Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo
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Читать онлайн книгу Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - Botta Carlo страница 18

СКАЧАТЬ Seguitarono la fortuna della vittoria le altre Terre della bassa Pensilvania, le quali tutte furono ricevute nell'obbedienza del Re.

      Non si sgomentò punto il congresso ad un tanto sinistro di fortuna, e faceva ogni sforzo per persuadere ai popoli, non esser le cose tanto afflitte, nè ridotte in tanto sterminio, che presto non potessero risorgere. Andavasi spargendo, che avevano bene gli Inglesi acquistato il campo di battaglia, ma non già la compiuta vittoria, stantechè la perdita loro altrettanta era, e forse maggiore di quella che gli Americani fatto avevano. Affermavano, che, sebbene disperso in parte, era tuttavia intiero l'esercito loro; e che fra pochi dì sarebbe rammassato, ed in grado di affacciarsi incontro a combattere l'inimico. E perchè quello, che forse non facevano le parole e le esortazioni, se lo facessero le dimostrazioni animose, il congresso non faceva nissuna vista di volersene partire da Filadelfia. Ordinò, che quindici centinaia di regolari si facessero venire da Peek's-hill; che le milizie della Nuova-Cesarea, quelle stesse della città di Filadelfia, quelle del generale Smallwood, ed un reggimento di stanziali, che allora si trovava in Alessandria, venissero rattamente a far capo grosso coll'esercito principale nella Pensilvania. Diè ancora balìa al generale Washington, richiedesse di forza dagli abitatori carri, cavalli e munizioni ad uso dell'esercito, dando loro però le polizze del ricevuto.

      Washington parimente tutto era in questo, che si spirasse nuovo coraggio al cuore dei soldati, facendo creder loro, che per niente dimostrati si fossero inferiori ai nemici, e che un'altra volta si sarebbe potuto ottener ciò, che al Brandywine era stato lasciato dubbio. Lasciava intanto riposare un dì gli suoi nel contorni di Germantown, mandando però sulla destra riva dello Schuyl-kill sino a Chester le genti più spedite e più intiere, acciocchè spiassero gli andamenti del nemico, frenassero le sue gualdane, e nel medesimo tempo raccogliessero gli Americani sbrancati, ed erranti alla sfidata. Egli intanto era ito in Filadelfia, dove era sovente col congresso a fine dì accordar con esso lui quello che per rimedio delle cose afflitte fosse da fare. Ma il dì quindici partitosi dalla città, e traversato di nuovo lo Schuyl-kill dalla sinistra sulla destra riva con tutto l'esercito, se ne andò per la via di Lancastro sino a Warren, stabilmente risoluto a combattere un'altra volta il nemico, ovunque il trovasse. Credendo poi, che questi molto fosse impedito dai malati e dai feriti, ordinò a Smallwood, ronzasse coi corridori più lesti sul fianco di lui ed alla coda, e gli facesse tutto quel male che potesse. Scassinavasi nel medesimo tempo il ponte di Filadelfia posto sullo Schuyl-kill, acciocchè all'uopo si potesse rompere del tutto. Il generale Amstrong colle bande pensilvaniche stava alla difesa del fiume, e l'ingegner francese De Portail con molta industria lo fortificava.

      Ma Howe, passata la notte degli undici sul campo di battaglia, avviò il giorno seguente un forte squadrone sotto gli ordini del generale Grant a Concordia, al quale venne poscia a congiungersi Cornwallis. L'uno e l'altro procedettero a Chester sulle rive della Delawara, come se fosse per correre improvvisamente a Filadelfia. Howe voltò il grosso dell'esercito alla strada su per Lancastro, e già era arrivato il giorno sedici a Goshen, quando ebbe ad un tratto l'avviso, che Washington si avvicinava con tutte le sue genti per combattere, ed era già arrivato a sei miglia distante. L'una parte e l'altra si apparecchiava alla battaglia, e già i primi feritori si avvisavano; quando ecco, che sopravvenne una sì grave scossa d'acqua, che divenuti molli e fracidi i soldati, il continuar nel combattimento diventò ad ambi gli eserciti cosa impossibile. Gli Americani massimamente ne ricevettero grandissimo danno nelle armi e munizioni loro. I focili degli archibusi, grossamente lavorati, non combaciando davano via all'acqua che trapelava, ed umidiva le polveri sui foconi. Istessamente le fiaschette dove il soldato suol tenere i cartocci, per la mala costruzione loro, non arrestando l'acqua, questi ne furono guasti, e diventarono inabili all'accendersi. Tutte queste cose imponevano a Washington necessità a dover temporeggiare. Perciò ritirò un'altra volta le genti al di là dello Schuyl-kill, passando a Parker's-ferry, e pose gli alloggiamenti lungi il French-creek, o sia Rivo Francese. Ma siccome per questa mossa Smallwood, troppo lontano, rimaneva esposto a qualche fazione improvvisa da parte del nemico, ordinò a Wayne, andasse a scorrazzare con una forte squadra alle spalle di lui, ed ogni ingegno ponesse per accozzarsi con Smallwood. Procedesse però con molta cautela per non aprir niun varco al nemico, onde potesse offenderlo.

      La malignità del tempo impedì agl'Inglesi di dar dietro agli Americani. Solo restringevano le genti troppo sparpagliate, ed andavano a campo a Trydruffyn, donde mandarono una frotta a pigliar certe farine ed altre munizioni, che i repubblicani avevano lasciato a Valley-forge.

      Howe ebbe spia, che Wayne con quindici centinaia di soldati andava buzzicandosi per le vicine selve sul fianco suo sinistro ed alle spalle. Dubitò perciò di qualche improvviso danno, e si determinò a voler far provare a Wayne quello che questi intendeva di far provar a lui. La notte dei venti mandò il generale Gray con due colonnelli di gente scelta, ed alcuni fanti leggieri a sorprendere l'inimico. Governò Gray l'impresa con molta prudenza e celerità. Passando per tragetti arrivò a un'ora della mattina inosservato vicino al campo di Wayne, e, oppresse le prime sentinelle morte, che stavano alle vedette, si avventò, marciando i suoi soldati al lume dei fuochi che accesi avevano, contro i nemici sonnacchiosi e spaventati. In mezzo a quel buio ne fu fatta grande strage colle baionette. Perdettero gli Americani molta gente con le bagaglie, le armi e le munizioni. Sarebbero anche stati maggiormente consumati, e forse tutta la schiera stata sarebbe tagliata a pezzi, se non che risentitosi finalmente il campo de' repubblicani, e Wayne non punto smarritosi in quell'estremo frangente, furon in fretta posti in ordinanza alcuni pochi reggimenti, i quali valorosamente difendendosi fecero retta contro l'impeto del nemico, sicchè le altre genti ebbero facoltà di potersi salvare. La perdita degl'Inglesi fu di poco o niun rilievo. Mentre così si combatteva nella selva allo scuro, Smallwood, che veniva per congiungersi con Wayne, già era pervenuto ad un miglio vicino al campo di battaglia. E se avesse guidato soldati più valorosi che quelli non erano, che il seguitavano, avrebbe potuto far in modo, che i vincitori si cambiassero in vinti. Ma quelle milizie, le quali, pei romori che correvano nel paese, già stavano coll'animo molto sollevato, udito prima un po' di strepito, e poi vedute comparire alcune frotte di nemici, che perseguitavano le genti di Wayne, non istettero più ad udire o veder altro; ma incontanente si difilarono in rotta.

      Assicuratosi con questa vittoria il generale inglese alle spalle, si consigliò di volere, o sforzar l'Americano di venirne ad una battaglia giudicata, od allontanarlo talmente da Filadelfia, che, passato improvvisamente lo Schuyl-kill, potesse alla sicura volgersi a dritta, ed andare ad impadronirsi di questa città. A questo fine iva aggirandosi con varie mosse sulla destra del fiume, molto opportune per far credere a Washington, che l'intento suo fosse di marciare all'insù, e passato il fiume là, dov'era meno grosso, e più facilmente guadoso, spuntar l'ala sua dritta, ed impadronirsi dei magazzini pieni di vettovaglie e di armamento, che si erano fatti a Reading. Per opporsi ad un tanto danno l'Americano ritrasse il suo esercito più in su, ed andò a por gli alloggiamenti a Pottsgrove. La qual cosa intesa, Howe varcò improvvisamente, e senza resistenza alcuna con tutto l'esercito lo Schuyl-kill in due luoghi a Gordon-ford, e più sotto a Fat-land-ford. La notte dei 23 tutto l'esercito inglese alloggiò sulla sinistra riva del fiume, trovandosi tra l'esercito di Washington e la città di Filadelfia. Questa città non aveva più difesa alcuna, e già dovevasi riputare, come se venuta fosse in balìa degl'Inglesi, seppure il generale americano non si determinava a cimentarsi in una battaglia giudicata. Ma egli consigliandosi più colla prudenza, che coi desiderj e le vociferazioni dell'universale, si astenne dal venirne a questo fatale sperimento, giudicando, temerario e precipitoso partito fosse il pericolare lo stato dell'America all'incerto esito di una campale giornata. Aspettavansi di breve le restanti genti di Wayne e di Smallwood, gli stanziali da Peek's-hill, e le bande paesane della Cesarea sotto i comandamenti del generale Dickinson. Erano i soldati non istracchi, ma rifiniti dalle continue mosse, dalle malvage strade, dalla fame, da ogni spezie di patimenti. Fatta una Dieta, e considerata la condizione dell'esercito, tutti deliberarono di rimanersene nei presenti alloggiamenti per concedere qualche riposo alle logore genti, e dar tempo, arrivassero gli aiuti, che di già erano vicini. Deliberò Washington di procedere in ogni cosa con modo cauto e circospetto per prender poi quelle occasioni, che Dio per la gloria della pia impresa, e per lo bene della repubblica gli avesse posto innanzi. Così fu abbandonata del tutto Filadelfia, come sicura preda del nemico.

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