Oscurita’ Perversa . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Oscurita’ Perversa - Блейк Пирс страница 12

СКАЧАТЬ familiare. “Ma ho fatto molto di più che guardare in un abisso. Ci ho praticamente vissuto dentro. Mi ci sono quasi abituata. E’ come una seconda casa. E questo mi spaventa a morte, Mike. Uno di questi giorni potrei entrare nell’abisso e non uscirne mai più. E chissà chi potrei ferire o uccidere.”

      “Ecco” s’intromise Mike, poggiandosi allo schienale della sedia. “Forse stiamo arrivando da qualche parte.”

      Riley non ne era così sicura. E non si sentiva pronta a prendere la sua decisione.

      *

      Non molto tempo dopo, quando Riley entrò dalla porta d’ingresso, April scese le scale di corsa.

      “Oh, mamma, devi aiutarmi! Per favore!”

      Riley seguì April in cima alle scale, fino in camera sua. Sul letto c’era una valigia aperta e i vestiti erano tutti sparpagliati intorno.

      “Non so che cosa mettere in valigia!” la ragazza esclamò. “Non l’ho mai fatto prima!”

      Sorridendo alla mescolanza di panico ed euforia di sua figlia, Riley acconsentì ad aiutarla a preparare il bagaglio. April sarebbe partita l’indomani per una gita scolastica: avrebbe trascorso una settimana nella vicina Washington, DC, insieme ad un gruppo di studenti del corso avanzato di Storia Americana ed ai loro insegnanti.

      Quando Riley aveva firmato i permessi e pagato le spese extra per il viaggio, aveva avuto dei dubbi. Peterson aveva tenuto prigioniera April a Washington e, sebbene tutto si fosse svolto nella periferia della città, Riley temeva che la gita potesse far riemergere il trauma.

      Ma, in fin dei conti, sembrava che April si stesse comportando bene sia a scuola sia dal punto di vista emotivo. E il viaggio sarebbe stata una splendida opportunità.

      Mentre si prendevano in giro allegramente su che cosa mettere in valigia, Riley si accorse che si stava divertendo. Quell’abisso, di cui lei e Mike avevano parlato poco prima, sembrava distante. Aveva ancora una vita al di fuori di quell’abisso. Era una bella vita, e qualunque cosa decidesse di fare, era determinata a mantenerla.

      Mentre preparavano la valigia, Gabriela entrò nella stanza.

      “Señora Riley, il mio taxi sarà qui pronto, a momenti” disse, sorridendo. “Ho preparato la valigia e sono pronta. Le mie cose sono alla porta.”

      Riley aveva quasi dimenticato che Gabriela era in partenza. Visto che April sarebbe stata via, Gabriela aveva chiesto il permesso di andare a fare visita a dei parenti in Tennessee. Riley aveva acconsentito con gioia.

      Riley abbracciò Gabriela e disse:“Buen viaje.”

      Il sorriso di Gabriela scemò un po’, e la donna aggiunse:“Me preocupo.”

      “Sei preoccupata?” Riley le chiese sorpresa. “Perché, Gabriela?”

      “Per lei” la governante rispose. “Sarà tutta sola in questa nuova casa.”

      Riley scoppiò in una lieve risata. “Non preoccuparti, so badare a me stessa.”

      “Ma non è mai stata sola da quando così tante brutte cose sono accadute” aggiunse Gabriela. “Mi preoccupo.”

      Le parole di Gabriela destarono leggermente Riley. Erano vere. Dopo la disavventura con Peterson, almeno April era sempre stata presente. Poteva un vuoto oscuro e spaventoso aprirsi nella nuova casa? L’abisso si stava spalancando ora?

      “Starò bene” Riley disse. “Vai a goderti la tua famiglia.”

      Gabriela fece un ampio sorriso e diede una busta a Riley. “Era nella cassetta della posta” le disse.

      Gabriela abbracciò April, poi di nuovo Riley, e andò al piano di sotto ad aspettare il taxi.

      “Che cos’è, mamma?” chiese April.

      “Non lo so” rispose la madre. “Non è stato spedito.”

      Aprì la busta e trovò una tessera di plastica all’interno. Lettere decorative sulla tessera mostravano la scritta “Blaine’s Grill.” Sotto, lesse ad alta voce: “Cena per due.”

      “Immagino che sia una tessera regalo da parte del nostro vicino” disse Riley. “E’ un gesto carino da parte sua. Tu ed io possiamo andarci a cenare quando torniamo.”

      “Mamma!” April sbottò. “Non significa tu e io.”

      “Perché no?”

      “Sta invitando te a cena.”

      “Oh! Lo pensi davvero? Ma non c’è scritto così qui.”

      April scosse la testa. “Non essere stupida. Quell’uomo vuole uscire con te. Crystal mi ha detto che piaci a suo padre. E lui è davvero carino.”

      Riley si accorse che stava arrossendo per l’imbarazzo. Non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui qualcuno l’aveva invitata ad un appuntamento. Era stata sposata con Ryan per molti anni. Dal loro divorzio, si era concentrata sul rifarsi una vita nella sua nuova casa e sulle decisioni da prendere nel suo lavoro.

      “Stai arrossendo, mamma” osservò April.

      “Prepariamo le tue cose” borbottò Riley. “Ci penserò dopo.”

      Tornarono entrambe ad occuparsi dei vestiti. Dopo alcuni minuti di silenzio, April disse: “Sono un po’ preoccupata per te, mamma. Come ha detto Gabriela …”

      “Starò bene” la rassicurò la madre.

      “Davvero?”

      Piegando una camicetta, Riley non era certa di come rispondere. Senz’altro, di recente aveva affrontato degli incubi peggiori di una casa vuota; tra le altre cose, psicopatici assassini l’ossessionavano con catene, bambole e fiamme ossidriche. Ma quei demoni interiori potevano liberarsi, quando sarebbe stata da sola? Improvvisamente, una settimana cominciò a sembrarle un lungo periodo. E la prospettiva di dover decidere se uscire oppure no con l’uomo della porta accanto sembrava spaventosa, in un certo senso.

      Ce la farò, si disse.

      Inoltre, poteva contare anche su un’altra opzione. Ed era giunto il momento di prendere una decisione una volta per tutte.

      “Mi hanno chiesto di lavorare ad un caso” Riley disse ad April. “Dovrei andare subito in Arizona.”

      April smise di piegare i vestiti e guardò sua madre.

      “Allora ci andrai, non è vero?” le chiese.

      “Non lo so, April” la donna rispose.

      “Che cosa c’è da sapere? E’ il tuo lavoro, giusto?”

      Riley guardò la figlia negli occhi. I momenti difficili tra loro sembravano davvero appartenere al passato. Da quando erano entrambe sopravvissute agli orrori inflitti da Peterson, avevano creato tra loro un nuovo legame.

      “Stavo pensando di non tornare al lavoro sul campo” disse Riley.

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