Название: Il Killer della Rosa
Автор: Блейк Пирс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Современные детективы
Серия: Un Mistero di Riley Paige
isbn: 9781632915757
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“Mostrami quello che hai” disse.
L'uomo sparse i rapporti e le fotografie sul tavolo.
“Ricordi il caso Daggett?” le chiese. “Avevi ragione. L'assassino non aveva finito”.
Lui vide i suoi occhi spalancarsi, mentre si posavano sulle fotografie. Lunghi istanti trascorsero in silenzio, mentre lei studiava intensamente quei documenti. Bill si chiese se questo sarebbe bastato a farla tornare e se sarebbe mai accaduto.
“Allora, che cosa ne pensi?” le chiese infine.
Ancora silenzio. La donna non distoglieva lo sguardo dalle immagini.
Finalmente, sollevò gli occhi e, quando lo fece, lui fu stupito di scorgere delle lacrime sul volto della partner. Non l'aveva mai vista piangere prima, nemmeno nei casi peggiori, oppure quando era vicino ad un cadavere. Questa non era decisamente la Riley che conosceva. Quell'assassino le aveva fatto qualcosa, molto più di quanto lui sapesse.
Un singhiozzo le morì in gola.
“Ho paura, Bill” lei disse. “Così tanta paura. Continuamente. Di tutto.”
A Bill si spezzò il cuore, vedendola in quello stato. Si chiese dove fosse andata la vecchia Riley, la sola persona su cui poteva sempre contare, quella che era più forte di lui, la roccia a cui potersi sempre affidare in caso di difficoltà. Gli mancava più di quanto riuscisse a dire.
“Lui è morto, Riley” le disse, nel tono di voce più convinto che riuscisse ad emettere. “Non può più farti del male.”
Lei scosse la testa.
“Questo non puoi saperlo.”
“Certo che lo so” le rispose. “Hanno trovato il suo corpo dopo l'esplosione.”
“Non sono riusciti a identificarlo” lei chiarì.
“Tu sai che era lui.”
Lei piegò il viso in avanti, e lo coprì con una mano, mentre piangeva. Lui le tenne l'altra mano, dall'altra parte del tavolo.
“Questo è un nuovo caso” le disse. “Non ha nulla a che fare con quanto ti è accaduto.”
La donna scosse la testa.
“Non importa.”
Lentamente, mentre piangeva, lei si tirò su e gli passò i documenti, distogliendo lo sguardo.
“Mi dispiace” disse, abbassando lo sguardo, immobile se non per una mano tremante. “Penso che tu debba andare” aggiunse poi.
Bill, scioccato e rattristato, raccolse i documenti. Neanche in un milione di anni, si sarebbe aspettato un epilogo simile.
Bill restò seduto lì per un istante, lottando contro le sue stesse lacrime. Infine, dette una leggera pacca alla mano di Riley e si alzò, dirigendosi all'uscita. Aprile era ancora seduta in soggiorno, con gli occhi chiusi, scuotendo la testa a ritmo di musica.
Riley restò seduta a piangere al tavolo da picnic, dopo che Bill se n'era andato.
Credevo di stare bene, pensò.
Voleva davvero stare bene, per Bill. E credeva di essere perfettamente in grado di farcela. Star seduti in cucina a parlare di frivolezze andava bene. Poi, erano usciti fuori e quando lei aveva visto i documenti, aveva pensato che anche quello le sarebbe andato bene. Più che bene, davvero. Si stava facendo trascinare. La sua vecchia voglia di lavorare stava riemergendo, voleva tornare in campo. Stava categorizzando naturalmente, pensando a quegli omicidi quasi identici come un puzzle da risolvere, quasi come se fosse parte di un gioco astratto e intellettuale. Andava fin troppo bene. Il suo psicologo le aveva detto che avrebbe dovuto fare proprio così se intendeva tornare a lavoro.
Ma poi, per qualche ragione, il puzzle intellettuale aveva svelato la sua vera natura, mostrandosi come una tragedia umana mostruosa, in cui due donne innocenti erano morte in un'agonia di dolore e terrore. E, poi, si era improvvisamente chiesta: E' stato tremendo per loro come lo è stato per me?
In quel momento fu presa da panico e paura. E imbarazzo, vergogna. Bill era il suo partner e il suo migliore amico. Gli doveva davvero tanto. Era stato al suo fianco nelle ultime settimane, quando nessun altro lo avrebbe fatto. Non sarebbe sopravvissuta in ospedale senza di lui. L'ultima cosa che voleva, era che lui la vedesse ridotta in uno stato di impotenza.
Lei sentì April gridare dalla porta con zanzariera posteriore.
“Mamma, dobbiamo mangiare subito o farò tardi.”
La donna sentì il bisogno di gridarle: “Preparati da sola la colazione!”
Ma non lo fece. Era più che esausta per le sue battaglie con April. Aveva smesso di lottare.
Si alzò da tavola, e tornò in cucina. Staccò un foglio di carta assorbente dal rotolo, e lo usò per asciugarsi le lacrime e soffiarsi il naso, poi si preparò a cucinare. Provò a rammentare le parole del suo psicologo: Anche le operazioni di routine comporteranno molto sforzo volontario, almeno per un po'. Doveva fare le cose un piccolo passo alla volta.
Innanzitutto, tirò fuori un po' di cose dal frigorifero: il cartone delle uova, la confezione di pancetta, il burro, il vasetto di marmellata, perché ad April piaceva, anche se a lei no. E poi, mise sei strisce di pancetta in una padella, accendendo il gas.
Si scoprì a fissare la fiamma gialla e blu. Chiuse gli occhi, e tutto le tornò alla mente.
Riley era all'interno di un cunicolo stretto, sotto una casa, in una piccola gabbia improvvisata. La torcia al propano era la sola luce che ogni tanto compariva. Trascorreva la gran parte del tempo nel buio completo. Il pavimento del cunicolo era sporco. Le assi del pavimento sopra di lei erano così basse, che riusciva a malapena a stare accucciata.
L'oscurità era totale, persino quando lui apriva una porticina e si accucciava nel cunicolo con lei. Non riusciva a vederlo, ma lo sentiva respirare e grugnire. L'uomo apriva la gabbia, e ci entrava dentro.
E poi, accendeva quella torcia. Lei poteva vedere il suo volto crudele e orrendo a quella luce. Le dava da mangiare un piatto di cibo disgustoso. Se lei si avvicinava per prenderlo, le puntava la fiamma. La donna non poteva mangiare senza venire bruciata …
Lei aprì gli occhi. Le immagini erano meno vivide con gli occhi aperti, ma non riusciva a scacciare dalla mente quella scia di ricordi. Continuò meccanicamente a preparare la colazione, col corpo completamente inondato dall'adrenalina. Si sedette semplicemente a tavola, quando di nuovo la figlia le gridò qualcosa.
“Mamma, quanto ci vorrà ancora?”
La donna sobbalzò e il piatto le scivolò dalle mani, cadde sul pavimento e si frantumò.
“Che cosa è successo?” April gridò, apparendo accanto a lei.
“Niente” Riley le rispose.
La mamma pulì il disastro causato, e insieme ad April si sedette a consumare la colazione; l'ostilità silenziosa era palpabile come sempre. Riley voleva porre fine a quel ciclo, avvicinarsi ad April per dire: April, sono io, la СКАЧАТЬ