Messaggi dallo Spazio . Морган Райс
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СКАЧАТЬ rapidamente passati dall’ufficio del dottore all’ospedale per degli esami, e poi erano arrivati all’ufficio del dottor Markham, uno studio dalle pareti bianche piene di ricordi di quelli che sembravano viaggi in ogni angolo del pianeta. Quando Kevin vi era entrato all’inizio, aveva avuto l’impressione che fosse il tentativo di rendere più accogliente uno spazio ambulatoriale freddo ed asettico. Ora stava pensando che al dottor Markham piacesse poter sempre ricordare che esisteva, fuori da lì, una vita che non includeva la possibilità di dover dire a qualcuno che stava morendo.

      “Le allucinazioni possono essere un sintomo quando si tratta di malattie di questo genere,” disse il dottor Markham con tono attento.

      A Kevin la parola allucinazioni non pareva il modo più giusto per parlare di questa cosa. Le faceva apparire come se fossero cose irreali e spettrali, ma quelle che lui vedeva sembravano riempire il mondo quando apparivano. Immagini di paesaggi che non aveva mai visto, accenni di orizzonti.

      E ovviamente i numeri.

      “23h 06m 29,283s, −05° 02′ 28.59,” diceva. “Deve voler dire qualcosa. Per forza.”

      Il dottor Markham scosse la testa. “Sono certo che ti debba sembrare così, Kevin. Sono sicuro che tu voglia che tutto abbia un senso, ma adesso devo capire cosa ti sta succedendo.”

      Quello era stato in parte il motivo per cui Kevin l’aveva detto a sua mamma. Gli ci erano volute settimane per convincerla che non stava scherzando, o che non stava facendo un qualche strano giochetto. All’inizio lei era stata certa che lui non parlasse seriamente. Quando aveva iniziato ad avere i mal di testa, aveva preso la cosa più seriamente, lasciandolo stare a casa da scuola quando il dolore era veramente paralizzante. Quando era crollato la prima volta, lo aveva portato di corsa dal medico.

      “Cosa mi sta succedendo?” chiese Kevin. La cosa strana era che si sentiva calmissimo. Beh, forse non proprio calmo, era più una sorta di torpore. Intorpidito era forse la parola giusta. Sua mamma pareva sul punto di poter crollare, ma per Kevin sembrava tutto così lontano, tutto ancora in attesa di accadere e svolgersi.

      “Hai una sorta di disturbo degenerativo del cervello, noto come leucodistrofia,” disse il dottor Markham. “Ecco, te lo scrivo se vuoi.”

      “Ma non ho mai sentito nominare questa cosa,” disse la madre di Kevin con il tono di chi intende dire che non può essere vero. Le lacrime che cercava di trattenere erano visibili. “Come può mio figlio soffrire di qualcosa di cui non ho mai sentito parlare?”

      Vedere sua mamma in quelle condizioni era probabilmente la cosa più difficile per Kevin. Era sempre stata così forte. Non era mai esistito problema che lei non fosse stata in grado di risolvere. E sospettava che anche lei stesse pensando la stessa cosa.

      “Si tratta di una malattia molto rara, signora McKenzie,” disse il dottor Markham. “O meglio, un insieme di malattie, ciascuna che si presenta in modo diverso. Ci sono diverse forme, ciascuna causata da un’anormalità genetica che va a colpire la sostanza bianca, quella che chiamiamo guaina mielinica, del cervello. Ci sono generalmente solo un centinaio di individui che soffrono di queste malattie contemporaneamente.”

      “Se lei sa cosa le causa, non può fare qualcosa?” chiese la madre di Kevin. “Non c’è qualche terapia genetica o roba del genere?”

      Kevin aveva visto sua madre attaccata a internet. Ora immaginava di aver capito cosa stesse cercando. Non aveva detto nulla, ma magari aveva sperato di sbagliarsi. Magari aveva sperato di essersi persa qualche passaggio.

      “Ci sono a disposizione delle terapie per alcune forme di leucodistrofia,” disse il dottor Markham. Scosse la testa. “E speriamo che in futuro possano essere di aiuto, ma Kevin appartiene a una casistica per cui non abbiamo nessuna cura definita. La cosa triste è che più rara è la malattia e meno ricerca abbiamo al riguardo, perché minori sono i fondi per quella ricerca.”

      “Deve esserci qualcosa,” disse sua madre. “Qualche opzione sperimentale, qualche studio…”

      Kevin allungò un braccio e posò una mano su quella di sua madre. Era così strano che fossero già grandi uguali.

      “Va tutto bene mamma,” le disse, cercando di apparire come se avesse tutto sotto controllo.

      “No, non è vero.” Sua madre pareva sul punto di poter crollare sotto l’effetto dello shock. “Se non c’è nulla, allora cosa facciamo adesso?”

      “Usiamo le cure a nostra disposizione per dare a Kevin la miglior qualità di vita che possiamo,” disse il dottor Markham. “Per il tempo che ancora gli resta. Mi spiace, avrei voluto avere delle notizie migliori da darvi.”

      Kevin guardò sua madre che si sforzava di essere coraggiosa, ricomponendosi un po’ alla volta. Era chiaro che lo stava facendo per il suo bene, e si sentì quasi in colpa per costringerla a comportarsi a quel modo.

      “Cosa significa?” chiese. “Cosa consigliate esattamente di fare per Kevin?”

      “Vi prescriverò delle pastiglie per contenere il dolore,” disse il dottor Markham, “e per ridurre le possibilità di attacchi. Kevin, so che le allucinazioni possono essere angoscianti, quindi vorrei che parlassi con qualche esperto di tecniche per gestirle e imparare a reagire ad esse.”

      “Vuole che Kevin vada da uno psicologo?” chiese la madre di Kevin.

      “Linda Yalestrom è un’esperta nell’aiuto, in particolare ai bambini e ragazzi, per gestire i sintomi che possono essere causati da malattie rare come questa,” disse il dottor Markham. “Vi raccomando vivamente di portare Kevin da lei, dato quello che sta vivendo e vedendo.”

      “Non sono semplici allucinazioni,” insistette Kevin. Era sicuro che ci fosse dell’altro.

      “Sono certo che a te sembri così,” disse il dottor Markham. “La dottoressa Yalestrom potrebbe essere capace di aiutarti.”

      “Tutto quello… tutto quello che lei pensa possa funzionare al meglio,” disse la madre di Kevin. Kevin poteva vedere che ormai non voleva fare altro che uscire al più presto da lì. C’era però una cosa che lui doveva sapere. Una cosa ovvia che sentiva di dover probabilmente chiedere, anche se non voleva davvero sentire la risposta.

      “Quanto?” chiese. “Voglio dire, quanto tempo prima che… muoia?”

      Era ancora una parola difficile da comprendere. Kevin si trovò a sperare che tutto si rivelasse un errore, anche adesso, ma sapeva che non era così. Non poteva essere.

      “È impossibile dirlo per certo,” disse il dottor Markham. “Il tasso di avanzamento della leucodistrofia può variare, e ogni caso è differente.”

      “Quanto?” ripeté Kevin.

      “Forse sei mesi.” Il dottor Markham allargò le braccia. “Mi spiace, Kevin. Non posso essere più preciso di così.”

      ***

      Kevin e sua madre andarono a casa, la mamma guidando con il genere di attenzione che veniva dalla consapevolezza che si sarebbero andati probabilmente a schiantare se non si fosse concentrata del tutto. Per la maggior parte del viaggio fino alla periferia, rimasero in silenzio. Kevin non era certo di cosa poter dire.

      Fu sua madre a parlare per prima. “Troveremo qualcosa,” disse. “Troveremo un altro dottore, troveremo una seconda opzione. СКАЧАТЬ