Название: Una Ragione per Temere
Автор: Блейк Пирс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Современные детективы
Серия: Un Mistero di Avery Black
isbn: 9781640293076
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“Beh, lo sai che non mi dispiace se vuoi parlarmene,” disse Avery. “Sono sempre disposta ad ascoltarti. O a parlare. O a darti una mano a mandare a quel paese chi ti sta dando fastidio. Con il mio lavoro… sei praticamente l’unica amica che ho.” Dentro di sé sussultò per quanto sembrasse patetico ma ormai era troppo tardi per ritirarlo.
“Questo lo so, mamma,” rispose Rose. Poi con un sogghigno aggiunse: “E non riesco a dirti quanto sia triste.”
Scoppiarono insieme a ridere ma segretamente, Avery era meravigliata da quanto la figlia somigliasse a lei in quel momento. Non appena la conversazione si faceva troppo intima o personale, Rose tendeva a interromperla con il silenzio o una battuta. In altre parole, tale madre tale figlia.
Nel mezzo della loro risata, una cameriera minuta e carina si avvicinò, la stessa che aveva preso i loro ordini e aveva portato i caffè. “Un altro giro?” chiese.
“Per me no,” rispose Avery.
“Neanche per me,” aggiunse Rose. Poi si alzò mentre la cameriera si allontanava. “In realtà devo cominciare ad andare,” spiegò. “Ho quell’incontro con il consigliere scolastico tra un’ora.”
Quella era un’altra faccenda su cui Avery aveva paura di dire la cosa sbagliata. Era emozionata che Rose avesse finalmente deciso di andare al college. A diciannove anni, si era preparata e aveva preso appuntamento con i consiglieri del community college di Boston. Da quello che ne capiva Avery, significava che era pronta a fare qualcosa della sua vita ma non era del tutto disposta ad abbandonare certe cose familiari, tra cui, potenzialmente, un rapporto teso ma che poteva essere aggiustato con la madre.
“Poi chiamami per farmi sapere come è andata,” disse Avery.
“Lo farò. Grazie ancora, mamma. È stato incredibilmente divertente. Dovremo rifarlo, una volta o l’altra.”
Avery fece un cenno mentre la guardava allontanarsi. Mandò giù l’ultimo sorso di caffè e si alzò, radunando le quattro borse della spesa vicine alla sedia. Dopo essersele infilate tutte in spalla, uscì dal locale e si diresse verso l’auto.
Quando il telefono squillò, fu decisamente complicato riuscire a rispondere con tutte le borse addosso. In realtà si sentiva sciocca con quelle cose. Non era mai stata una di quelle donne a cui piaceva fare shopping. Ma era stato un ottimo modo per legare con Rose, ed era quello che contava.
Dopo aver spostato le borse su una spalla, riuscì finalmente a raggiungere il cellulare nella tasca all’interno del cappotto.
“Avery Black,” disse.
“Black,” rispose la voce secca e sempre burbera del supervisore della squadra Omicidi dell’A1, Dylan Connelly. “Dove sei in questo momento?”
“Nel Leather District,” disse. “Che succede?”
“Ho bisogno di te al Charles River, appena fuori città vicino a Watertown, il più rapidamente possibile.”
Lei sentì il tono della sua voce, l’urgenza, e il cuore le perse un colpo.
“Che cosa è?” chiese, quasi avendo paura a chiederglielo.
Ci fu una lunga pausa, seguita da un sospiro.
“Abbiamo trovato un corpo sotto il ghiaccio,” spiegò Connelly. “E questo devi vederlo per crederci.”
CAPITOLO DUE
Avery arrivò sulla scena esattamente trentasette minuti più tardi. Watertown, Massachusetts, a circa trenta chilometri dai confini cittadini di Boston, era solo una delle numerose città che condividevano il Charles River con la capitale. La Watertown Dam era a monte rispetto al Watertown Bridge. La zona intorno alla diga era per lo più rurale, proprio come la scena del crimine davanti a cui stava parcheggiando in quel momento. Secondo le sue stime la diga era a una ventina di chilometri di distanza, dato che ne mancavano ancora sei per la città di Watertown.
Arrivata lungo il fiume, Avery passò sotto una lunga striscia di nastro che segnalava la scena del crimine. La zona era piuttosto ampia e il nastro formava un enorme rettangolo a partire da due alberi lungo la riva fino a due pali di metallo che la polizia aveva infilato nel ghiaccio solido del fiume. Connelly era sulla riva e parlava con altri due agenti. Sul fiume, una squadra di tre persone era chinata sulla lastra gelata e vi guardava all’interno.
Oltrepassò Connelly e lo salutò con un cenno della mano. Lui lanciò un’occhiata all’orologio, fece uno sguardo colpito e le segnalò di andare avanti con un gesto.
“La Scientifica ti aggiornerà,” disse.
A lei andava bene. Anche se stava imparando ad apprezzare sempre di più Connelly con ogni caso, era comunque meglio preso in piccole dosi. Avery si avviò sul ghiaccio, chiedendosi se quelle poche volte in pista durante la sua infanzia le sarebbero tornate utili. A quanto pareva però, le sue abilità erano ormai svanite. Camminò lentamente, stando attenta a non scivolare. Odiava sentirsi vulnerabile e non del tutto in controllo, ma quel maledetto ghiaccio era troppo scivoloso.
“Va tutto bene,” disse uno dei tre membri della Scientifica, notandola avvicinarsi a loro. “Hatch è cascato sul culo ben tre volte per arrivare in qui.”
“Chiudi il becco,” replicò un altro membro della squadra, probabilmente Hatch.
Alla fine Avery arrivò al punto dove gli uomini della Scientifica erano riuniti. Erano chinati in avanti, a guardare dentro un’area del ghiaccio tagliata di netto. Al di sotto, vide il corpo nudo di una donna. Sembrava sulla ventina. Pallore e pelle parzialmente congelata a parte, era decisamente attraente. Bellissima, addirittura.
La Scientifica era riuscita ad agganciare il corpo sotto le braccia con dei pali di plastica. L’estremità di ogni palo era semplicemente incurvata a formare una U, ed era ricoperta di una specie di cotone. Alla destra del ghiaccio spezzato, una coperta isotermica aspettava il corpo.
“Ed è stata trovata così?” chiese Avery.
“Già,” disse l’uomo che supponeva si chiamasse Hatch. “Da dei bambini, niente meno. La madre ha chiamato il dipartimento locale di polizia e un’ora e quindici minuti più tardi, eccoci qui.”
“Tu sei Avery Black, giusto?” domandò il terzo membro.
“Esatto.”
“Devi dare un’occhiata prima che la tiriamo fuori?”
“Sì, se non vi dispiace.”
I tre fecero un passo indietro. Hatch e l’uomo che lo aveva preso in giro per essere caduto sul sedere tennero stretti i pali di plastica. Avery si avvicinò leggermente; le sue dita dei piedi erano a meno di quindici centimetri dal ghiaccio rotto e dall’acqua.
La lastra spezzata le permise di vedere la donna dalla fronte fino alle ginocchia. Sembrava quasi una figura di cera. Avery sapeva che probabilmente era per via della temperatura estrema, ma c’era qualcos’altro nella sua perfezione. Era incredibilmente magra, forse appena sopra i 45 chili. Il suo volto stava assumendo una sfumatura di blu ma a СКАЧАТЬ