Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo
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Читать онлайн книгу Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - Botta Carlo страница 12

СКАЧАТЬ navigando a ritroso, seguitato l'esercito dopo la sua partita da Still-water. Molti di questi battelli erano stati presi, alcuni ripresi con perdita di gente da ambe le parti. Finalmente e' bisognò per minor male sbarcar le munizioni, e ridurle sui poggi; opera, che molto accrebbe di fatica al già tanto stracco esercito.

      Ora era giunta al colmo la sfortuna delle genti britanniche, ed altro non s'appresentava alla mente sì dei capitani, che dei soldati, che un totale sterminio, od un pregiudiziale accordo. Il voler passar il fiume così grosso, essendo la sinistra riva con tanta gelosia e da tante genti guardata, e vicino un sì potente nemico gonfiato dall'aura della vittoria, era impresa non che temeraria, disperata. Il ritirarsi per la destra con questo medesimo nemico alla coda, per istrade cotanto difficili ed intricate, era un partito piuttosto impossibile ad eseguirsi, che malagevole. Ogni cosa presagiva una inevitabile catastrofe. Eppure in mezzo a tanta calamità si apriva ag'Inglesi qualche speranza di bene, e l'occasione di poter ad un tratto ristorar la fortuna della guerra. Erano i due eserciti separati l'uno dall'altro solamente dal Fish-kill-creek. La fama, che magnifica tutte le cose, a motivo di quelle poche genti, che stat'erano mandate da Burgoyne per iscorta ai guastatori sulla via al Forte Edoardo, aveva fatto credere a Gates, che tutto l'antiguardo e la battaglia dell'esercito britannico si fossero già buona pezza avviati alla volta di quel Forte, e che solo rimanesse nelle pianure di Saratoga la dietroguardia; la quale venne tosto in isperanza di potere con tutte le forze sue assaltare ed opprimere. A questo fine la mattina degli undici ottobre Gates ogni cosa ordinò all'assalto. Intendeva di pigliar l'occasione di una folta nebbia, la quale in quelle regioni, ed a quella stagione oscura solitamente l'aria sin poco dopo la levata del sole, passare molto per tempo il Fish-kill, assaltar una batteria, che Burgoyne aveva piantato sull'altra riva, e, superatola, correre incontanente contro le genti nemiche. Ebbe Burgoyne certo avviso della cosa, e guernita prima molto bene la batteria, aveva tutte le sue genti affilate, come in agguato, dietro alcune macchie, che ingombravano le rive del fiume. Ordinatosi in tal modo aspettava la vicina battaglia; e stante la vana credenza del nemico, aveva grandissima confidenza della vittoria. Già la brigata del generale americano Nixon aveva guadato il rivo, e seguitava quella del generale Glover. Ma come prima pose questi il piede nell'acqua per passare, ebbe lingua da un disertore inglese, che non già il solo retroguardo, ma tutto intiero l'esercito reale si trovava ordinato alla battaglia sull'altra riva. Intesa la cosa Glover si ristette, e mandò dicendo a Nixon, il quale si trovava nell'imminente pericolo di essere tagliato a pezzi, non istesse a soprastare, ma immediatamente si ritraesse sulla destra riva. Mandò anche informando Gates di quello, che accadeva. Questi rivocò tosto gli ordini, e comandò ritornassero tutti, e stessero ai luoghi loro. Nixon in buon punto ricevè l'avviso di Glover; perciocchè un quarto d'ora dopo stato sarebbe troppo tardi. Indietreggiò spacciatamente; ma non sì, che, dileguatasi la nebbia prima che avesse ripassato, non fosse il suo retroguardo noiato dalle artiglierie inglesi con perdita di alcuni soldati.

      Riuscita vana questa speranza, Burgoyne andava considerando, se qualche altra via rimanesse a salvar l'esercito. Fatta una Dieta, deliberarono, si dovesse, marciando velocemente di notte tempo, arrivare al fiume nelle vicinanze del Forte Edoardo, e là con un repentino assalto sforzare il passo, o sotto o sopra il Forte medesimo. E perchè i soldati camminar potessero più speditamente, si risolvettero ad abbandonare le artiglierie, le bagaglie, il carreggio e tutti gl'impedimenti. Portassero i soldati di che logorare per alcuni dì, sinchè arrivar potessero al Forte Giorgio. Ognuno si apparecchiava a mandar ad effetto l'intento del capitano. Ma Gates, che aveva presentita la cosa, ci aveva già fatto contro gli opportuni provvedimenti. Aveva comandato a quelle bande, che guernivano la sinistra riva dell'Hudson, stessero molto vigilanti, ed aveva anche ingrossate le guardie poste ai luoghi, dove Burgoyne disegnava di varcare. Ordinava loro, sostenessero il nemico, fino a tanto che arrivasse egli alle spalle con tutto l'esercito. Oltre a ciò faceva accampare una grossa schiera su certi poggi tra i Forti Edoardo e Giorgio, ed aveva imposto ai Capi, che diligentemente vi si affortificassero.

      Aveva Burgoyne mandato avanti ormatori per riconoscere il paese, e soprattutto per esplorare, se si potesse sforzare il passo del fiume al Forte Edoardo. Ritornaron dicendo, che le strade erano oltre ogni credere rotte e difficili; che i nemici erano sì spessi e sì vigilanti sulla sinistra riva, che avrebbero di leggieri ogni mossa osservata, benchè piccola, ch'essi fatto avrebbero sulla destra; e che i passi al Forte erano sì diligentemente guardati, che lo sforzargli senza artiglierie era cosa del tutto impossibile. Dissero ancora del forte campo posto sui poggi tra i due Forti. Queste sinistre novelle, giuntovi eziandio, che Gates col grosso del suo esercito era così vicino, e tanto stava attento alle vedette, che non avrebbero le genti inglesi potuto dare un passo, che subito non le seguitasse, troncarono a Burgoyne ogni speranza di potersi di per sè stesso dalla presente calamità sbrigare. Solo, appiccandosi, come si suol dire, e come si fa nell'estrema disperazione, alle funi del cielo, sperava che sorgesse qualche cosa di verso le parti basse del fiume, e con intensissimo desiderio aspettava l'aiuto di Clinton.

      E' non si potrebbe con parole meritevolmente descrivere l'infelice condizione, in cui era riposto l'esercito britannico. Stracche le genti, e quasi vinte dalle continue fatiche, e dai travagli degli aspri combattimenti, abbandonate dagl'Indiani e dai Canadesi, perduti i più valorosi soldati ed i migliori capitani, ridotto tutto l'esercito a cinquemila combattenti di dieci ch'egli erano, fra i quali poco più di tre migliaia d'Inglesi; svanita ogni speranza di ritirata; investite ed accerchiate da tre parti da un nemico quattro volte più numeroso di loro, gonfiato dal favore della vittoria, e che conosciuta la necessità loro ricusava di combattere, e che non si poteva sforzare pei luoghi difficili, ai quali si era riparato; obbligate a star in armi di continuo, la scaglia, e le palle delle artiglierie nemiche spruzzando e strisciando di colpo e di rimando per ogni dove le file, e molti traendo a morte ogni momento, serbavan esse tuttavia la solita costanza; e se cedevano ad una dura necessità, mostravansi però di miglior fortuna meritevoli. Nissun atto, nissuna parola fecero, che degna non fosse d'uomini forti e valorosi.

      In fine nessuna novella di soccorso, non che fondata, vana, trapelando da parte nessuna, fu fatta la mattina dei tredici la veduta dei fondachi pubblici, e si trovò, che vi era in munizione da vivere, e ciò molto scarsamente, solo per tre dì. In tale stato l'andare ed il rimanere essendo egualmente fuori della potestà loro, considerato, che quanto più si differiva una deliberazione terminativa, tanto procedeva in maggior precipizio la condizione dell'esercito, convocarono una Dieta generale, alla quale intervennero non solo i primarj uffiziali, ma ancora tutti i capitani delle compagnie. Mentre deliberavano le palle nemiche frullando orribilmente, andavano qua e là traforando la tenda, dove si teneva il Consiglio. Tutti unitamente opinarono, doversi cedere alla fortuna, ed introdurre una pratica d'accordo col generale americano.

      Usò Gates modestamente la vittoria. Solo propose, che le genti regie deponessero le armi dentro gli alloggiamenti; la quale condizione parendo loro di troppa iniquità, sdegnosamente rifiutarono gl'Inglesi. Volevano tutti piuttosto esser menati al nemico in una disuguale battaglia, che macchiarsi di una tanta vergogna. Dopo diverse pratiche si accordarono il giorno quindeci gli articoli della capitolazione. Dovevano sottoscriversi da ambe le parti la mattina dei diciassette. La notte arrivò al campo di Burgoyne il capitano Campbell, mandatovi a gran fretta dal generale Clinton, il quale recava le novelle, che questi venuto sopra l'Hudson si era fatto padrone del Forte Montgommery; e che il generale Vaughan colle genti più spedite già si avvicinava ad Esopo. Rinascevano in alcuni le speranze di salute. Furono ricerchi gli uffiziali del parer loro, se i soldati in un caso disperato abili fossero a combattere, e se la fede pubblica fosse impegnata pel verbale accordo. Molti risposero, i soldati infievoliti dalle fatiche e dalla fame non potersi reggere; tutti furono apertamente fautori, essere impegnata la fede pubblica. Solo Burgoyne opinò del no. Ma era obbligato a seguire la pluralità dei suffragi. Gates intanto, conosciute queste mene, e le nuove speranze, donde procedevano, il giorno diciassette molto per tempo ordinò tutto il suo esercito alla battaglia, e mandò dicendo a Burgoyne, giunto essere il tempo prefisso a sottoscrivere; perciò si il facesse immediatamente, o si combatterebbe. Questi non si fe' più pregare. L'accordo fu sottoscritto, il quale intitolarono: convenzione tra il luogotenente generale Burgoyne, ed il maggior-generale Gates. Le principali condizioni, oltre quelle per le provvisioni, ed altre cose da somministrarsi all'esercito britannico durante il suo cammino СКАЧАТЬ