Название: La Fabbrica della Magia
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: Oliver Blue e la Scuola degli Indovini
isbn: 9781640297067
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Chris era fermo lì, perplesso. Il soldatino cadde a terra. C’era un piccolo segno rosso in mezzo alla fronte di Chris, una piccola ferita creata dal fucile di plastica.
“Piccolo idiota!” gridò Chris, strofinandosi la testa incredulo. “Te la farò pagare!”
Ma per la prima volta esitò. Sembrava troppo timoroso per avvicinarsi a Oliver, per dargli una tirata di orecchie o per strofinargli le nocche contro la testa. Fece invece un passo indietro, quasi come se avesse paura. Poi scappò dalla stanza e corse di sopra. Il rumore della porta che sbatteva risuonò per tutta la casa.
Oliver rimase a bocca aperta. Non poteva credere che avesse davvero funzionato! Non solo aveva fatto funzionare la sua invenzione all’ultimo secondo, ma era veramente riuscito a far cadere a terra la cena di Chris con la sola forza della sua mente!
Si guardò le mani. Aveva forse qualche sorta di potere? Una cosa come la magia esisteva sul serio? Non poteva iniziare improvvisamente a crederci solo perché ne aveva avuto una minima esperienza. Ma dentro di sé sapeva di essere in qualche modo diverso, di avere una qualche specie di potere.
Con la mente che ancora galleggiava, tornò al suo libro e si mise a leggere per la milionesima volta il paragrafo riguardante Armando Illstrom. Grazie alla sua invenzione, Oliver aveva spaventato Chris per la prima volta in vita sua. Voleva più di ogni altra cosa conoscere Armando Illstrom. E la fabbrica non era poi così distante dalla sua nuova scuola. Magari avrebbe potuto fargli visita il giorno dopo alla fine della scuola.
Ma per certo doveva essere un uomo molto anziano ora. Tanto vecchio da poter essere benissimo già morto. Il pensiero rattristò profondamente Oliver. Non avrebbe sopportato l’idea che il suo eroe fosse morto prima di avere la possibilità di conoscerlo e ringraziarlo per aver inventato la trappola esplosiva!
Lesse nuovamente la parte che elencava le invenzioni fallite di Armando. Il passaggio dichiarava, in tono secondo Oliver piuttosto pungente, che Armando Illstrom si era trovato a un passo dall’inventare la macchina del tempo quando era scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. La sua fabbrica a quel punto aveva subito una battuta d’arresto, ma quando la guerra era finita, Armando non aveva mai tentato di completare la sua invenzione. A quel punto tutti lo avevano deriso per il semplice fatto di averci provato, chiamandolo l’ “Edison minore”. Oliver si chiedeva per quale motivo Armando si fosse fermato. Di certo non perché un qualche inventore bullo lo aveva preso in giro.
Il suo interesse era stato ora risvegliato. Decise che l’indomani avrebbe trovato la fabbrica. E se Armando Illstrom era ancora vivo, gli avrebbe chiesto dritto in faccia cosa fosse successo alla sua macchina del tempo.
Dall’angolo della cucina apparvero i suoi genitori, entrambi ricoperti di cibo.
“Noi andiamo a letto,” disse sua madre.
“Le mie coperte e le mie cose?” chiese Oliver, guardando la nicchia spoglia.
Papà sospirò. “Immagino che tu voglia che vada a prenderle dalla macchina, giusto?”
“Sarebbe carino,” rispose Oliver. “Non mi dispiacerebbe una buona nottata di sonno prima di andare a scuola domani.
Il senso di timore che provava riguardo al giorno dopo stava crescendo, rispecchiando il temporale che man mano si avvicinava. Sapeva già che sarebbe stata la giornata peggiore di sempre. Avrebbe voluto essere almeno riposato per poterla affrontare. Aveva avuto tanti di quegli orribili primi giorni in scuole nuove, da essere certo che quello di domani sarebbe stato solo un altro da aggiungere alla lista.
Suo padre uscì con riluttanza di casa, permettendo a una folata di vento di soffiare attraverso la porta d’ingresso. Tornò pochi attimo dopo con un cuscino e una coperta per Oliver.
“Ci procureremo un letto tra un paio di giorni,” disse mentre porgeva a Oliver le sue cose. Era tutto freddo per essere rimasto in auto tutto il giorno.
“Grazie,” rispose Oliver, riconoscente per quel minimo accenno di comodità.
I genitori lo lasciarono, spensero le luci e Oliver rimase nel buio. Ora l’unica luce nella stanza era quella del lampione che si trovava nella strada davanti casa.
Il vento ricominciò a soffiare impetuoso e i pannelli della finestra vibrarono. Si capiva che il tempo stava peggiorando e che c’era qualcosa di strano nell’aria. Oliver aveva sentito alla radio che quello che si stava presentando era un temporale da record. Non poteva che esserne emozionato. La maggior parte dei bambini erano terrorizzati dai temporali, ma ciò che terrorizzava Oliver era solo il suo primo giorno in una scuola nuova.
Andò alla finestra, appoggiò i gomiti sul davanzale, come aveva fatto prima. Il cielo era quasi completamente oscurato. Un albero allampanato era scosso dal vento, che lo piegava con forza di lato. Oliver si chiese se avrebbe potuto spezzarsi. Poteva immaginarselo, la corteccia sottile che si lacerava, l’albero che veniva lanciato in aria, portato via dalla ferocia del vento.
E proprio in quel momento li vide. Proprio mentre stava per passare alla sua condizione di sogno a occhi aperti, notò due persone in piedi vicino all’albero. Un uomo e una donna che gli assomigliavano notevolmente e che si sarebbero potuti facilmente scambiare per suoi genitori. Avevano due volti gentili e gli sorridevano mentre si tenevano per mano.
Oliver fece un salto allontanandosi dalla finestra, stupefatto. Per la prima volta si rendeva conto che nessuno dei suoi genitori gli assomigliava. Avevano entrambi capelli scuri e occhi azzurri, come Chris. Oliver invece era una più rara combinazione di capelli biondi e occhi castani.
Oliver si chiese, improvvisamente, se magari i suoi genitori non fossero realmente i suoi genitori. Forse era quello il motivo per cui sembravano odiarlo così tanto? Guardò fuori dalla finestra, ma le due persone ora erano sparite, mero frutto della sua immaginazione. Eppure gli erano sembrati così reali. E così famigliari.
Una pia illusione, concluse.
Oliver si sedette a terra, appoggiato alla parete fredda, accoccolandosi nella nicchia che ora era la sua nuova camera e tirandosi su la coperta. Portò le ginocchia al petto e le strinse con forza, colpito da una strana e improvvisa sensazione, un momento di consapevolezza, di chiarezza: che tutto fosse sul punto di cambiare.
CAPITOLO DUE
Oliver si svegliò ricolmo di un senso di trepidazione. Tutte le gambe gli facevano male per aver dormito sul pavimento duro. Le coperte non erano state abbastanza spesse da impedire che il freddo gli si infilasse dritto nelle ossa. Era sorpreso di essere comunque riuscito a dormire, considerata l’ansia che stava provano per il suo primo giorno di scuola.
La casa era molto silenziosa. Nessuno era sveglio. Oliver si rese conto di essersi effettivamente svegliato prima del necessario, grazie alla sbiadita alba la cui luce filtrava attraverso la finestra.
Si tirò su e diede un’occhiata fuori dalla finestra. Il vento aveva scatenato il caos durante la notte, abbattendo recinzioni, facendo volare cassette delle lettere e sparpagliando sui marciapiedi un sacco di rifiuti. Oliver guardò il misero albero ingobbito dove aveva avuto la visione di quella coppia dall’aspetto amichevole la notte precedente, quelle due persone che gli erano parse così simili a lui e gli avevano fatto considerare l’idea che forse lui non avesse nulla a che vedere con i Blue. Scosse la testa. Si rese conto che era solo una СКАЧАТЬ