Vincitore, Vinto, Figlio . Морган Райс
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СКАЧАТЬ anche non averlo fatto per loro, ma l’aveva comunque fatto.

      Rimase per un momento ad ascoltare il sacerdote che parlava.

      “Fratelli! Sorelle! Quella di oggi è una grande vittoria. Oggi abbiamo inviato molti attraverso la porta nera che conduce al mondo dell’aldilà. Oggi abbiamo saziato gli dei, quindi non verremo scelti da loro domani. La vittoria di oggi…”

      “Non è stata una vittoria,” disse Irrien, e la sua voce superò senza sforzo quella del sacerdote. “Perché ci sia una vittoria, ci vuole un combattimento che valga la pena di essere portato avanti. Prendere delle case vuote è una vittoria? Lo è massacrare degli scemi che sono rimasti dove altri hanno avuto il buon senso di fuggire?” Irrien li guardò tutti. “Oggi abbiamo ucciso, e questo va bene, ma c’è molto altro da fare. Oggi resteremo a finire le cose qui. Butteremo giù i loro castelli e daremo le loro famiglie agli schiavisti. Domani però andremo nel posto dove c’è una vittoria da prendere. Nel posto dove tutti i loro guerrieri sono andati. Andremo ad Haylon!”

      Sentì i suoi uomini esultare, la loro voglia di battaglia riaccesa dal desiderio di uccidere. Si voltò verso il sacerdote lì presente.

      “Che dici? È il volere degli dei?”

      Il sacerdote non esitò. Prese il coltello e aprì a metà l’uomo morto sull’altare tirando fuori le sue viscere per leggerle.

      “Sì, Lord Irrien. Il loro volere segue il vostro in questo! Irrien! Ir-ri-en!”

      “Ir-ri-en!” lo emularono i soldati.

      Quell’uomo allora sapeva quale fosse il suo posto. Irrien sorrise e andò in mezzo alla folla. Non fu sorpreso quando una figura incappucciata scivolò nello spazio dietro di lui e si mise a seguirlo. Irrien sguainò un pugnale, non sapendo se gli sarebbe servito.

      “Sei rimasto in silenzio dall’ultima volta che abbiamo parlato, N’cho,” disse Irrien. “Non mi piace che mi si faccia aspettare.”

      L’assassino chinò la testa. “Ho cercato quello che mi hai chiesto, Prima Pietra, interrogando i miei compagni sacerdoti, leggendo documenti proibiti, torturando coloro che non volevano parlare.”

      Irrien era certo che il capo della Dozzina Mortale si fosse immensamente divertito. Di tutti quanti N’cho era stato l’unico a sopravvivere dopo averlo attaccato. Irrien iniziava a chiedersi se fosse stata la scelta giusta da compiere.

      “Hai sentito ciò che ho detto agli uomini,” disse. “Andremo ad Haylon. Significa andare contro la figlia degli Antichi. Hai una soluzione per me, o devo trascinarti all’altare per il prossimo sacrificio?”

      Vide l’altro scuotere la testa. “Ahimè, gli dei non sono così desiderosi di vedermi, Prima Pietra.”

      Irrien socchiuse gli occhi. “Il che significa?”

      N’cho fece un passo indietro. “Credo di aver trovato ciò che hai chiesto.”

      Irrien gli fece cenno di andare con lui, tornando verso la sua tenda. Dandogli una sola occhiata le guardie e gli schiavi scapparono rapidamente, lasciando i due da soli.

      “Cos’hai scoperto?” chiese Irrien.

      “C’erano… delle creature impiegate nella guerra contro gli Antichi,” disse N’cho.

      “Quelle cose saranno morte da tempo,” commentò Irrien.

      N’cho scosse la testa. “Possono essere ancora chiamate, e penso di aver scoperto un posto dove poterne convocare una. Ma ci vorranno molti morti.”

      Irrien rise. Era un piccolo prezzo da pagare per la vita di Ceres.

      “La morte,” disse, “è sempre la cosa più facile da organizzare.”

      CAPITOLO CINQUE

      Stefania guardava il capitano Kang che dormiva, provando una sensazione di disgusto che le si era radicata a fondo nell’anima. Il corpo possente del capitano si muoveva mentre lui russava e Stefania doveva ritrarsi mentre le sue mani la cercavano nel sonno. Aveva già fatto e avuto abbastanza da sveglio.

      Stefania non aveva mai avuto problemi a prendersi degli amanti per piegarli al proprio volere. Era quello che intendeva fare con la Seconda Pietra del resto. Eppure Kang era stato tutt’altro che un uomo gentile e delicato e sembrava provare piacere nel trovare nuovi modi per umiliare Stefania sempre di più. L’aveva trattata come la schiava che era brevemente stata per Irrien, e Stefania aveva giurato a se stessa che non lo sarebbe stata mai più.

      Poi aveva udito i bisbigli tra la ciurma: che forse non sarebbe arrivata sana e salva alla meta. Che forse il capitano avrebbe presto tutto quello che lei gli aveva dato e l’avrebbe venduta come schiava comunque, alla fine. Che magari avrebbe condiviso quell’abbondanza cedendola anche a loro.

      Stefania non l’avrebbe permesso. Sarebbe morta piuttosto, ma era invece molto più facile uccidere.

      Scivolò silenziosamente fuori dal letto e guardò fuori da una delle piccole finestre della cabina del capitano. Porto Sottovento si trovava a poca distanza, la polvere che ricadeva dalle sue scogliere e ben visibile alla mezza luce dell’alba. Era una città brutta, consumata e decadente, e anche da lì Stefania riconosceva che si trattava per certo di un luogo di violenza. Kang aveva detto che non osava entrarci di notte.

      Stefania aveva immaginato che fosse solo una scusa per poterla avere ancora una volta, ma forse c’era anche dell’altro. Dopotutto il mercato degli schiavi non sarebbe stato aperto a quell’ora.

      Prese una decisione e si vestì silenziosamente, avvolgendosi nel suo mantello e infilando le mani nelle tasche. Ne tirò fuori una bottiglia e del filo, muovendosi con la cura di chi sa esattamente cosa sta maneggiando. Se avesse fatto un errore adesso, sarebbe stata morta, per il veleno o per il risveglio di Kang.

      Stefania si posizionò sopra al letto, mettendo il filo in linea con la bocca di Kang meglio che poteva. Lui si mosse e girò nel sonno e Stefania lo seguì, stando attenta a non toccarlo. Se si fosse svegliato adesso, lei si trovava alla giusta distanza per essere colpita.

      Fece gocciolare il veleno lungo il filo, mantenendo la concentrazione mentre Kang mormorava qualcosa nel sonno. Una goccia cadde verso le sue labbra, poi una seconda. Stefania si preparò al momento in cui avrebbe annaspato e sarebbe morto, preso dal veleno.

      Invece lui aprì gli occhi di scatto e la fissò per un momento, prima senza capire, poi infuocato dalla rabbia.

      “Puttana! Schiava! Morirai per questo.”

      In un secondo le fu addosso, schiacciandola contro il letto. La colpì una volta, poi Stefania sentì l’opprimente forza delle sue mani che le si stringevano attorno alla gola. Stefania sussultò sentendosi senza fiato e dimenandosi nel tentativo di levarselo di dosso.

      Dal canto suo Kang le stava addosso con la sua enorme stazza, bloccandola sotto di sé. Lei lottava, facendolo solo ridere mentre continuava a strozzarla. Stava ancora ridendo quando Stefania riuscì a prendere un coltello da sotto il mantello e lo pugnalò.

      Kang sussultò al primo colpo, ma Stefania non sentì allentarsi la pressione alla gola. Il buio iniziava ad annebbiarle la vista, ma continuò a pugnalare, colpendo meccanicamente СКАЧАТЬ