Ribelle, Pedina, Re . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Ribelle, Pedina, Re - Морган Райс страница 5

СКАЧАТЬ tela di ragno che hai tessuto in tutta Delo. Sai allora cos’ho provato?”

      “Rabbia per essere stato preso in giro?” suggerì Stefania.

      “Attenta,” disse Lucio. “Non ti piacerebbe avermi in collera con te. No, ho provato ammirazione. All’inizio pensavo che potessi andare bene per essere portata a letto una volta o due. Poi ho pensato che potessi essere una donna che capiva veramente come funziona il mondo.”

      Oh, Stefania lo capiva meglio di quanto potesse comprendere uno come Lucio. Lui aveva la sua posizione a proteggerlo da qualsiasi cosa il mondo gli avesse gettato addosso. Stefania aveva solo la sua furbizia.

      “E hai pensato che potessimo essere la coppia perfetta,” disse Stefania. “Allora dimmi, cos’hai pensato di fare del mio matrimonio con Tano?”

      “Queste sono cose che si possono mettere da parte,” disse Lucio come se fosse semplice quanto schiccare le dita. “Dopo quello che ha fatto, pensavo fossi felice di essere libera da quel legame.”

      Ci sarebbe stato un vantaggio a farlo fare ai preti, perché altrimenti Stefania avrebbe rischiato di essere macchiata dai crimini di Tano. Sarebbe sempre stata la donna sposata con il traditore, anche se Lucio aveva assicurato che nessuno l’avrebbe mai potuta collegare ai crimini.

      “O se non lo vuoi,” disse Lucio, “sono certo che non ci vorrà molto per accertarsi del suo decesso. Dopotutto ci eri già quasi riuscita una volta. Indipendentemente da dove sia andato, si potrebbe organizzare un altro assassinio. Potresti restare in lutto per… un periodo adeguato. Sono certo che il nero ti starebbe bene. Sei adorabile con qualsiasi cosa tu ti metta addosso.”

      C’era qualcosa nell’aspetto di Lucio che metteva Stefania a disagio, come se stesse cercando di indovinare come sarebbe sembrata senza niente addosso. Lo guardò dritto negli occhi cercando di mantenere un tono formale.

      “E poi?” gli chiese.

      “E poi ti sposi un principe più adatto,” disse Lucio. “Pensa a tutto quello che potremmo fare insieme, con le cose che sai tu e le cose che posso fare io. Potremmo governare l’Impero insieme e la ribellione non ci toccherebbe mai. Devi ammetterlo, saremmo una coppia adorabile.”

      Stefania allora rise. Non poté trattenersi. “No, Lucio. Non lo saremmo, perché non provo niente per te, se non sdegno. Sei un criminale, e peggio ancora sei il motivo per cui ho perso tutto. Perché dovrei mai prendere in considerazione l’idea di sposarti?”

      Vide il volto di Lucio farsi duro.

      “Potrei farti fare,” disse Lucio, “potrei farti fare tutto quello che voglio. Pensi che potrei far sapere della tua parte nella fuga di Tano? Magari ho tenuto da parte quella tua damigella, per sicurezza.”

      “Per cercare di forzarmi a sposarti?” disse Stefania. Quale razza di uomo avrebbe mai fatto una cosa del genere?

      Lucio allargò le braccia. “Non sei così diversa da me, Stefania. Tu giochi. Non vorresti mai che qualche scemo venisse da te con fiori e gioielli. E poi impareresti ad amarmi. Che tu lo voglia o no.”

      Allungò ancora una mano verso di lei e Stefania gli mise una mano sul petto. “Toccami, e non uscirai vivo da questa stanza.”

      “Vuoi che riveli la tua parte nell’aiutare Tano a fuggire?” le chiese.

      “Dimentichi la tua parte,” disse Stefania. “Dopotutto sapevi tutto di questa cosa. Come reagirebbe il re se glielo dicessi?”

      Si aspettava ira da Lucio, magari anche violenza. Invece lo vide sorridere.

      “Sapevo che eri perfetta per me,” le disse. “Anche nella tua posizione trovi un modo di reagire, e lo fai meravigliosamente. Insieme non ci sarà nulla che non potremo fare. Ti ci vorrà del tempo per capirlo, lo so. Ne hai passate tante.”

      Aveva la perfetta espressione dell’ideale spasimante preoccupato, cosa che indusse Stefania a fidarsi ancor meno di lui.

      “Prenditi il tempo di pensare a tutto quello che ho detto,” disse Lucio. “Pensa a tutto quello che un matrimonio con me potrebbe offrirti. Certo se paragonato allo stato di una donna che è stata sposata con un traditore. Potrai anche non amarmi ancora, ma la gente come noi non prende decisioni basate su quel tipo di follia. Ne compiamo perché siamo superiori e riconosciamo quelli come noi quando li vediamo.”

      Stefania non era per niente come Lucio, ma sapeva che non era il caso di dirlo. Voleva solo che se ne andasse.

      “Nel frattempo,” disse Lucio vedendo che non gli rispondeva, “ho un regalo per te. La tua damigella ha pensato che potessi averne bisogno. Mi ha detto ogni genere di cosa su di te mentre implorava che la lasciassi in vita.”

      Trasse una fiala dalla tasca che aveva alla cintura e la mise sul tavolino accanto alla finestra.

      “Mi ha detto del motivo per cui sei dovuta scappare dalla festa della luna di sangue,” disse Lucio. “Mi ha detto della tua gravidanza. Chiaramente non potrei mai allevare il figlio di Tano. Bevi questo, e non ci saranno problemi. In nessun senso.”

      Stefania avrebbe voluto gettargliela addosso quella fiala. La prese proprio per questo motivo, ma era già arrivato alla porta.

      Andò verso di lui per gettargliela comunque, ma si fermò, tornando alla finestra e fissando la boccetta.

      Era trasparente, la luce del sole la attraversava e la faceva apparire più innocente di quanto fosse. Se la beveva sarebbe stata libera di sposare Lucio, il che era un pensiero orribile. Ma questo l’avrebbe anche messa in una posizione pericolosissima all’interno dell’Impero. Se la beveva gli ultimi rimasugli di Tano sarebbero spariti.

      Stefania rimase lì non sapendo cosa fare e lentamente le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance.

      Magari dopotutto l’avrebbe bevuta.

      CAPITOLO TRE

      Ceres lottava disperatamente cercando di riprendere conoscenza, spingendo tra i veli di buio che la bloccavano a terra, come una donna che sta annegando e che si dimena nel tentativo di risalire in superficie. Ancora sentiva le grida dei morenti. L’imboscata. La battaglia. Doveva sforzarsi di svegliarsi, o sarebbe andato tutto perduto…

      Gli occhi le si aprirono di scatto e lei balzò in piedi, pronta a combattere ancora. Ad ogni modo ci provò. C’era qualcosa che le teneva fermi polsi e caviglie. Il sonno finalmente la lasciò e Ceres vide dove si trovava.

      Muri di pietra la circondavano, incurvandosi in uno spazio largo appena da consentirle di starvi sdraiata dentro. Non c’era nessuno letto, solo il duro pavimento di pietra. Una piccola finestra sbarrata lasciava trapelare la luce. Ceres poteva sentire il costrittivo peso dell’acciaio attorno ai polsi e alle caviglie e vide la massiccia staffa alla quale erano fissate le catene che la tenevano al muro. La spessa porta chiusa con barre di ferro dichiarava il suo stato di prigioniera. La catena scompariva attraverso una fessura nella porta, suggerendo che avrebbero potuto tirarla indietro da fuori, fino alla staffa, bloccandola al muro.

      La rabbia pervase Ceres quando si rese conto di essere bloccata là dentro a quel modo. Tirò la catena cercando semplicemente di tenderla dal muro con la forza che le veniva dai suoi poteri. Non accadde nulla.

      Era СКАЧАТЬ