Sala Operativa . Джек Марс
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Sala Operativa - Джек Марс страница 5

СКАЧАТЬ

      Susan sentì l’aria uscirle dai polmoni come da una gomma appena squarciata.

      “Susan, un gruppo si sta raccogliendo in questo momento in sala operativa.”

      Susan annuì. “Scendo tra quindici minuti.”

      Riappese. Pierre la stava fissando.

      “Va male?” disse.

      “Quand’è che non va male?”

      “Okay,” disse. “Fa’ quello che devi. Io mi occupo delle ragazze.”

      Susan era in piedi diretta alla doccia quasi prima che finisse di parlare.

      CAPITOLO TRE

      10:23

      Perpendicular Trail, Southwest Harbor, parco nazionale di Acadia, Maine

      “Come te la cavi, mostriciattolo?”

      “Bene, papà.”

      Luke Stone e suo figlio Gunner salivano lenti i ripidi gradini irregolari del sentiero. Era una mattinata umida, calda e che sarebbe diventata ancora più calda, e Luke era consapevole che Gunner aveva solo dieci anni. Affrontavano la montagna lentamente, e Luke si assicurava di fermarsi per pause frequenti e per bere.

      Continuavano a salire attraverso l’enorme campo morenico. Le rocce massicce erano disposte in modo intricato per creare una scalinata tortuosa, quasi bizantina, come se un dio norreno dei fulmini fosse sceso dai cieli per intagliarle con le sue gigantesche mani. Luke sapeva che le rocce erano state piazzate lì da giovani disoccupati strappati alle città della East Coast dal Civilian Conservation Corps un’ottantina di anni prima, nelle profondità della grande depressione.

      Ancora un po’ più su arrivarono su dei pioli di ferro imbullonati alla roccia. Salirono la scala, poi percorsero un tracciato a tornanti intagliato nel masso. Ben presto il sentiero tornò piano ed entrarono in una fitta foresta, prima di un’arrampicata finale fino al panorama della sommità. Uscirono dalla salita sulle rocce.

      Proprio davanti a loro c’era un burrone scosceso, probabilmente profondo cinquanta piani, che si tuffava su un gran precipizio che arrivava al grande lago dove avevano parcheggiato. Più oltre il posto offriva una maestosa vista dell’oceano Atlantico, a forse cinque miglia di distanza.

      “Che ne dici, mostriciattolo?”

      Gunner era sudato per il caldo della giornata. Sedette su una roccia, si sfilò lo zaino e ne prese una bottiglia d’acqua. La sua t-shirt nera di Zombi era zuppa di sudore. Aveva i capelli biondi arruffati. Prese un sorso dalla bottiglia e la porse a Luke. Era un ragazzino sicuro di sé.

      “È meravigliosa, papà. Mi piace davvero.”

      “Voglio darti una cosa,” disse Luke. “Avevo deciso di aspettare finché non saremmo arrivati in cima alla montagna. Non so perché. Ho solo pensato che sarebbe stato un bel posto, questo.”

      Gunner sembrava solo leggermente allarmato. Gli piaceva ricevere regali, ma, in termini generali, preferiva quelli che aveva chiesto lui.

      Luke prese il dispositivo dalla tasca. Era solo un pezzettino di plastica nera, grande circa quanto una chiave elettronica. Non era granché a vedersi. Avrebbe potuto essere il telecomando di un garage automatico.

      “Che cos’è?” disse Gunner.

      “È un’unità GPS. Vuol dire Global Positioning System.” Luke indicò il cielo. “Lassù, nello spazio, ci sono tutti quei satelliti…”

      Gunner fece un mezzo sorriso. Scosse la testa. “Lo so cos’è un GPS, papà. La mamma ne ha uno nella macchina. È un bene, anche. Si perderebbe dietro l’angolo, senza. Perché me ne dai uno?”

      “Vedi questo fermaglio che ha sul retro? Voglio che te lo assicuri allo zaino e che lo porti con te ovunque vai. Ho un’app sul cellulare programmata per tracciare questa unità. In questo modo, anche quando siamo lontani, saprò sempre dove sei.”

      “Sei preoccupato per me?”

      Luke scosse la testa. “No. Non sono preoccupato. Lo so che sai gestirti da solo. È solo che non ci vediamo molto ultimamente, e se basta guardare il telefono per vedere dove sei è quasi come essere lì con te.”

      “Ma io non posso vedere dove sei tu,” disse Gunner. “Allora come faccio a sentirti vicino?”

      Luke ficcò la mano in tasca e prese un’altra unità GPS, questa azzurro acceso. “Vedi questo? Lo metterò nel portachiavi. Quando torniamo all’hotel caricherò l’app nel tuo telefono, e poi potrai sempre sapere dove sono.”

      Gunner sorrise. “Mi piace l’idea, papà. Ma lo sai che possiamo sempre mandarci dei messaggi. Tu li mandi i messaggi? So che molte persone della tua età non lo fanno.”

      Adesso Luke sorrise. “Sì. Possiamo mandarci messaggi. Possiamo fare tutte e due le cose.”

      Per Luke era una sensazione dolceamara stare con Gunner lassù. Luke era cresciuto senza un padre, e adesso Gunner stava facendo più o meno lo stesso. Il divorzio da Becca non era finalizzato, ma lo sarebbe stato. Luke non lavorava per il governo da due mesi, ma Becca era stata irremovibile: sarebbe andata fino in fondo lo stesso.

      Nel frattempo Luke stava con Gunner due weekend al mese. Faceva tutto ciò che era in suo potere per assicurarsi che quei weekend fossero pieni zeppi di divertimento e avventura. Faceva anche tutto quello che poteva per rispondere alle domande di Gunner in modo imparziale però ottimistico. Domande come questa:

      “Pensi che potremo fare una cosa così con la mamma un giorno?”

      Luke fissò il mare. Domande come questa gli facevano venire voglia di buttarsi giù dalla scogliera. “Spero di sì.”

      Gunner si tirò su al minimo accenno di possibilità. “Quando?”

      “Be’, devi capire che io e tua madre siamo un po’ in disaccordo al momento.”

      “Non capisco,” disse Gunner. “Vi amate, no? E tu hai promesso di lasciare il lavoro, no? L’hai lasciato davvero?”

      Luke annuì. “L’ho lasciato davvero.”

      “Vedi, la mamma non ci crede.”

      “Lo so.”

      “Però se riesci a farglielo credere, allora…”

      Luke aveva lasciato, vero. L’aveva lasciato ed era uscito completamente dai radar. Susan Hopkins aveva promesso di lasciarlo in pace, e aveva onorato la promessa. Lui non si faceva neanche sentire col suo vecchio gruppo dello Special Response Team.

      La verità era che si stava godendo il tempo lontano dal lavoro. Era tornato all’essenziale. Aveva affittato un capanno sui monti Adirondack per due settimane e aveva trascorso quasi tutto il tempo cacciando selvaggina con l’arco e pescando. Si lavava tuffandosi dal molo che si trovava sul retro del capanno ogni mattina. Si era fatto crescere la barba.

      Dopo СКАЧАТЬ