ci sono milioni di persone come me. Ci sono persone più capaci di me, con più esperienza, più quadrate. Lei pare non saperlo, ma alcuni pensano che io sia una testa calda.”

      “Luke, non può lasciarmi così,” disse lei. “Barcolliamo sull’orlo di un disastro. Sono incastrata in un ruolo che non… non me lo aspettavo. Non so di chi fidarmi. Non so chi è buono e chi è cattivo. Quasi mi aspetto di girare l’angolo e beccarmi un proiettile in testa. Devo avere intorno la mia gente. Gente alla quale posso rimettere tutta la mia fiducia.”

      “Io faccio parte di questa gente?”

      Lo guardò direttamente negli occhi. “Lei mi ha salvato la vita.”

      Richard Monk si intromise nella conversazione. “Stone, quello che non sa è che l’Ebola è replicabile. Alla riunione non se n’è parlato. Wesley Drinan ci ha detto in confidenza che è possibile che persone con le giuste attrezzature e conoscenze possano farne dell’altro. L’ultima cosa che ci serve è uno sconosciuto gruppo di persone che se ne va a spasso con il virus Ebola utilizzabile come arma, cercando di farne delle scorte.”

      Luke guardò di nuovo Susan.

      “Accetti il lavoro,” disse Susan. “Scopra cos’è accaduto alla donna scomparsa. Trovi l’Ebola. Quando torna, se vuole davvero ritirarsi, non le chiederò altro mai più. Qualche notte fa abbiamo cominciato qualcosa insieme. Faccia quest’ultima cosa per me e sono pronta a dire che il lavoro è terminato.”

      I suoi occhi non lasciarono mai quelli di Luke. Era il tipico politico, per molti versi. Quando ti raggiungeva, ti aveva preso. Era difficile dirle di no.

      Luke sospirò. “Posso partire in mattinata.”

      Susan scosse la testa. “Abbiamo già un aereo che l’aspetta.”

      Luke sgranò gli occhi, sorpreso. Fece un respiro profondo.

      “Okay,” disse alla fine. “Ma prima devo mettere insieme delle persone dello Special Response Team. Sto pensando a Ed Newsam, Mark Swann e Trudy Wellington. Newsam è in malattia adesso, ma sono piuttosto sicuro che se glielo chiedo tornerà in servizio.”

      Susan e Monk si scambiarono uno sguardo.

      “Abbiamo già contattato Newsam e Swann,” disse Monk. “Hanno accettato entrambi, ed entrambi sono per strada diretti all’aeroporto. Temo che Trudy Wellington non potrà esserci.”

      Luke si accigliò. “Non sarà nella squadra?”

      Monk abbassò lo sguardo su un taccuino giallo che aveva in mano. Prese un breve appunto. Non si sprecò ad alzare lo sguardo. “Non lo sappiamo, perché con lei non ci siamo messi in contatto. Purtroppo usare la Wellington è fuori questione.”

      Luke si voltò verso Susan.

      “Susan?”

      Adesso Monk alzò il capo. Lasciò passare lo sguardo avanti e indietro da Luke a Susan e viceversa. Parlò ancora, prima che Susan dicesse una parola.

      “Wellington non è pulita. Era l’amante di Don Morris. Non è proprio possibile che possa partecipare a questo lavoro. Non verrà neanche impiegata nell’FBI per un mese a partire da adesso, e per allora potrebbe anche essere sotto accusa di tradimento.”

      “Mi ha detto che non ne sapeva nulla,” disse Luke.

      “E lei le crede?”

      Luke non si degnò neanche di rispondere alla domanda. La risposta non la conosceva. “La voglio,” disse semplicemente.

      “Oppure?”

      “Stasera ho lasciato mio figlio a fissare un persico spigola sulla griglia, un pesce che abbiamo pescato insieme. Potrei ritirarmi subito. Mi piaceva essere un docente universitario. Sto pensando di ricominciare. E sto pensando di veder mio figlio crescere.”

      Luke fissò Monk e Susan. Loro lo fissarono.

      “Allora?” disse loro. “Che ne dite?”

      CAPITOLO SETTE

      11 giugno

      2:15

      Ybor City, Tampa, Florida

      Era un lavoro pericoloso.

      Così pericoloso che andare al piano del laboratorio non gli piaceva proprio.

      “Sì, sì,” disse al telefono. “Abbiamo quattro persone, al momento. Ne avremo sei finito il turno. Entro stanotte? È possibile. Non voglio promettere troppo. Chiamami verso le dieci, e avrò un’idea migliore.”

      Rimase un attimo in ascolto. “Be’, direi che un furgone è abbastanza grande. Con quelle dimensioni può arrivare tranquillamente alla zona di carico. Questi cosi sono così piccoli che non si vedono a occhio nudo. Nemmeno un bilione di quei cosi prenderebbe troppo spazio. Se proprio dobbiamo, potremmo metterli tutti nel bagagliaio di una macchina. Ma in caso suggerirei due macchine. Una per andare in strada, e una per andare all’aeroporto.”

      Riappese. Il nome in codice dell’uomo era Adam. СКАЧАТЬ