Una Bolla Fuori Dal Tempo. Andrea Calo'
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Название: Una Bolla Fuori Dal Tempo

Автор: Andrea Calo'

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Зарубежные любовные романы

Серия:

isbn: 9788873042877

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СКАЧАТЬ serata. In quella stessa serata, però, avevo incontrato un uomo che era riuscito a scaldarmi il cuore. Un talk show trasmesso in televisione riempiva la stanza di parole, lo guardai con poco interesse mentre sorseggiavo la mia tazza di caffè. La mia mente vagava su quello che avrei visto e vissuto nel Wallowa, m’interrogavo sulla reale esistenza della casa che cercavo. Di certo, se non l’avessi trovata, sarei rimasta molto delusa da me stessa e me ne sarei ritornata a casa a mani vuote, forzandomi a cancellare per sempre quelle immagini che da sempre avevano popolato la mia mente e i miei pensieri. Ricercai nella mia memoria visiva i tasselli per ricostruire l’immagine di John e apprezzai tutto quello che aveva fatto per me. Solo adesso che se n’era andato via, lasciandomi da sola in quella stanza, riuscivo a esprimere tutta la mia gratitudine. Aveva preso una perfetta sconosciuta in aeroporto e le aveva offerto il suo aiuto, i suoi servizi, senza pretendere nulla in cambio. Almeno fino a quel momento. Mi chiedevo ancora se quell’uomo fosse reale oppure un frutto della mia immaginazione. Eppure l’emozione che avevo provato mentre mi baciava la mano era reale, fisica. Decisi di non pensarci più. Se ero giunta nella stanza di quell’hotel di Portland, qualcuno o qualcosa doveva avermici portata. Pazza si, potevo anche accettare di esserlo, ma non potevo esasperare le mie fantasie al punto da generare ipotesi e pensieri assurdi. Mi spogliai ed entrai in bagno, buttandomi sotto la doccia che versava acqua molto calda, quasi fumante. Incrociai la mia immagine riflessa nello specchio di fronte a me, ampiamente offuscato ai bordi dal vapore caldo prodotto dall’acqua della doccia. Si era creata una cornice intorno al mio corpo e potevo ammirare le mie fattezze e i seni turgidi come se stessi ammirando un quadro. Vidi che ero oggettivamente una bella donna. “Si, sei una bella donna Kate”, mi suggerì il mio orgoglio di donna, facendomi disegnare un bel sorriso fiero sulle mie labbra chiuse. La doccia tolse via la stanchezza della giornata dal mio corpo, rilassando i miei muscoli mentre l’acqua calda scorreva lungo i miei fianchi e solcava la mia schiena. Mi sfiorai con la mano mentre la mente andava a John, l’uomo di quella sera, e fui subito pervasa da un brivido caldo che mi fece sussultare dal piacere. Il mio corpo rispondeva bene agli stimoli del sesso, anche se ancora non ero riuscita a provare il vero piacere con un uomo. Io sola conoscevo bene me stessa al punto da prendermi cura del mio corpo proprio come meritava. Subito dopo mi sentii rilassata e distesa, soddisfatta nel corpo e nella mente per ciò che avevo appena fatto. Indossai il mio pigiama e m’infilai sotto le coperte. In televisione il talk show proseguiva con i suoi dialoghi, tra le forti grida dei litigiosi partecipanti e le risate del pubblico, mentre il presentatore tentava invano di riprendere il controllo di una situazione che sembrava ormai essergli sfuggita completamente di mano. Senza rendermene conto, in pochissimo tempo caddi in un sonno profondo.

      CAPITOLO 4

      Bastardo! Sei un lurido bastardo, si! Io ti ho donato il mio amore e te lo sei preso insieme al mio corpo. Tu ti sei preso tutto di me, anche la mia anima. E ora non hai la forza di accettarmi per quello che sono e che ti ho dato, ti nascondi dietro le scuse più ignobili e lo chiami “frutto del peccato”! Ti ho detto di scegliere, ma devi farlo adesso, non sono più disposta ad accettare più nulla e nessuno! Devi scegliere tra noi due, e che sia la tua scelta per sempre. Mi stai costringendo a odiarti, sei un vigliacco. Non meriti il mio amore e se non prendi una decisione, non lo avrai più! Vattene via, via! Libera i miei occhi e la mia vita dalla tua scomoda presenza, vattene via per sempre. Non ti voglio più vedere, mai più! Ho creduto in te e tu mi hai annientato, mi sono umiliata davanti alla mia famiglia, alla mia gente, per te. E tu in cambio hai calpestato quel poco di onore che ancora mi era rimasto e hai spazzato via le briciole di orgoglio di donna che ancora difendevo a denti stretti, dopo aver scelto di stare con te. Vai da lei allora! Vattene… Vai via subito! Sei morto per me, ora e per sempre! Lurido bastardo!

      Nella notte spalancai gli occhi, ero madida di sudore. Sentivo il caldo avvolgermi completamente, in tutto il corpo. Guardai la sveglia, erano passate le tre di notte solo da pochi minuti. La televisione era rimasta accesa, stava trasmettendo un concerto rock degli anni ottanta. Nella stanza dominavano i bagliori di luce intermittente delle lampade psichedeliche, inquadrate dalle telecamere e rivolte al palco sul quale quei cantanti impazziti si stavano esibendo. La musica era interrotta ogni tanto da qualche sordo clacson delle auto che ancora passavano sulla strada, sotto l’hotel. Mi alzai e mi affacciai alla finestra per guardare fuori, oltre le tende. Non mi aspettavo un simile caos a quell’ora della notte, lo trovai molto strano, atipico per un giorno di mezza settimana in una via piuttosto periferica rispetto al centro città.

      «Che assurda frenesia!», sussurrai a me stessa mentre chiudevo a fatica le tende oscuranti della finestra, che opponevano una certa resistenza allo scorrimento dei ganci sul binario. Ritornai nel mio letto per cercare di recuperare il sonno interrotto. Mi giravo continuamente su me stessa, come si gira la salsiccia di un hot dog sulla piastra incandescente per evitare che si bruci, da una parte all’altra, ma proprio non riuscivo a riaddormentarmi. Ero agitata, ma che cosa fosse a tenermi in quello stato proprio non riuscivo a capirlo.

      «Cerca di dormire Kate, dannazione! Domani sarà una lunga e dura giornata!», mi rimproveravo ad alta voce, convinta che le parole avessero maggiore forza rispetto ai pensieri. E più lo facevo, più sentivo l’eccitazione per qualche cosa d’impalpabile crescere e farsi prepotentemente spazio nel mio corpo e nella mia mente, prendendosi gioco di me. Che cosa stava facendo John in quel momento? “Dormire” sarebbe stata la risposta più ovvia, ma anche la meno interessante. Forse stava pensando a me? O forse aveva una donna con lui nel suo letto in quel momento? Non mi aveva parlato di una sua famiglia, sapevo solo che si era separato. Oppure era un donnaiolo, un uomo alla ricerca di una donna nuova per ogni notte. Io forse figuravo come una sua possibile preda per quella sera, ma gli era andata male! Accennai un timido sorriso compiaciuto, ma subito capii che avevo torto.

      «Domani vedremo come andranno le cose, ora dormi», mi rassicurai invitandomi a rilassarmi. Pian piano la morsa di calore soffocante aveva liberato il mio corpo, permettendo alla mia pelle di rinfrescarsi e al sudore di asciugarsi, fino a scomparire completamente. Mi sentivo più tranquilla, più rilassata. Pensare a quell’uomo, nel bene o nel male che fosse, mi portava serenità. E con questo pensiero ancorato nella mia mente e la sua immagine vividamente accesa davanti ai miei occhi, il mio corpo permise al sonno di venire a riprendermi, per poi rilasciarmi quando la luce naturale del giorno cominciò a filtrare attraverso le tende, rimaste solo semichiuse nella notte. Un raggio di sole, simile a una spada fatta di sola luce, ricopriva il pavimento della stanza, attraversandola completamente da un lato all’altro. Erano passate le sette del mattino da un bel po’ e dovevo ancora sistemarmi prima di scendere nella hall per la colazione, dove avrei rivisto John. Entrai in bagno e mi guardai allo specchio, ora libero dalle tracce di vapore formatesi la sera prima. I miei occhi erano gonfi, non avrei offerto una bella immagine della mia persona in quelle condizioni, me ne resi subito conto. Cercai di coprire quella deformità con il trucco ma il risultato alla fine fu solo parziale, davvero scarso. Non potevo farci nulla, come già accadutomi altre volte, il gonfiore sarebbe andato via da solo durante la giornata. Avevo una certa esperienza a riguardo. Ma perché proprio quel giorno, accidenti? John avrebbe riso di me, si sarebbe meravigliato dei miracoli che le luci ombrose della sera possono compiere sull’immagine di una donna imperfetta. Eppure la sera prima i miei occhi mi vedevano così bella! Trovai la soluzione, avrei proposto una generosa scollatura. Avrei usato le mie armi migliori per distogliere il suo sguardo dai miei occhi, per valorizzare qualcosa che fosse più attraente e immediato per lui! In fin dei conti era un uomo, doveva apprezzare le fattezze di una donna. Strinsi quindi i miei seni tra le mani per unirli. Davvero niente male Kate! Infilai una maglia di cotone elasticizzato, senza reggiseno, molto aderente e con una scollatura davvero generosa. Era l’unica che avevo, era di colore rosa. Mi precipitai in bagno per osservarmi e apportare gli eventuali opportuni ritocchi. “Sei perfetta Kate, sei davvero una bomba!” pensai, fiera di me e di possedere un corpo come quello. Io stessa non guardai più i miei occhi, passati ormai in secondo piano. Finii di vestirmi in fretta e dopo un ultimo attento esame davanti allo specchio mi sentivo pronta. Presa la chiave della stanza, mi catapultai in corridoio, diretta verso gli ascensori. La serratura di sicurezza sulla porta della stanza s’inserì automaticamente subito dopo la chiusura della porta alle mie spalle. L’ascensore impiegò qualche secondo prima di giungere al mio piano e quando СКАЧАТЬ