Название: La Fabbrica della Magia
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: Oliver Blue e la Scuola degli Indovini
isbn: 9781640297067
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Teoricamente era possibile. Aveva letto qualcosa al riguardo. C’erano in effetti due componenti necessarie per rendere invisibile un oggetto. La prima era di flettere la luce attorno all’oggetto in modo che non potesse proiettare un’ombra, qualcosa di simile a come agiva l’acqua di una piscina, facendo apparire i nuotatori stranamente accovacciati. La seconda componente essenziale per l’invisibilità consisteva nell’eliminare il riflesso dell’oggetto.
Sembrava semplice da come lo descrivevano su carta, ma Oliver sapeva che c’era un motivo per cui nessuno c’era ancora riuscito. Questo però non l’avrebbe certo dissuaso dal provarci. Questo stratagemma gli serviva per fuggire dalla sua misera vita, e non gli importava quanto ci avrebbe messo per arrivarci.
Mise le mani nella valigia e ne tirò fuori tutti i pezzetti di stoffa che aveva raccolto nella sua ricerca di qualcosa che avesse delle proprietà rifrangenti nulle. Sfortunatamente non aveva ancora trovato la stoffa giusta. Poi tirò fuori tutti i rotoli di cavo sottile che gli servivano per le microonde elettromagnetiche necessarie a flettere la luce in modo innaturale. Sfortunatamente nessuno di essi era sufficientemente sottile. Per poter funzionare, le bobine dovevano avere una dimensione inferiore ai quaranta nanometri, che era una misura tanto piccola da risultare inconcepibile per la mente umana. Ma Oliver sapeva che prima o poi, qualcuno, da qualche parte avrebbe avuto un macchinario capace di rendere i cavi tanto sottili e la stoffa tanto rifrangente.
Proprio in quel momento, dal piano di sopra si sentì il suono della sveglia dei suoi genitori. Oliver ripose rapidamente le sue cose nella valigia, sapendo benissimo che ora sarebbero andati a svegliare Chris, e se Chris avesse mai avuto anche solo una vaga idea di ciò che lui stava tentando di fare, avrebbe distrutto ogni risultato del suo duro lavoro.
Lo stomaco di Oliver brontolò, ricordandogli che gli attacchi e i tormenti di Chris sarebbero ricominciati da capo, e che avrebbe fatto meglio a mettere del cibo in pancia prima del suo arrivo.
Passò accanto al tavolo da pranzo ancora rotto e andò in cucina. La maggior parte della dispensa era vuota. Sua madre non aveva ancora avuto la possibilità di andare a fare la spesa per la casa nuova. Ma Oliver trovò una scatola di cereali che si erano portati nel trasloco, e c’era del latte fresco in frigorifero, quindi si preparò rapidamente una tazza e la trangugiò. Appena in tempo: pochi secondi dopo i suoi genitori arrivarono in cucina.
“Caffè?” chiese mamma a papà, gli occhi assonnati, i capelli in disordine.
Papà sbuffò il suo sì. Guardò il tavolo rotto e con un pesante sospiro prese dello scotch da pacchi. Si mise al lavoro riparando la gamba rotta, sussultando talvolta di dolore.
“È quel letto,” mormorò mentre lavorava. “È instabile. E il materasso è troppo molle.” Si massaggiò la schiena per enfatizzare la situazione.
Oliver provò un’ondata di rabbia. Almeno suo padre aveva dormito su un letto! Lui aveva dovuto accontentarsi di una coperta in una nicchia! Quell’ingiustizia lo feriva.
“Non ho idea di come farò a superare un’intera giornata al call center,” aggiunse la madre di Oliver, avvicinandosi con il caffè. Lo posò sul tavolo ora aggiustato in modo provvisorio e pericolante.
“Hai un lavoro nuovo, mamma?” chiese Oliver.
Con tutti quei traslochi, era difficile per i suoi genitori mantenere un lavoro a tempo pieno. Le cose in casa erano sempre più difficili quando loro due erano disoccupati. Ma se mamma lavorava, questo significava cibo più buono, vestiti migliori e qualche paghetta per comprare congegni per le sue invenzioni.
“Sì,” disse lei con un sorriso forzato. “Sia io che papà. Sono tante ore però. Oggi è una giornata di formazione, ma poi faremo il turno fino a tardi. Quindi non saremo qui dopo scuola. Chris ti terrà d’occhio, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi.”
Oliver sentì una stretta allo stomaco. Avrebbe preferito che Chris non fosse un elemento incluso nella situazione. Oliver era perfettamente capace di badare a se stesso.
Come richiamato dal suono del suo nome, Chris fece la sua improvvisa comparsa in cucina. Era l’unico Blue ad apparire fresco e riposato questa mattina. Si stiracchiò e fece uno sbadiglio teatrale, la maglietta che si sollevava scoprendo la pancia rotonda e rosa.
“Buongiorno, meravigliosa famiglia,” disse con un sorriso sarcastico. Mise un braccio attorno alle spalle di Oliver, tirandolo a sé un una stretta chiaramente mascherata di finto affetto fraterno. “Come stai, moccioso? Non vedi l’ora di andare a scuola?”
Oliver poteva a malapena respirare: Chris lo stava tenendo troppo stretto. Come sempre i loro genitori parevano ignari della reale situazione.
“Non vedo… l’ora…” riuscì a dire.
Chris lo lasciò andare e si sedette di fronte a suo padre al tavolo.
Mamma arrivò dal banco della cucina con un piatto di fette tostate imburrate. Lo mise in mezzo al tavolo. Papà prese una fetta. Poi Chris si chinò in avanti e afferrò il resto, senza lasciare nulla per Oliver.
“EHI!” gridò Oliver. “Avete visto?”
Sua madre guardò il piatto vuoto e fece uno dei suoi soliti sospiri esasperati. Poi guardò suo padre come ad aspettarsi che intervenisse e dicesse qualcosa. Ma lui si limitò a scrollare le spalle.
Oliver strinse i pugni. Era così ingiusto. Se non avesse anticipato una cosa del genere, si sarebbe perso un altro pasto grazie a Chris. Il fatto che nessuno dei suoi genitori si mettesse dalla sua parte lo faceva andare su tutte le furie: sembrava che neanche si accorgessero di quanto spesso saltasse i pasti a causa di Chris.
“Voi due andate a scuola a piedi insieme?” chiese sua madre nell’ovvio tentativo di scansare il problema.
“Non posso,” disse Chris con la bocca piena. Il burro gli gocciolava sul mento. “Se mi faccio vedere in giro con un nerd, non riuscirò mai a farmi degli amici.”
Papà sollevò la testa. Per un secondo parve sul punto di dire qualcosa a Chris, magari per rimproverarlo di aver usato quel nomignolo per Oliver. Ma poi decise evidentemente di non farlo, perché si limitò a sospirare stancamente, riabbassando lo sguardo sul tavolo.
Oliver strinse i denti, cercando di tenere a bada la propria rabbia.
“Non è un problema per me,” sibilò, lanciando un’occhiataccia a Chris. “Ad ogni modo preferisco starti ad almeno trenta metri di distanza.”
Chris si lasciò andare a una fragorosa e perfida risata.
“Ragazzi,” li mise in guardia la mamma con la voce più mite possibile.
Finita la colazione, la famiglia si preparò rapidamente e tutti uscirono di casa per dare inizio alle rispettive giornate.
Oliver СКАЧАТЬ