Название: Scherzi Del Sonno
Автор: Marco Fogliani
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Зарубежное фэнтези
isbn: 9788873042983
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"Certamente", pensai tra me, "se mi mancano solo dieci giorni di vita a che mi serve accumulare ferie? Meglio consumarle tutte, finché posso."
Ebbi un attimo di terrore vedendolo con la penna in mano in procinto di scrivere su un foglio di carta intestata. Temevo il solito numero; e invece mi prescrisse ulteriori accertamenti, più che altro per scrupolo. E delle gocce per aiutarmi a dormire, se mai avessi voluto dormire.
La visita del medico ebbe comunque un effetto molto positivo: non ci furono più altri sogni ambientati nel suo studio. Poteva essere un indizio interessante da riferire allo psicologo nel caso, ormai sempre più probabile, avessi deciso di consultarne uno.
Chi invece quella notte non mancò di presentarsi puntuale in sogno furono Michele e suo padre. Avevo quasi dimenticato: l'indomani era giorno di estrazione. Appena vidi Michele mi ricordai con dispiacere di non aver preparato carta e penna sul comodino. Non fa niente, pensai, mi sarei concentrato al massimo sui numeri, per cercare di memorizzarli, e su Michele, per capire quale fosse il momento giusto per svegliarmi. Ma valeva la pena tutto questo sforzo? L'avrei fatto non certo per me, ma per mia madre: volevo lasciarle un bel gruzzoletto prima di venirle a mancare, in modo che potesse affrontare la vecchiaia con qualcosa in più della sua sola pensione.
Così assistetti alla solita scena: la grande carta da gioco col primo numero, la seconda, la terza. A quel punto mi voltai verso Michele che era già sparito, segno che era il momento giusto per destarmi anch'io e trascrivere i numeri; ma non riuscii ad evitare la tentazione di guardare la quarta carta che si stava alzando, novantasette. E quando appena dopo, sveglio, presi carta e penna, mi resi conto che i tre numeri fortunati li ricordavo appena, ma il quarto, quello disgraziato, non sarei mai riuscito a togliermelo dalla testa.
L'indomani per me fu una gran fatica uscire per andare alla ricevitoria. Mi sentivo molto debole, e davvero non l'avrei fatto se non fosse stato per mia madre, a cui non potevo neanche dire niente per non darle dispiacere.
Il bar di Giulio era di strada. Così per curiosità mi affacciai e chiesi di Michele; ma di lui nessuno sapeva niente. Non potei però fare a meno di notare quello che era scritto sulla lavagnetta dietro alla cassa: "I numeri fortunati di oggi sono tratti da Amico Lotto." Poi due numeri, di cui però soltanto uno era giusto. Strano, pensai lì per lì; ma in realtà, ripensando a quanto aveva detto Michele, tutto tornava perfettamente.
Per aumentare la vincita giocai i tre numeri su una sola ruota: quella di Roma, su cui avevo vinto la volta prima. Mi sembrava di ricordare che così faceva Michele: sempre la stessa ruota, anche se non mi aveva detto quale. E in effetti la scelta era quella giusta: azzeccai di nuovo il terno, stavolta con una vincita molto superiore. Peccato che, come scoprii solo dopo, per importi così elevati la procedura di riscossione era molto più lunga e complessa. Mia madre avrebbe dovuto aspettare e forse, senza di me, avere quei soldi le sarebbe stato molto più difficile.
Degli ultimi giorni "prima che tutto finisse" ho pochi ricordi, confusi e sbiaditi. Rimasi a casa per giorni sdraiato sul letto, debole e spento. Non trovavo differenze tra il giorno e la notte, passavo le ore sveglio e con la testa vuota, e i sogni venivano così, all'improvviso, continuando a portare l'assillo di un numero che diventava sempre più piccolo.
Ricordo solo mia madre che veniva a portarmi da mangiare, a implorarmi di farmi forza, nutrirmi, rimettermi in sesto. Ricordo di essermi opposto decisamente alla sua proposta di andare in ospedale per farmi le analisi prescritte. Avevo anche rimosso la mia intenzione di vedere uno psicologo.
Ricordo di aver chiesto a mia madre se la mia ragazza mi aveva cercato, e di aver ricevuto a questa domanda una risposta affermativa piena di amore e pietà materna, ma palesemente non veritiera. Non si fece vedere. Peggio per lei, pensavo: quando sarò morto verrà perseguitata dal rimorso.
Ricordo il mio medico nella mia stanza, e un'infermiera che armeggiava con le flebo e le mie braccia. La mia risposta agli stimoli esterni doveva essere pressoché nulla: quasi un vegetale. E anche i miei sogni mi coinvolgevano sempre meno. Il padre di Michele mi diede i suoi numeri un'altra volta, ma l'idea di giocarli non mi sfiorò nemmeno. Feci attenzione solo al quarto; e calcolai che era l'ultimo giorno. L'ultimo ricordo di quella specie di agonia furono tanti rintocchi di campane, a mezzogiorno o forse a mezzanotte. Nel sonno, il padre di Michele mi diceva che era tutto finito. Adesso lo zero era l'unico numero che mi perseguitava, che campeggiava enorme su tutti i manifesti pubblicitari della città. Tutti andavan dicendo che era tutto finito, e lo dicevano con gioia, festeggiando assieme e abbracciandosi come per un grande evento. Tutti tranne me. Mi sentivo un grande dolore che mi esplodeva dentro. Mi sentivo morire dalla paura, perché ero sicuro di essere in punto di morte. Da quel sogno non mi sarei più risvegliato: era il sonno eterno. E alla fine me ne ero così convinto e fatto una ragione, che mi tranquillizzai.
Non fu il sonno eterno, ma un sonno lungo sì. Dormii per quasi due giorni di fila, un sonno pesante, ristoratore e senza sogni. In quei due giorni recuperai tutto il sonno perso la settimana prima. Il mio colorito e il mio aspetto migliorarono in modo talmente rapido ed evidente che addirittura mia madre non si azzardò neanche a svegliarmi per darmi da mangiare.
Al mio risveglio mi sentivo meglio, avevo un appetito enorme ed ottenni senza fatica l'immediata liberazione dalle flebo. Davvero era tutto finito. Erano finiti gli incubi, la mia paura di morire ed i miei problemi fisici. Decisi anche che era tutto finito con la mia ex ragazza, e che doveva finire la mia assenza dall'ufficio e dalla vita normale.
Una volta riscossa la mia ultima vincita sarebbe tutto finito anche con il gioco del lotto. I sogni in cui il padre di Michele suggeriva i numeri vincenti erano terminati. Volli aspettare una settimana per averne la certezza, avuta la quale raccontai a mia madre l'incredibile storia all'origine dei miei trascorsi malanni.
"Adesso una cosa posso dirtela anch'io", mi confessò dopo aver ascoltato il mio racconto. "Prima avevo paura a parlartene: temevo che potessi avere una ricaduta, un altro dispiacere dopo quello dalla tua ragazza. Sai il tuo amico Michele, poverino? Ha fatto una brutta fine. L'hanno ammazzato, sembra. Forse una rapina, o forse, come sostiene la portiera, qualcun altro con cui era coinvolto in un giro di truffe proprio al lotto. E' successo mercoledì verso mezzanotte, proprio quando tu hai cominciato a riprenderti e a dormire bene."
Solo un’altra volta rividi Michele insieme a suo padre. Stranamente somiglianti, erano tutti e due sorridenti e sembravano felici.
"Hai visto che tutto è finito proprio quando dicevo io?”, mi disse il padre. “Ma era solo una faccenda tra me e mio figlio: non avresti dovuto prendertela tanto. Non se l'è presa neanche lui, che pure era ancora così giovane. E pensare che l'ultima volta gli ho anche dato i numeri sbagliati!"
Sempre sorridendo si allontanarono, uscendo per sempre dalla mia vita.
IL SONNO PERDUTO
Mi ero preparato per la notte, pigiamino e poi sotto le coperte, come se si trattasse di una notte normale. Avevo fatto finta di dimenticare che erano già tre notti che passavo insonni: eppure ormai l’esame l’avevo sostenuto e per giunta con un buon risultato. Niente. Non so per quanto tempo mi girai e mi rigirai nel letto, finché decisi di alzarmi. Cominciai a fare qualche giro della casa, mi preparai una camomilla e pensai a cosa altro potevo escogitare per riuscire ad addormentarmi.
La notte prima l’avevo passata soprattutto con internet: dopo giorni se non settimane di prigionia nello studio della stessa materia, era stato eccitante navigare da un argomento all’altro a briglia sciolta, sentendomi libero di spaziare e di vagare per il mondo del sapere e del frivolo. Ma farlo tutte le sere sarebbe stato troppo costoso; e poi adesso СКАЧАТЬ