Ribelle, Pedina, Re . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Ribelle, Pedina, Re - Морган Райс страница 4

СКАЧАТЬ deve disturbarmi!” gridò alla ragazza. “O ti farò scuoiare viva per questo!”

      Stefania aveva bisogno di stare da sola con i suoi pensieri, anche se erano pensieri tanto oscuri che una parte di lei avrebbe voluto gettarsi dal balcone delle stanza per farla finita e basta. Tano se n’era andato. Tutto quello che lei aveva fatto, tutto ciò per cui aveva lavorato, e Tano se n’era andato. Non aveva mai creduto nell’amore prima di lui: era sempre stata convinta che fosse una debolezza che portava solo al dolore. Ma con lei era sembrato che valesse la pena correre il rischio. Ora veniva fuori che lei aveva sempre avuto ragione. L’amore rendeva solo più facile per il mondo farti del male.

      Stefania sentì il rumore della porta che si apriva e si voltò alla ricerca di qualcos’altro da lanciare.

      “Ho detto che non voglio essere disturbata!” disse con forza, prima di vedere di chi si trattasse.

      “Non è di massima riconoscenza,” disse Lucio entrando nella stanza, “considerato che ho dovuto riaccompagnarti qui con attenzione per tenerti al sicuro.”

      Lucio era vestito come una specie di principe venuto fuori da un libro di fiabe, in velluto bianco lavorato con gemme e intarsi dorati. Aveva il pugnale alla cintura, ma si era tolto armatura e spada. Addirittura i capelli sembravano appena lavati, liberi di ogni sporcizia della città. A Stefania sembrava più un uomo pronto a cantare delle canzoni sotto alla sua finestra che uno che doveva occuparsi della difesa della città.

      “Accompagnarmi,” disse Stefania sorridendo a denti stretti. “Proprio la parola giusta.”

      “Mi sono accertato che percorressi sana e salva le strade della nostra città, devastate dalla guerra,” disse Lucio. “I miei uomini si sono assicurati che non finissi preda dei ribelli o che venissi rapita da quel marito omicida che ti ritrovi. Non sapevi che era scappato?”

      Stefania si accigliò. A che gioco stava giocando Lucio?

      “Certo che lo so,” rispose Stefania con tono secco. Si alzò perché non le piaceva che Lucio torreggiasse su di lei. “C’ero.”

      Vide Lucio sollevare un sopracciglio per finta sorpresa. “Perché, Stefania? Stai forse ammettendo una qualche complicità nella fuga di tuo marito? Perché nessuna delle prove punta in questa direzione.”

      Stefania lo guardò negli occhi. “Cos’hai fatto?”

      “Non ho fatto niente,” disse Lucio con evidente divertimento. “In effetti sto ardentemente cercando la verità della questione. Molto ardentemente.”

      Il che per Lucio significava torturare la gente. Stefania non aveva alcuna obiezione contro la crudeltà, ma certo non ne godeva quanto lui.

      Sospirò. “Smettila di fare giochetti, Lucio. Cos’hai fatto?”

      Lucio scrollò le spalle. “Ho visto che le cose funzionano come voglio io,” disse. “Quando parlerò con mio padre, gli dirò cha Tano ha ucciso un certo numero di guardie per uscire, e che un’altra ha ammesso di averlo aiutato per simpatie con i ribelli. Purtroppo non è sopravvissuto per poter raccontare la sua storia di nuovo. Cuore debole.”

      Lucio evidentemente si era assicurato che nessuno fosse sopravvissuto tra coloro che avevano visto Stefania lì. Persino Stefania provò disgusto per tale crudeltà, anche se un’altra parte di lei stava già elaborando il significato di tutto il contesto.

      “Tristemente, pare che una delle tue damigelle sia rimasta invischiata nella faccenda,” disse Lucio. “Pare che Tano l’abbia sedotta.”

      La rabbia lampeggiò in Stefania a quel punto. “Sono le mie damigelle!”

      Non era solo il pensiero che venisse fatto del male a donne che l’avevano servita così lealmente, anche se faceva comunque piuttosto male. Era il pensiero che Lucio avesse osato nuocere a qualcuno che apparteneva così ovviamente a lei. Non era quindi solo il pensiero che qualcuno al suo servizio fosse stato offeso. Era l’insulto in sé!

      “Era questo il punto,” disse Lucio. “Troppe persone ti avevano visto qui in giro. E quando ho offerto alla ragazza la vita in cambio di qualsiasi cosa sapesse, mi è stata molto di aiuto.”

      Stefania distolse lo sguardo. “Perché fare tutto questo, Lucio? Avresti potuto lasciare che mi arrangiassi con Tano.”

      “Tano non ti meritava,” disse Lucio. “Di certo non meritava essere felice.”

      “E perché hai coperto il mio ruolo nella faccenda?” gli chiese Stefania. “Avresti potuto startene da parte e guardare la condanna a morte.”

      “Ci ho pensato,” ammise Lucio. “O almeno ho pensato di chiederti al re quando gliel’avessimo detto. Ma c’erano troppe possibilità che lui semplicemente ti condannasse a morte direttamente, e non potevamo permettercelo.”

      Solo Lucio avrebbe parlato di una cosa del genere così apertamente, o avrebbe pensato che Stefania fosse semplicemente qualcosa da poter chiedere a suo padre come una qualche preziosa chincaglieria. Solo il pensiero le faceva accapponare la pelle.

      “Ma poi mi è venuto in mente,” disse Lucio, “che mi sto godendo un po’ troppo il giochino tra noi per fare una cosa del genere. Ad ogni modo non è il modo in cui ti voglio. Voglio che tu sia una mia pari, la mia compagna. Veramente mia.”

      Stefania fece un passo verso il balcone, più che altro per una boccata d’aria fresca. Così da vicino il profumo di Lucio era di costosa acqua di rose ed essenze ovviamente designati per mascherare il sangue derivato dalle azioni della giornata.

      “Cosa stai dicendo?” chiese Stefania, anche se aveva già una discreta idea di cosa Lucio volesse da lei. Era diventato ormai un suo compito quello di scoprire ciò che c’era da sapere sugli altri a corte, inclusi gli appetiti di Lucio.

      Anche se forse non aveva fatto poi un ottimo lavoro. Non si era resa conto che Lucio si era introdotto nella sua rete di informatori e spie. Non aveva neanche saputo delle cose che Tano stava facendo, fino a che non era stato troppo tardi.

      Però non poteva certo paragonare i due. Lucio era completamente privo di morale e barriere, sempre alla ricerca di modi nuovi per fare del male agli altri. Tano era forte e pieni di sani principi, amorevole e protettivo.

      Ma era stato lui a lasciarla. L’aveva abbandonata, sapendo bene cosa sarebbe potuto succedere poi.

      Lucio allungò una mano per prendere la sua, stringendola in modo più gentile di quanto normalmente facesse. Anche così però Stefania dovette scacciare l’urgenza di fare una smorfia mentre lui si portava la sua mano alle labbra e le baciava l’interno del polso, proprio dove pulsava il sangue.

      “Lucio,” disse Stefania tirando via la mano. “Sono una donna sposata.”

      “L’ho raramente trovata una barriera,” sottolineò Lucio. “E ad essere onesti, Stefania, dubito che per te sia diverso.”

      La rabbia di Stefania a quel punto avvampò di nuovo. “Tu non sai nulla di me.”

      “So tutto di te,” disse Lucio. “E più vedo, più mi rendo conto che te ed io siamo fatti l’uno per l’altra.”

      Stefania si allontanò, ma Lucio la seguì. Ovvio. Non era certo un uomo abituato ad essere negato.

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