Название: Sogno Da Mortali
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: L’Anello Dello Stregone
isbn: 9781632912688
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Erec attese, guardandola, ma lei non si mosse. Era così ferma, priva di conoscenza, bella come non mai alla luce della luna. Erec avrebbe voluto che tornasse in vita.
Poi distolse lo sguardo, abbassò la testa e chiuse gli occhi. Forse era tutto perduto, dopotutto. Semplicemente a quel punto non c’era altro che potesse fare.
“Sono qui,” disse una voce leggera, risuonando nella notte.
Erec sollevò lo sguardo pregno di speranza e si voltò vedendo Alistair che lo guardava. Il cuore iniziò a battergli con maggior forza, sopraffatto di amore e gioia. Appariva esausta, gli occhi aperti a malapena, e lo guardava con sguardo assonnato.
“Alistair, amore mio,” le disse con urgenza. “Ho bisogno di te. Solo quest’ultima volta. Non posso fare questa cosa senza di te.”
Lei chiuse gli occhi a lungo, poi li riaprì appena.
“Cosa ti serve?” gli chiese.
“Le nostre funi,” le disse. “Abbiamo bisogno che ci liberi. Tutti.”
Alistair chiuse ancora gli occhi e trascorse parecchio tempo durante il quale Erec non poté sentire altro che il vento che accarezzava la nave, il gentile sciabordio delle onde contro lo scafo. Un pesante silenzio riempì l’aria e mentre passava altro tempo, Erec ebbe la certezza che non li avrebbe più riaperti.
Alla fine, lentamente, la vide aprire gli occhi di nuovo.
Con quello che apparve essere uno sforzo estremo, Alistair sollevò le palpebre, alzò il mento e si guardò attorno nella nave, osservando tutto con attenzione. Vide che i suoi occhi cambiavano colore, brillando di blu e accendendo la notte come due torce.
Improvvisamente le funi di Alistair si ruppero. Erec le sentì spezzarsi nella notte, poi la vide sollevare le mani davanti a sé. Fece scaturire da esse una luce intensa.
Un attimo dopo Erec sentì un intenso calore dietro la schiena, lungo i polsi. Erano incredibilmente caldi, poi improvvisamente le funi iniziarono ad allentarsi. Con uno strappo alla volta Erec sentì che tutte le corde si rompevano fino a che fu capace di finire il lavoro da solo.
Erec sollevò i polsi e li guardò incredulo. Era libero. Era veramente libero.
Udì uno schiocco di corde e si voltò vedendo che anche Strom si liberava dalle funi. Gli schiocchi continuarono in tutta la nave e anche sulle altre ed Erec vide tutti i suoi uomini liberarsi, uno alla volta.
Guardarono tutti Erec che si portò un dito alle labbra facendo loro segno di fare silenzio. Erec vide che le guardie non si erano accorte di nulla. Tutte davano loro le spalle, in piedi al corrimano, parlando tra loro e guardando la notte. Ovviamente nessuno di loro era allerta.
Erec fece cenno a Strom e agli altri di seguirlo e in silenzio fece strada strisciando verso le guardie.
“Ora!” ordinò.
Scattò in azione e tutti lo seguirono, correndo all’unisono fino a che raggiunsero le guardie. Quando furono vicini alcuni dei soldati, allertati dagli scricchiolii del legno sul ponte, si voltarono iniziando a sguainare la spada.
Ma Erec e gli altri, tutti duri guerrieri, tutti disperatamente desiderosi di ottenere una possibilità di sopravvivenza, li batterono sul tempo muovendosi velocissimi nella notte. Strom balzò addosso a uno di essi e gli afferrò il polso prima che potesse girarsi. Erec portò una mano alla cintura dell’uomo, sguainò il suo pugnale e gli tagliò la gola mentre Strom gli prendeva la spada. Nonostante tutte le loro differenze i due fratelli lavoravano perfettamente insieme, combattendo come fossero una persona sola.
Gli uomini di Erec strapparono le armi alle guardie, uccidendole con le loro stesse spade e pugnali. Altri si limitarono a placcare i soldati che si muovevano troppo lentamente, spingendoli oltre il corrimano e facendoli precipitare, gridando, in mare.
Erec vide che anche sulle altre sue navi i suoi uomini stavano uccidendo guardie a destra e a sinistra.
“Tagliate le ancore!” ordinò Erec.
Su tutte le navi i suoi uomini tagliarono le funi che li tenevano fermi sul posto e presto Erec percepì la familiare sensazione della nave che dondolava sotto i suoi piedi. Finalmente erano liberi.
Suonarono dei corni, si sentirono delle grida e le torce vennero accese lungo le navi mentre la grandiose flotta dell’Impero si rendeva conto di ciò che stava accadendo. Erec si voltò e guardò verso il muro di navi che bloccava loro il passaggio verso il mare aperto. Capì che davanti a sé aveva la battaglia della sua vita.
Ma non gli interessava. I suoi uomini erano vivi. Erano liberi. Ora avevano un’occasione.
E ora, questa volta, sarebbero caduti combattendo.
CAPITOLO QUATTRO
Dario si sentì il viso spruzzato dal sangue e voltandosi vide una decina dei suoi uomini massacrati da un soldato dell’Impero a cavallo di un immenso destriero nero. Il soldato faceva roteare una spada più grande che mai e con un solo colpo netto aveva tagliato addirittura dodici teste.
Dario udì le grida che si levavano tutt’attorno a lui e si girò da ogni parte vedendo ovunque uomini che venivano uccisi. Era una scena surreale. Tiravano fendenti fortissimi e i suoi uomini iniziarono a cadere a decine, poi a centinaia, poi a migliaia.
Dario si trovò improvvisamente in piedi su un piedistallo da dove poteva vedere a perdita d’occhio solo cadaveri. Tutto il suo popolo, gente morta ammassata all’interno delle mura di Volusia. Non era rimasto nessuno. Non un singolo uomo.
Dario lanciò un forte grido di dolore, di impotenza. Poi si sentì afferrare da dietro da un soldato dell’Impero che lo trascinava via, tra le grida, nell’oscurità.
Dario si svegliò di soprassalto annaspando per respirare e dimenandosi. Si guardò attorno cercando di capire cosa stesse accadendo, cosa fosse reale e cosa un sogno. Udì un rumore di catene e quando i suoi occhi si abituarono al buio iniziò a rendersi conto da dove quel rumore provenisse. Abbassò lo sguardo e vide le sue caviglie legate con delle pesanti catene. Sentì dolori e botte su tutto il corpo, il bruciore di ferite fresche. Si ritrovò ricoperto di ferite impregnate di sangue secco. Il dolore era continuo e si sentiva come se fosse stato preso a pugni da un milione di uomini. Aveva un occhio talmente gonfio da stare aperto appena.
Lentamente Dario si voltò e si guardò in giro. Da una parte era sollevato che fosse stato tutto un sogno, ma mentre considerava tutto iniziò lentamente a ricordare e il dolore tornò. Era stato un sogno, ma c’era anche molta verità in esso. Gli tornarono alla mente dei frammenti di ricordi della battaglia contro l’Impero all’interno dei cancelli di Volusia. Ricordò l’imboscata, i cancelli che si chiudevano, i soldati che li circondavano, tutti i suoi uomini che venivano massacrati. Il tradimento.
Si sforzò di ricordare tutto e l’ultima cosa che gli venne in mente, dopo aver ucciso numerosi soldati dell’Impero, fu di aver ricevuto un colpo in testa inferto con il manico di un’ascia.
Allungò una mano, facendo tintinnare le catene, e sentì il grosso livido al lato della testa che scendeva fino al gonfiore dell’occhio. Quello non era stato un sogno. Era tutto reale.
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