Kali Yuga. Federico Pierlorenzi
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Название: Kali Yuga

Автор: Federico Pierlorenzi

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Драматургия

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isbn: 9788873043942

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СКАЧАТЬ foglio è sulla piccola scrivania, liscia, pulita, vuota. Nella stanza accanto c’è Blue, seduto dentro la doccia. Le ginocchia quasi gli arrivano al petto ma a lui sembra di stare comodo, o perlomeno di non stare scomodo. Insomma sente di stare. Osserva le migliaia di goccioline che si infrangono contro le sue ginocchia e si disperdono disperate lungo tutto il suo corpo. Si cercano l’un l’altra e ogni tanto si ritrovano e si aiutano a riconquistare con il volere della gravità, la loro essenza. Scorrono di pelo in pelo e si ritrovano di nuovo assieme in quel rigolo d’acqua, luccicante della bianca, limpida, sterile luce al neon. Per andare a seguire la massa stessa del tutto che sono. Lungo l’angusta doccia, fino alle tubature di nuovo arrugginite. Ogni tanto qualcuna più audace si insinua fra le sue ciglia e gli arrossa gli occhi. Segue la strada già percorsa in passato da troppe cugine salate. Cugine che ora non albergano più in lui, ormai da troppo tempo. Non ci sono più motivi per aprire i suoi dotti lacrimali, o forse ci sono sempre stati, ma ora non hanno più alcun senso. Il suo unico interesse ora è il tragitto di quelle tenere goccioline d’acqua che adesso lo accarezzano. Lo coccolano finalmente, dopo la solita, lunga, interminabile giornata di nulla. I suoi occhi grigi e uggiosi seguono senza alcuna emozione il tragitto di quelle piccole e tenere amiche, che stanno sempre più allontanandosi anch’esse dai suoi interessi. D’improvviso si disincanta e fa un lungo sospiro. Sembra che abbia preso a respirare per la prima volta in vent’anni di vita. Il suo volto si solleva rallentato e nota che le mattonelle di fronte a lui sono sempre le stesse: con le loro sbeccature irregolari, le loro macchioline di muffa, le loro sfumature, i loro colori forse accesi, ma che Blue vede totalmente grigi sin dalla nascita. Tutti i suoi colori caldi sono delle sfumature di grigi. Tutte le sue foto esotiche di pesci tropicali appese alle pareti. Tutti i tramonti dipinti dalla tremante mano della madre. Tutta la sua vita, in fondo, è un’accozzaglia di grigi inespressivi. Ed ora si è abituato a vivere a cavallo di quelle impercettibili sfumature. Quasi a sentirsi di dare fastidio al solo uscire dagli schemi che la vita gli ha “generosamente” invitato a seguire. E che lui non ha mai deciso di cambiare. In vita sua ha cambiato tante persone, e molte di queste, affascinate da quell’essere leggero e profondo, sono cambiate in cuor loro in meglio. Ma questo Blue non lo sa. O forse non gli interessa più. Ci sono tanti come lui, uno in più o uno in meno non farà di certo la differenza in un calcolo sommatorio e diffamatorio di sette miliardi di persone e più. Alza il braccio sinistro dopo un secondo laconico respiro e alza la temperatura della doccia. Si sta abituando anche al caldo e pensa che una sauna vera e propria non l’ha mai fatta in vita sua. Certo ci è andato vicino quando è rimasto chiuso in ascensore in un settembre ancora estivo, durante i corsi di recupero delle materie umanistiche al liceo. E pensare che in ascensore non era solo. Erano rimaste bloccate con lui due delle ragazze più in di tutto l’istituto. Ed aveva anche scoperto a sue spese quanto fossero stronze le due bimbe… Prese da sole non sarebbero poi state neanche male, mentalmente parlando si intende, fisicamente non avevano nulla di che vergognarsi. Proprio due belle cocche di papà con la puzza sotto al naso e l’idea di usare il mondo intero a loro piacere e comodo. Solo per riempire l’inconscio vuoto causato dalla sempre più crescente consapevolezza dell’assenza di un non ben definito ‘qualcosa’. Avevano cominciato a denudarsi, pezzo per pezzo con i loro risolini e ammiccamenti vari. E Blue, lì, non era certo un pezzo di marmo. Rianalizzando l’episodio con il senno di poi ricorda solo le estenuanti prese per i fondelli che ne conseguirono per qualche mese ad opera dei soliti tre. E l’immensa fatica di non saltare addosso a quei due pezzi di figliole. Quando riaprirono le porte dell’ascensore loro due erano in mutande e reggiseno, che si rimisero in fretta e furia alle prime avvisaglie di salvataggio. Dettaglio che Blue non divulgò mai, forse per eccessiva galanteria o coglionaggine. Come non raccontò mai i baci con tanto di lingua scambiati tra le due ragazze. I lembi di pelle tremula accarezzati dalle mani con le unghie dipinte. E i sorrisi ammiccanti, gli sguardi provocanti, i mugolii accennati... E lui zuppo di sudore ed arrapato come mai prima di allora… Però ora il caldo e gli agrodolci ricordi che lo aggrediscono gli fanno mancare il fiato. È costretto ad aprire quello che in passato era uno sportello a tenuta stagna, per prendere un po’ d’aria. La fessura è quasi impercettibile, basta appena per il suo naso aquilino e la pupilla dilatatissima. L’aria fredda va oltre il suo dovere e un brivido gelido gli scorre dal braccio destro su fino alla base del collo, per poi perdersi lungo la schiena ancora asciutta. Il brivido lo scuote dal suo torpore e la pupilla si stringe alla stessa velocità con la quale si risvegliò l’ultima volta che lo avevano tirato fuori da un’overdose con l’adrenalina. L’espressione del suo volto per un istante è la stessa. Poi il flash dei ricordi passa. E il suo occhio destro, appesantito dalla cicatrice dei sei punti di sutura alla palpebra, si rassicura con la luce bluastra che compare ad intermittenza da sotto l’uscio della porta socchiusa. Il nightclub sotto casa sua adesso è aperto, di solito apre alle… di solito non ha un’ora di apertura precisa. Né l’insegna, che prepotente entra dalla finestra della sua camera da letto, si accende in orario con l’inizio della vita notturna. E tanto meno gli interessa adesso quale sia l’ora. È notte, questo gli basta. È l’ora adesso dei ricordi malinconici. Belli sì, ma malinconici. Proprio perché la vita ha smesso di aiutarlo fin da subito ed ogni singolo bel ricordo è stato appositamente messo su uno squallido altare emotivo. Ci ha lavorato in quella bettola con l'insegna bluastra, eccome se ci ha lavorato. Ed è riuscito anche a farci entrare a scrocco un paio di quei compagni più simili a lui, ed anche un po’ più assillanti degli altri… E poi lei, i suoi capelli, il suo profumo così saturo di ormoni, così odioso. Oblique della Givenchi. Non lo scorderà mai, come non scorderà mai il suo odore, così dolce e inebriante, dopo una doccia rilassante a fine giornata lavorativa e ad inizio giornata solare…

       Il tuo odore mi porterebbe per mano

       in quel mondo che nessuno ha mai esplorato

       ogni mio respiro si carica di fremito

       se solo chiudo gli occhi quando ti abbraccio

       il tuo odore trasforma l'aria in aria di te

       il tuo odore inebria e offusca ogni mio senso

       il tuo odore riempie i miei polmoni e la mia anima

       il tuo odore ricolma il vuoto che alberga in me quando non ci sei

       il tuo odore risveglia il mio spirito

       il tuo odore rigenera le membra stanche della mia anima ferite da un mondo di nulla

       senza te non respiro

       il tuo odore su di me dopo che ti ho avuta

       è il riscatto travagliato

       di una eterna epifania del mio essere.

      In realtà non c’è stato niente tra loro. Ma a Blue piace ricordare quell’affinità emotiva che aveva instaurato con la “gattina” del night. Spesso qualche bravo cittadino modello rimaneva ad aspettare le ragazze a chiusura. Alcune partivano in lussuose macchine che puzzano di pelle, sudore, fumo e deodorante al pino silvestre, di quelli che costano più di quelli per i cristiani. E la security scortava le altre ragazze solo fino all’isolato seguente. E dietro l’angolo? E così la “gattina” aveva preso l’abitudine di uscire dal retro assieme al barista sbarbatello. E di scroccare una doccia e qualche ora di sonno, quando poteva. Dal canto suo Blue adorava salire a casa, spostare con non chalance quei quattro oggetti a caso che aveva volutamente incasinato prima di uscire per non passare da perfettino. Togliersi le scarpe, e sdraiarsi sul letto ad una piazza e mezzo, aspettando che lei arrivasse ancora con tutto il suo vero e originale odore, dopo la doccia. Guardare la sua perfetta silouette sdraiarsi con un dolce sorriso accanto a lui, e addormentarsi accoccolata tra le braccia di certo non irsute dell’adolescente. Eppure sembrava si sentisse protetta, difesa, sicura. Poi arrivava sempre l’ora di alzarsi e la “gattina” СКАЧАТЬ