Carovana. Stephen Goldin
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Название: Carovana

Автор: Stephen Goldin

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Научная фантастика

Серия:

isbn: 9788885356191

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СКАЧАТЬ che aveva previsto si stava avverando. Gli scioperi dei lavoratori comunali portarono a un collasso dei servizi cittadini. La scarsità di benzina che aveva previsto era peggiorata a causa della guerra israeliana, che aveva distrutto il novanta tre per cento dei pozzi petroliferi arabi. Da un giorno all’altro, il mondo si trovò ad affrontare la sua crisi energetica più grave. Per mancanza di elettricità, le stazioni radiofoniche e televisive cominciarono a scomparire. Per la mancanza di carburante, i furgoni non furono più in grado di trasportare i materiali, le forniture e i prodotti finiti con l’efficienza precedente. Cominciò a mancare tutto sempre con maggior frequenza. Le comunicazioni, i trasporti e la distribuzione —i “Tre Pilastri” che Peter aveva elencato nel suo libro—peggiorarono giorno dopo giorno.

      Peter girò a destra sul San Fernando Mission Boulevard e continuò a pedalare. Pali telefonici erano distanziati sporadicamente lungo i lati della strada; molti erano stati abbattuti per farne legna da ardere. Mentre passava, vide parecchie persone lavorare nei loro orti. Avrebbero probabilmente continuato a impegnarsi in quelle sciocchezze fino al giorno in cui l’acqua avrebbe smesso di uscire dai loro rubinetti. Peter rabbrividì pensando al panico che stava covando sotto la superficie, come uno spirito maligno in attesa del giorno inevitabile in cui si sarebbe liberato.

      Passò sotto un cavalcavia autostradale, attraversò una strada principale e arrivò in un’area che una volta era stata un parco. Era grande tre isolati in lunghezza e uno in larghezza. Anche qui era stato fatto un tentativo di coltivarlo a mais, ma era fallito a causa della folla che si era spostata a viverci. Il parco era pieno di vecchie auto scassate che le persone avevano portato lì e stavano usando come alloggi. All’inizio, Peter si chiese che cosa li avesse spinti—le abitazioni erano l’ultima delle cose che mancavano in quel momento. Poi vide che cosa c’era davanti al parco.

      Era la Missione di San Fernando, una degli edifici di culto fondati nel diciottesimo secolo da Padre Junipero Serra lungo quello che era stato poi chiamato El Camino Real. In quanto chiesa cattolica, rappresentava una delle poche organizzazioni ancora operative nel mondo contemporaneo. La missione operava come un punto di distribuzione di cibo, e considerava come uno dei suoi compiti principali quello di sfamare gli indigenti. Era questo il motivo per cui moltitudini di poveri si erano stabiliti nel parcheggio sull’altro lato della strada.

      Peter provava sentimenti contrastanti nei confronti delle chiese. Non essendo religioso, tendeva a non fidarsi di loro. Era vero che ora stavano facendo un lavoro molto buono, provvedendo non solo ai bisogni materiali —come la distribuzione di cibo— ma anche curando i bisogni spirituali e tenendo alto il morale. Con il peggioramento della situazione, le persone si sarebbero sempre più rivolte alla religione come fonte di conforto. Questo andava bene per il momento ma Peter non poteva fare a meno di ricordare la Chiesa medievale fosse cresciuta fino a diventare un monolite paralizzante, che incoraggiava la superstizione e schiacciava senza pietà ogni individualità. Se l’Umanità fosse riuscita a risollevarsi e a crescere ancora, la libertà di pensiero avrebbe dovuto essere una’assoluta necessità. Peter temeva che le chiese stessero portando un sollievo a breve termine e un’oppressione di lunga durata.

      Sì fermò davanti alla missione e scese dalla bicicletta. Quello sembrava il posto migliore dove passare la notte. Poteva sfamarsi alla missione e poi dormire appoggiandosi al muro. Le notti potevano essere fresche a Los Angeles ma di solito non erano fredde in modo insopportabile. Uno dei suoi pochi averi—a parte il denaro, che era utile solo in modo occasionale—era la coperta che teneva nascosta nello zaino. Sarebbe stata più che sufficiente per tenerlo al caldo quella notte.

      Cominciò a camminare, spingendo la bici verso la missione quando notò che stava accadendo qualcosa in una stradina laterale a ovest del muro dell’edificio. Un nero con una motocicletta era stato assalito da una banda di giovani bianchi.

      “Penso sia da Pacoima,” stava dicendo uno dei teppisti. “venuto qui a spiarci, a cercare dove sono i nostri punti deboli. Forse lui e i suoi compari vogliono attaccarci per rubarci la benzina questa notte. Dolcezza, dove hai preso questa moto?”

      Il nero era giovane, alto e spigoloso; in momenti più felici avrebbe potuto essere un giocatore universitario di pallacanestro. Indossava una canottiera rossa, pantaloni blu e una bandana rossa intorno alla fronte. Il suo volto era adornato da un pizzetto e da baffi neri crespi, e da una criniera di capelli corti e ricci. Aveva un’espressione di ribollente dignità. “Toccate quella motocicletta,” disse, “e vi intaglierò il discorso di Gettysburg su quel vostro culo candino come un giglio.” La sua voce era così bassa da risultare quasi impercettibile, ma trasmetteva un senso di forza.

      Il gruppo di teppisti rimase sorpreso per un attimo, poi tutti cominciarono a ridere nervosamente. Erano nove contro uno. “Chi pensi di essere, negro, per venire qui e darci ordini?” chiese il capo, avvicinandosi di un passo. Il resto del branco fece lo stesso.

      Con un movimento rapido, lo straniero infilò una mano nella tasca dei pantaloni, estrasse un coltello a serramanico e fece scattare la lama. Cominciò a muovere la mano facendo un piccolo cerchio davanti a sé, dando quasi l'impressione che la lama si stesse muovendo da sola. “Nessun ordine,” disse. “Solo un consiglio.”

      I teppisti si fermarono ancora. La situazione si era fatta più seria, ed erano incerti sul da farsi. Il capo era nella posizione peggiore e non osava perdere la faccia davanti ai suoi scagnozzi. Così, dopo aver dato per un momento un’occhiata al coltello, raggiunse con calma la sua cintura ed estrasse la sua arma, una baionetta dell’esercito montata su un manico di legno. “Se vuoi giocare duro, possiamo farlo anche noi—vero, ragazzi?” Incoraggiati dal suo comportamento, gli altri estrassero i loro coltelli.

      Peter si guardò intorno. Nessuno nel parco era in una posizione adatta per vedere quello che stava succedendo—o, se lo era, stava facendo di tutto per ignorarlo. Sentì una sensazione di nausea nello stomaco e la saliva in bocca diventò acida e amara. Controllò che il suo coltello fosse libero nel fodero, nel caso fosse stato necessario usarlo.

      La banda stava circondando la sua preda, ma con meno sicurezza di quanto era logico aspettarsi. La vittima potenziale non era un qualche straniero indifeso spaventato dalle loro minacce, ma un uomo forte con un coltello affilato e, in apparenza, in grado di usarlo bene. Il gruppo cominciò ad avvicinarsi con cautela.

      Il nero mantenne la posizione girandosi lentamente per non perdere di vista sia quelli dietro di lui sia quelli che gli erano di fronte. La mano col coltello si muoveva agile e restava puntata direttamente alla gola del capo.

      Con un muggito simile a quello di un toro, il capo attaccò. Il nero lo schivò agevolmente e mosse il polso con un movimento apparentemente naturale e senza sforzo, Quando il capo si raddrizzò, Peter poté vedere che c’era un profondo squarcio sul suo orecchio sinistro e che stava sanguinando copiosamente. “Il prossimo,” disse il nero, ridendo.

      In tre lo attaccarono da direzioni diverse. Uno ricevette un rapido calcio all’inguine che lo fece piegare in due; il secondo si trovò a colpire l’aria mentre la vittima che si era girata di scatto abbassava con forza la lama sulla mano del terzo. “Forza,” urlò il capobanda. “Cosa siamo? Un gruppo di polli? Facciamolo fuori!”

      Attaccarono tutti contemporaneamente, pur mostrando un gran rispetto per la forza dell’avversario. Il nero aveva braccia più lunghe della maggior parte di loro e riuscì a tenerli momentaneamente a bada con i suoi fendenti, ma non poteva farcela a lungo contro un numero maggiore di persone.

      Peter non era un combattente molto bravo anche se aveva dovuto fare molta pratica nel corso dell’anno precedente. Di solito, se poteva, evitava le risse, ma questa era una di quelle situazioni che non poteva ignorare se voleva continuare a vivere in pace con la propria coscienza. Estraendo il suo coltello ed emettendo un urlo, si gettò nella mischia.

      La banda fu colta di sorpresa da questo attacco СКАЧАТЬ