Il Killer Dell’orologio . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Il Killer Dell’orologio - Блейк Пирс страница 12

СКАЧАТЬ sedette e fece alcuni brevi respiri per calmarsi.

      Poi, inviò un sms ad April.

      Faresti meglio a tornare subito a casa.

      Trascorsero solo pochi secondi, prima di ottenere una risposta.

      OK. Sto arrivando. Mi dispiace, mamma.

      Riley sospirò. April sembrava star bene ora. Probabilmente lo sarebbe stata per un po’. Ma qualcosa non andava.

      Che cosa le stava succedendo?

      CAPITOLO CINQUE

      Nel suo rifugio scarsamente illuminato, Scratch correva freneticamente avanti e indietro tra le centinaia di orologi, provando a preparare ogni cosa. Mancavano pochi minuti a mezzanotte.

      “Sistema quello con il cavallo!” il nonno gridò. “E’ di un minuto indietro!”

      “Lo faccio subito” rispose Scratch.

      Sapeva che sarebbe stato punito comunque, ma sarebbe andata decisamente peggio se non avesse preparato tutto in tempo. In quel momento, aveva le mani piene degli altri orologi.

      Sistemò quello con l’incurvatura formata da fiori metallici, che aveva finito per restare indietro di ben cinque minuti. Poi, aprì un pendolo e spostò la lancetta dei minuti solo un po’ più a destra.

      Fu il turno del grande orologio con in cima delle corna di cervo. Spesso restava indietro, ma ora sembrava a posto. Infine, fu in grado di sistemare quello con il cavallo rampante. Anche questa era una cosa positiva. Era indietro di ben sette minuti.

      “Questo basterà” il nonno brontolò. “Sai che cosa fare dopo.”

      Scratch andò obbedientemente al tavolo e tirò su la frusta. Era un gatto a nove code, e il nonno aveva iniziato a picchiarlo, quando lui era troppo giovane per ricordare.

      Si recò verso la fine del covo, dove era posizionata una recinzione metallica; al di là c’erano le quattro ragazze catturate, senza alcun mobile ad eccezione di brande di legno senza materassi. Un armadio, dietro di loro, era la loro latrina. Il tanfo aveva cessato di infastidire Scratch molto tempo prima.

      La donna irlandese che lui aveva preso due notti fa lo stava osservando attentamente. Dopo la loro lunga dieta a base di briciole ed acqua, le altre erano straziate e stanche. Due di esse raramente facevano qualcosa d'altro se non piangere e lamentarsi. La quarta era seduta sul pavimento accanto alla recinzione, raggrinzita e cadaverica. Non esprimeva alcun suono. Sembrava a malapena viva.

      Scratch aprì la porta della gabbia. L’irlandese si fece avanti, provando a fuggire. Scratch la colpì brutalmente al volto con la frusta e la donna rinunciò, tornando indietro. La frustò più volte sulla schiena. Sapeva - per esperienza - che le avrebbe fatto molto male, persino attraverso la camicetta stracciata, specialmente quando avesse colpito sui lividi e sui tagli che già le aveva procurato.

      Poi un frastuono riempì l’aria: tutti gli orologi si misero a suonare la mezzanotte. Scratch sapeva che cosa doveva fare ora.

      Mentre il frastuono continuava, tornò rapidamente dalla ragazza più debole e più magra, quella che sembrava a malapena viva. Lei lo guardò con una strana espressione. Era l’unica che era stata lì abbastanza a lungo da sapere che cosa l’uomo stava per fare. Sembrava quasi che lei fosse pronta per quello, forse gliene era persino grata.

      L’uomo non ebbe esitazioni.

      Si accovacciò accanto a lei, e le spezzò il collo.

      Mentre la vita lasciava il suo corpo, lui stette a guardare un antico orologio intarsiato, appeso proprio di fronte alla recinzione. Una Morte scolpita a mano decorava la parte anteriore e posteriore dell’orologio: indossava un manto scuro con cappuccio, da cui emergeva un sorridente volto scheletrico ed appariva intenta ad abbattere cavalieri, re, regine e plebei. Era l’orologio preferito di Scratch.

      Il rumore circostante scemò lentamente. Presto, non ci fu più alcun suono ad eccezione del coro di lancette ticchettanti e dei singhiozzi delle donne sopravvissute.

      Scratch prese la ragazza morta sulle spalle. Era leggera come una piuma, tanto che non fece alcuno sforzo. Aprì la gabbia e ne uscì, richiudendola dietro di sé.

      Sapeva che era giunto il momento.

      CAPITOLO SEI

      Davvero una buona interpretazione, pensò Riley.

      La voce di Larry Mullins tremava un po’. Dopo aver letto la dichiarazione, preparata per la commissione, chiamata a decidere della sua richiesta di libertà condizionale, e per le famiglie delle vittime, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.

      “Ho avuto quindici anni di tempo per ricordare quello che ho fatto” disse Mullins. “Non passa un giorno in cui non sia pieno di rimorso. Non posso tornare indietro e cambiare quello che è successo. Non posso riportare Nathan Betts e Ian Harter in vita. Ma ho davanti degli anni, in cui potrei dare un significativo contributo alla società. Per favore, datemi una possibilità di farlo.”

      Mullins si sedette. Prese il fazzoletto, che gli aveva porto il suo avvocato, e fece per asciugarsi le lacrime ma Riley non ne vide sgorgare.

      Il consigliere relatore e il coordinatore parlottarono tra loro. Altrettanto fecero i membri della commissione per la libertà condizionale.

      Riley sapeva che presto sarebbe stato il suo turno di testimoniare. Intanto, studiò il volto di Mullins.

      Lei lo ricordava bene, e non le parve molto cambiato.

      Anche a suo tempo si era presentato bene ed aveva parlato appropriatamente, con una sincera aria d’innocenza intorno a sé. Se ora si era indurito, nascondeva tutto dietro la sua espressione di dolore. A quei tempi, aveva lavorato come tata.

      Riley fu molto colpita da quanto poco fosse invecchiato. Aveva venticinque anni quando era finito in prigione. Aveva ancora la stessa espressione, amabile e giovanile, di allora.

      Lo stesso non valeva per i genitori delle vittime. Le due coppie sembravano essere prematuramente invecchiate, e distrutte nello spirito. Il cuore di Riley doleva per tutti i loro anni di dolore e dispiacere.

      Avrebbe voluto fare qualcosa di buono per loro sin dal principio. Così come il suo primo partner, Jake Crivaro. Quello era stato uno dei primi casi di Riley, come agente, e Jake si era rivelato un buon mentore.

      Larry Mullins era stato arrestato per l’omicidio di un bambino in un parco giochi. Durante le loro indagini, Riley e Jake scoprirono che un altro bambino era morto in circostanze quasi identiche, mentre era affidato a Mullins in una diversa città. Entrambi erano stati soffocati.

      Quando Riley aveva arrestato Mullins, gli aveva letto i suoi diritti e lo aveva ammanettato, l’uomo aveva ostentato una espressione sorridente e compiaciuta; aveva fatto tutto tranne che ammettere la sua colpa.

      “Buona fortuna” era arrivato a dirle sarcasticamente.

      In effetti, le cose in un primo momento erano andate male per Riley e Jake, fin da quando l’uomo era stato messo agli arresti. Lui aveva fermamente negato di aver СКАЧАТЬ