Название: Sogno Da Mortali
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: L’Anello Dello Stregone
isbn: 9781632912688
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Ma poi sentì uno di essi avvicinarsi portandosi davanti agli altri, togliersi l’elmo e guardarla con i suoi brillanti occhi blu pieni di saggezza e compassione. Aveva forse trent’anni e un aspetto bellissimo, la testa calva e la barba biondo chiaro. Era evidente che si trattava dell’ufficiale incaricato.
Il cavaliere rivolse la sua attenzione ai nomadi.
“Sono vivi?” chiese.
Uno dei nomadi, in risposta, allungò il suo bastone e picchiettò delicatamente Gwendolyn che quindi si spostò. Avrebbe voluto più di ogni altra cosa mettersi a sedere, parlare con loro, scoprire chi fossero. Ma era troppo stanca e aveva la gola troppo secca per rispondere.
“Incredibile,” disse un altro cavaliere venendo avanti, con gli speroni che tintinnavano, mentre anche altri cavalieri si avvicinavano e si raccoglievano attorno a loro. Erano chiaramente degli oggetti di curiosità per loro.
“Non è possibile,” disse uno. “Come hanno potuto sopravvivere alla Grande Desolazione?”
“Non possono esserci riusciti,” disse un altro. “Devono essere disertori. Devono aver fatto in qualche modo irruzione oltre il Crinale, si sono probabilmente persi nel deserto e hanno deciso di tornare indietro.”
Gwendolyn cercò di rispondere, di raccontare loro tutto ciò che era successo, ma era troppo esausta per formulare le parole.
Dopo un breve silenzio, il capo si fece avanti.
“No,” disse con sicurezza. “Guardate i segni sulla sua armatura,” disse indicando Kendrick con il piede. “Questa non è una delle nostre armature. E neppure un’armatura dell’Impero.”
Tutti i cavalieri si raccolsero attorno sbalorditi.
“E allora da dove vengono?” chiese uno di essi, chiaramente perplesso.
“E come facevano a sapere dove trovarci?” chiese un altro.
Il capo si voltò verso i nomadi.
“Dove li avete trovati?” chiese.
I nomadi squittirono in risposta e Gwen vide il capo sgranare gli occhi.
“Dall’altra parte del muro di sabbia?” chiese loro. “Ne siete sicuri?”
I nomadi squittirono in risposta.
Il comandante si voltò verso la sua gente.
“Non credo sapessero che eravamo qui. Penso abbiano avuto fortuna: i nomadi li hanno trovati e volendo il loro prezzo li hanno portati qui scambiandoli per gente dei nostri.”
I cavalieri si guardarono tra loro ed apparve chiaro che non si erano mai imbattuti in una situazione come questa prima d’ora.
“Non possiamo tenerli qui,” disse uno dei cavalieri. “Conosci le regole. Permetti loro di stare e lasci una traccia. Niente tracce. Mai. Dobbiamo rimandarli indietro, nella Grande Desolazione.”
Seguì un lungo silenzio, interrotto da nient’altro che l’ululare del vento. Gwen percepì che erano dibattuti su cosa fare di loro. Non le piaceva la lunga durata di quella pausa.
Cercò di mettersi a sedere per protestare, per dire loro che non potevano rimandarli là fuori, non potevano e basta. Non dopo tutto quello che avevano passato.
“Se lo facessimo,” disse il capo, “questo significherebbe le loro morti. E il nostro codice d’onore richiede che si aiutino gli indifesi.”
“Però se li teniamo qui,” ribatté un cavaliere, “allora potremmo morire tutti. L’Impero seguirà le loro tracce. Scopriranno il nostro nascondiglio. Metteremmo in pericolo tutto il nostro popolo. Preferisci che muoiano un pochi di stranieri o tutta la nostra gente?”
Gwen poté vedere che il capo pensava, dibattuto e angosciato di fronte a quella dura decisione. Sapeva cosa significasse trovarsi davanti a decisioni difficili. Era troppo debole e non poteva che rassegnarsi a rimettersi alla mercé della gentilezza degli altri.
“Sarà anche così,” disse infine il capo con voce rassegnata, “ma non manderò a morire della gente innocente. Li accoglieremo qui.”
Si voltò verso i suoi uomini.
“Portateli giù dall’altra parte,” ordinò con voce ferma e pregna di autorità. “Li porteremo dal nostro re e sarà lui a decidere.”
Gli uomini ascoltarono e iniziarono a scattare in azione, preparando la piattaforma dall’altra parte del crinale. Uno di essi guardò il capo con indecisione.
“Stai violando le leggi del re,” disse il cavaliere. “Nessuno straniero deve essere accolto al Crinale. Mai.”
Il capo lo guardò con fermezza.
“Nessuno straniero ha neppure mai raggiunto i nostri cancelli,” rispose.
“Il re potrebbe imprigionarti per questo,” disse il cavaliere.
Il capo non si scompose.
“È un’eventualità che sono pronto ad accettare.”
“Per degli stranieri? Gente che vale meno dei nomadi del deserto?” chiese il cavaliere sorpreso. “Chissà mai chi sono queste persone.”
“Ogni vita è preziosa,” ribatté il capo, “e il mio onore vale mille vite in prigione.”
Fece quindi un cenno ai suoi uomini che stavano in attesa e Gwen si sentì improvvisamente sollevare tra le braccia di un cavaliere, l’armatura di metallo a contatto con la sua schiena. La tirò su senza sforzo, come se fosse una piuma, e la trasportò come gli altri cavalieri fecero con gli altri. Gwen vide che camminavano attraverso un ampio e piatto spazio in cima al crinale montuoso: era largo forse un centinaio di metri. Continuarono a camminare e lei si sentì a suo agio tra le braccia del cavaliere, più a sua agio che mai dopo moltissimo tempo. Avrebbe voluto più di ogni cosa ringraziare, ma era troppo esausta anche solo per aprire bocca.
Raggiunsero l’altra parte dei parapetti e mentre i cavalieri si accingevano a deporli su una nuova piattaforma per abbassarli dall’altra parte del crinale, Gwen allungò lo sguardo e scorse uno scorcio del posto dove stavano andando. Fu una scena che non avrebbe mai e poi mai dimenticato, una veduta che le mozzò il fiato. Il crinale che si ergeva dal deserto come una sfinge aveva la forma di un enorme cerchio, così grande da scomparire alla vista in mezzo alle nuvole. Si rese conto che era un muro protettivo e al suo interno, in basso, vide un luccicante lago blu grande quanto un oceano, brillante sotto i soli del deserto. La ricchezza di quel blu, la vista di tutta quell’acqua le levò il fiato.
E oltre a questo, all’orizzonte, vide una vasta terra, una terra così grande da non riuscire neanche a scorgerne la fine. Con suo enorme shock vide che era fertile, verde, florida di vita. A perdita d’occhio si estendevano fattorie e frutteti, foreste e vigneti, campi coltivati in abbondanza: una terra traboccante di vita. Era la scena più bella e idilliaca che avesse mai visto.
“Benvenuta, mia signora,” disse il capo, “nella terra oltre il Crinale.”