Carovana. Stephen Goldin
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Название: Carovana

Автор: Stephen Goldin

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Научная фантастика

Серия:

isbn: 9788885356191

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СКАЧАТЬ appena sopra il sopracciglio. Il sangue zampillò dal taglio e finì nell’occhio, accecando il ragazzo e facendogli credere di aver perso l’occhio. Cadde a terra, urlando.

      Il nero non aveva avuto esitazioni come gli aggressori. Il suo coltello aveva continuato a tenerli lontani, lasciandoli sulla difensiva. Ora, però, si erano ripresi dalla sorpresa dell’attacco di Peter, e stavano a loro volta lanciando una controffensiva. Peter si trovò ad affrontare due grossi tipi minacciosi dallo sguardo assassino. Senza poter contare sull'effetto sorpresa, gli altri due erano senza dubbio due combattenti migliori. Peter lentamente indietreggiò per allontanarsi da loro finché si trovo con la schiena appoggiata al muro della missione. Gli altri due continuarono ad avvicinarsi a lui, con un ghigno feroce sui loro volti.

      Quello alla sua sinistra si scagliò contro di lui. Peter cercò di scansarlo, ma non fu abbastanza veloce —il coltello dell'aggressore lo colpì sulla parte superiore del braccio sinistro, il dolore si irradiò su tutto il suo corpo. Il sangue cominciò a uscire dalla ferita, macchiando la sua camicia già sporca, ma Peter non aveva tempo per preoccuparsene —stava lottando per la sua vita.

      La sua giravolta lo aveva messo in una cattiva posizione, perché ora aveva il suo lato sinistro verso l'esterno e quello destro —con la mano che teneva il coltello—verso il muro. Fu costretto ad abbassarsi rapidamente perché il secondo aggressore, vista la possibilità, stava mirando alla sua testa. La lama sibilò a pochi millimetri dai capelli di Peter.

      Nel tentare quel colpo, però, il teppista aveva aperto la guardia. Peter si lanciò in avanti e piantò il suo coltello nello stomaco dell’aggressore. L’uomo si lasciò sfuggire un grido di dolore e si accasciò lentamente. Peter estrasse velocemente la lama, si gettò a terra e rotolò lontano dal primo aggressore che stava tornando di nuovo da lui.

      Quando si rialzò, vide che l’uomo lo stava affrontando in posizione raccolta, pronto ad attaccarlo. Si studiarono per un lungo momento, poi l’uomo attaccò. Peter provò a imitare un torero, spostandosi di lato, cercando di schivare la carica e parare il colpo, ma ci riuscì solo parzialmente. Il coltello dell’altro gli lacerò la camicia e gli graffiò le costole sul lato sinistro. Peter si voltò e indietreggiò di nuovo.

      L’altro, percependo la possibilità di ucciderlo, attaccò ancora. Percorse solo metà della strada che lo separava da Peter, però, prima di urlare e cadere in avanti. Un coltello a serramanico era piantato nel suo collo.

      Peter si guardò intorno, osservando il campo di battaglia. Sette corpi erano sparsi sul terreno la maggior parte di loro vivi ma feriti gravemente. I restanti due membri della banda erano in fuga lungo la strada. Nel mezzo di questo disastro, il nero ammirava con calma la sua opera. Sembrava illeso. Sorrise a Peter, si avvicinò ed estrasse il coltello dalla gola della sua ultima vittima, lo pulì sulla camicia dell’uomo, lo piegò e lo ripose nella tasca. Poi si diresse verso la moto, pronto a partire.

      “Ehi,” disse Peter, “non ti sembra il caso di ringraziarmi?”

      L'altro si voltò. “Ringraziarti? Per cosa? Per aver fatto qualcosa che avrebbe fatto chiunque con un minimo di palle?”

      “Qui non parliamo di chiunque, ma di me, e sto sanguinando.”

      Il nero si avvicinò con calma, prese rudemente il braccio ferito di Peter e lo esaminò. “Calma, amico, è solo una ferita superficiale. Guarirà, a meno che non si infetti.” Si fermò, come se gli fosse venuta in mente un’idea. “Vivi da queste parti?”

      Peter scosse la testa.

      “Ah, uno stoner, vero?” Peter odiava quell’espressione. Da quando era iniziato il Collasso, molte persone avevano lasciato le loro case e iniziato a vagabondare, cercando un posto migliore di quello che avevano lasciato. Si credeva che il termine “stoner” fosse nato perché queste persone erano descritte come “rolling stones,” ma Peter aveva più di qualche sospetto che la parola derivasse da un gioco sul suo nome.

      “Senti,” continuò l’uomo, “ti piacerebbe stabilirti in un posto tranquillo, dove non ci sono pericoli di carestie e tutti lavorano assieme?”

      Peter lo guardò attentamente. “Certo, chi non lo vorrebbe? Solo che dove si trova un posto come questo? Nel tuo cortile?”

      “Non fare lo spiritoso, amico, ti ho fatto una domanda ragionevole.”

      “E io ho risposto di sì.”

      “Come ti chiami?”

      “Peter Smith.” Ormai le bugie gli venivano da sole.

      Il nero gli tese la mano. “Kudjo Wilson.” Si batterono il cinque invece di stringersele. “Ascolta, se realmente vuoi qualcosa di meglio di tutto questo,” e indicò il parco pieno di auto sfasciate, “Penso tu faresti bene a fare una chiacchierata col mio capo.”

      Peter alzò le spalle. “Non penso possa farmi male. Dov’è?”

      “Oh, è a poche miglia da qui. Se vuoi, puoi salire qui dietro e ti porterò subito da lui.”

      Peter scosse il capo. “Mi dispiace, ma ho una bicicletta e preferirei non lasciarla qui—e non possiamo trasportarla facilmente con noi su quella moto.”

      “Hai ragione.” Il nero pensò per un attimo. “Ti dico che cosa faremo. Andrò avanti e gli parlerò di te. Passerà comunque di qui, o molto vicino. Perché non ci aspetti lungo la superstrada, quella laggiù.” Indicò un punto a est. “È a un paio di isolati in quella direzione. Aspettaci prima del ponte del cavalcavia sulla corsia verso sud. Hai un orologio?”

      Peter scosse di nuovo la testa. “Mi è stato rubato un mese e mezzo fa.”

      “In ogni caso, sarà qui in un paio d’ore. Sarà dopo il tramonto, se questo non ti crea problemi.”

      “Veramente.….” cominciò Peter.

      “Fatti trovare lì,” lo avvisò. Mise in moto la motocicletta. “Noi non aspetteremo.” E se ne andò.

      Tenendosi il braccio sinistro dolorante, Peter tornò alla sua bicicletta. Dopo la lotta con quei tipi, la missione, alla fine, poteva non essere il miglior posto dove passare la notte, avrebbero potuto tornare con i loro amici per cercare di vendicarsi. Il suo stomaco si stava lamentando perché non aveva mangiato nulla da colazione, ma era meglio restare vivi piuttosto che sperare in un po’ di cibo gratis ed essere poi ucciso nel sonno.

      Pedalò verso est lungo il San Fernando Mission Boulevard e, alla fine, arrivò al cavalcavia di cui gli aveva parlato Kudjo Wilson. Il sole era appena tramontato e il cielo stava diventando minacciosamente buio. Si fermò sotto il ponte e lo guardò. Avrebbe dovuto fidarsi di quello che gli aveva detto il nero? Aveva smesso da tempo di credere alle favole, e quella storia sembrava sospettosamente troppo simile a un moderno El Dorado. Un posto di pace e ricchezza era molto difficile da trovare e un invito ad andarci non poteva capitargli così fortunosamente. Inoltre, come poteva un nero avere le chiavi di Utopia? Non aveva senso. Se esisteva un posto del genere, che ci stava facendo Kudjo Wilson qui?

      Ma, dopo tutto, cosa aveva da perdere? Se fosse stata un’imboscata cosa avrebbero potuto rubargli al di là della sua bicicletta, di una coperta e del denaro praticamente senza valore? Sarebbe stato un bottino troppo misero per una trappola studiata in modo così elaborato. Inoltre, Wilson avrebbe potuto rubargli tutto lì sul posto se solo avesse voluto farlo. L’intera faccenda era molto sconcertante.

      Peter spinse la bici sulla rampa e la appoggiò СКАЧАТЬ