Oscurita’ Perversa . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Oscurita’ Perversa - Блейк Пирс страница 14

СКАЧАТЬ qualcuno per cui violerei le regole? Forse, Bill?

      Era stato più di un semplice partner negli anni, ed era persino più di un amico. Nonostante tutto, Riley non ne era certa e si trovò a chiedersi quanto si sentisse realmente vicina a coloro con cui lavorava, compreso Bill.

      Ma non era in grado di rispondersi ed, infine, Riley chiuse gli occhi e si addormentò.

      *

      Era una splendida giornata di sole, quando atterrarono a Phoenix.

      Appena scesi dal jet, Bill le diede un colpetto con il gomito, dicendo: “Accidenti, che meravigliosa giornata. Forse, almeno, ci faremo una piccola vacanza in questo viaggio.”

      In qualche modo, Riley dubitava che si sarebbero divertiti molto.

      Era trascorso un lungo tempo da quando aveva fatto una vera vacanza. Il suo ultimo tentativo di andare a New York con April era stato rovinato dal solito omicidio e dal caos, che costituivano una grande parte della sua vita.

      Uno di questi giorni, dovrò riposarmi davvero, pensò.

      Un giovane agente locale li attendeva dall’aereo, e li condusse in auto all’ufficio di competenza dell’FBI di Phoenix, un impressionante edificio moderno, appena costruito. Mentre parcheggiavano l’auto, commentò: “Bel design, vero? Ha persino vinto un premio, mi pare. Riuscite ad immaginare a che cosa voglia assomigliare?”

      Riley osservò la facciata. Era tutta dritta, caratterizzata da lunghi rettangoli e da strette finestre verticali. Si fermò a guardare l’edificio per un istante.

      “Sequenza del DNA?” la donna chiese.

      “Sì” l’agente rispose. “Ma scommetto che non riesce a immaginare come appaia il labirinto roccioso da lassù.”

      Entrarono nell’edificio prima che Riley o Bill potessero provare ad immaginarlo. All’interno, Riley vide il motivo del DNA ripetersi sulle piastrelle del pavimento, accuratamente disposte. L’agente li condusse tra pareti orizzontali e tramezzi dall’aspetto serioso, fino all’ufficio dell’Agente Speciale Responsabile, Elgin Morley, e se ne andò.

      Riley e Bill si presentarono a Morley, un ometto sulla cinquantina, con un paio di folti baffi neri e occhiali rotondi: aveva il caratteristico aspetto del topo di biblioteca. Un altro uomo li stava aspettando nell’ufficio: era sulla quarantina, alto, magro e leggermente gobbo. A Riley sembrò stanco e depresso.

      Morley disse: “Agenti Paige e Jeffreys, vorrei presentarvi l’Agente Garrett Holbrook. Sua sorella è l’ultima vittima che è stata ritrovata nel Lago Nimbo.”

      Si scambiarono una stretta di mano e si sedettero a parlare.

      “Grazie di essere venuti” Holbrook disse. “Tutta questa storia è stata sconvolgente.”

      “Ci dica di sua sorella” Riley intervenne.

      “Non posso dirvi molto” l’uomo rispose. “Non so dire se la conoscevo molto bene. Era la mia sorellastra. Mio padre era uno stronzo libertino, ha lasciato mia madre e ha avuto dei figli da tre donne diverse. Nancy aveva quindici anni meno di me. Abbiamo a malapena avuto contatti negli anni.”

      Rimase a guardare il pavimento per un istante con sguardo assente, mentre le dita stringevano distrattamente il bracciolo della sua sedia. Poi, senza sollevare lo sguardo, aggiunse: “L’ultima volta che l’ho sentita, stava sbrigando del lavoro d’ufficio e prendendo lezioni in un centro di formazione professionale. Questo accadeva alcuni anni fa. Sono rimasto scioccato nello scoprire quello che è diventata. Non ne avevo idea.”

      A quel punto si azzittì. Riley ebbe la sensazione che l’uomo avesse omesso di dire qualcosa, ma si disse che forse era tutto quello che sapeva. Dopotutto, che cosa avrebbe saputo dire lei della sua sorella maggiore, se qualcuno glielo avesse chiesto? Lei e Wendy avevano perso i contatti da lungo tempo, ed era come se non fossero affatto sorelle.

      Nonostante questo, percepiva qualcosa più del dolore nell’atteggiamento di Holbrook e ne era colpita in modo strano.

      Morley suggerì che Riley e Bill andassero con lui al reparto di Patologia Forense, dove avrebbero potuto dare un’occhiata al corpo. Holbrook annuì e disse che sarebbe stato nel suo ufficio.

      Mentre seguivano l’Agente Responsabile lungo il corridoio, Bill chiese: “Agente Morley, per quale ragione pensiamo di avere a che fare con un serial killer?”

      Morley scosse la testa. “Non sono certo che ci sia una ragione precisa” rispose. “Ma, quando Garrett ha scoperto la morte di Nancy, si è rifiutato di lasciar perdere. E’ uno dei nostri migliori agenti e ho provato ad andargli incontro. Ha tentato di indagare, ma non è arrivato da nessuna parte. La verità è che non è stato se stesso per tutto il tempo.”

      Riley aveva notato che Garrett sembrava essere terribilmente turbato. Forse più di quanto un agente esperto avrebbe dovuto essere per la morte di un parente. Aveva detto chiaramente che non erano in rapporti stretti.

      Morley condusse Riley e Bill nell’area di Patologia Forense, presentandoli al capo della squadra, la Dottoressa Rachel Fowler. La patologa aprì l’unità di refrigerazione, dov’era custodito il corpo di Nancy Holbrook.

      Riley trasalì leggermente al familiare tanfo della decomposizione, sebbene l’odore non fosse ancora troppo forte. Vide che la donna era bassa di statura e molto magra.

      “Non è stata a lungo in acqua” la Fowler disse. “La pelle stava appena cominciando a raggrinzirsi, quando è stata trovata.”

      La Dottoressa Fowler ne indicò i polsi.

      “Potete notare delle escoriazioni da corda. Sembra che fosse legata, quando è stata uccisa.”

      Riley notò dei segni sull’interno del gomito del cadavere.

      “Questi sembrano buchi da ago” disse Riley.

      “Giusto. Faceva uso di eroina. Immagino che ne stesse diventando dipendente.”

      A Riley sembrava che la donna fosse stata anoressica, il che poteva rafforzare la teoria della dipendenza formulata dalla Fowler.

      “Quel tipo di dipendenza non è tipica di una escort d’alto bordo” Bill intervenne. “Come sappiamo che cosa facesse?”

      Fowler gli porse un biglietto da visita laminato, conservato all’interno di un sacchetto di plastica per la raccolta delle prove. Vi era stampata una foto provocante della donna morta, il nome “Nanette” e le parole “Ishtar Escorts.”

      “Questo biglietto era su di lei, quando è stata trovata” la dottoressa spiegò. “La polizia si è messa in contatto con la Ishtar Escorts e ha scoperto il suo vero nome, e questo ha condotto subito all’identificazione della sorellastra dell’Agente Holbrook.”

      “Qualche idea di come sia morta di asfissia?” Riley chiese.

      “Ci sono dei lividi intorno al suo collo” la Fowler spiegò. “L’assassino deve averle messo un sacco di plastica sulla testa.”

      Riley osservò attentamente i segni. Era una sorta di gioco erotico finito male, o un omicidio volontario? Non era ancora СКАЧАТЬ