Nellina: Dramma in tre atti. Bracco Roberto
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Название: Nellina: Dramma in tre atti

Автор: Bracco Roberto

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная драматургия

Серия:

isbn: http://www.gutenberg.org/ebooks/43512

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СКАЧАТЬ di cerini; si caccia fra le labbra un'altra sigaretta, l'accende, e, affaticandosi a fumare come dianzi, lentamente, sciattamente, si avvia verso la destra.)

Cesare

      Nellina!

Nellina

      (si ferma senza voltarsi.)

Cesare

      Mi fai il favore di non dare tanta confidenza a quell'imbecille?

Nellina

      (alza le spalle con noncuranza.)

Cesare

      Già, in generale, tratti con troppa familiarità anche i servi di casa.

Nellina

      (voltandosi appena) Fino a poco tempo fa, mi lasciavate sempre in loro compagnia.

Cesare

      T'ho tenuta, per altro, come una piccola parente! Se tu fossi rimasta nell'ospizio, dal quale ti ho tolta bambina, non saresti… che una povera operaia. Io non mi vanto; ma tu mi potresti risparmiare questi rimproveri. Che dovevo fare, io? Dovevo condurti attorno con me?

Nellina

      E, dunque, mi sono abituata a stare con i servi.

Cesare

      Ma adesso che io comincio a preferire una vita più casalinga… non c'è ragione che tu vada gironzolando fra le livree.

Nellina

      Io ci trovo gusto.

Cesare

      Malissimo!

Nellina

      Almeno, ai servitori, posso dire tutte le insolenze che mi vengono alle labbra.

Cesare

      A che proposito?

Nellina

      Sono uomini anche quelli. (Con un'altra alzata di spalle, sta per dirigersi di nuovo verso la destra.)

Cesare

      (dissimulando la sofferenza prodottagli dal contegno di lei, e cercando dei pretesti per trattenerla) Ma… stammi a sentire, Nellina…

Nellina

      Cosa?

Cesare

      Tu hai qui (indica a sinistra) la tua stanzetta graziosa. Io l'ho recentemente destinata a te perchè ho creduto necessario che tu avessi un cantuccio tutto tuo. Perchè non vuoi starci mai?

Nellina

      Mi sembra una trappola. Non ci sto volentieri.

Cesare

      E allora, va a trattenerti (indica il fondo) nelle stanze interne. È inutile che tu stia sempre in quelle dove passano tutti, o addirittura in cucina.

Nellina

      (pigramente) Andrò a trattenermi nelle stanze interne. (S'avvia verso il fondo.)

Cesare

      (quando Nellina è sul punto di uscire, irrefrenabilmente scatta in tono di comando:) Resta qui, Nellina!

Nellina

      (si ferma. Indi, con una fisonomia di rabbia chiusa, le sovracciglia aggrottate, la fronte bassa, siede sul divano, ch'è accanto alla porta in fondo, e, raccogliendovi le gambe, si raggomitola tutta.)

(Breve pausa.)Cesare

      (contenendosi e mutando tono) Con questo tuo caratterino dispettoso, mi obblighi ad essere brusco, e poi io stesso me ne dolgo. Certe volte, mi fuggi come se io fossi un tuo nemico. E, ieri sera, fosti… così aspra… così irritante… che io… dovetti fare uno sforzo per non punirti acerbamente!

Nellina

      (fredda, d'una tranquillità acre) Voi stavate per baciarmi. Non voglio essere baciata da voi.

Cesare

      (impallidisce, si confonde, si agita dentro; indi si leva, passeggia su e giù, siede presso il tavolino.)

Giacomo

      (entrando dal fondo) Babbo!

Cesare

      (sconcertato) Che c'è, Giacomo!

Giacomo

      (si avanza un poco, senza accorgersi di Nellina. Appare cogitabondo, ma calmo e risoluto. Parla a suo padre con affettuoso rispetto.) Puoi darmi qualche minuto?

Cesare

      Sùbito?

Giacomo

      Sì, ho premura di parlarti.

Cesare

      Abbi pazienza, Giacomo: in questo momento sono un po' turbato…

Nellina

      (per avvertire della sua presenza Giacomo, fa cadere a terra il suo piccolo portasigarette.)

Giacomo

      (ode il rumore, si volta un istante e, nel vedere Nellina, intuisce di essere entrato in mal punto.)

Nellina

      (senza scendere dal divano, raccoglie il portasigarette.)

Cesare

      Appena rimessomi, sarò a tua disposizione.

Giacomo

      Va bene, babbo. (Via dal fondo.)

Cesare

      (nervosissimo, guarda i liquori, prende il suo bicchiere e osserva che ce n'è un altro adoperato.) Avete bevuto voi in quest'altro bicchiere?

Nellina

      Sì.

Cesare

      (con reticenza)… Volete ancora?

Nellina

      No.

Cesare

      (Beve sino al fondo.) (Pausa.) (Poi, con la voce più tremula, più roca) Nessuna donna ha mai avuto ribrezzo di me. Ed è strano che ne abbiate proprio voi, a cui ho fatto un po' di bene. Non è pudore, no, perchè il pudore non vi consentirebbe certe vostre piccole audacie di sfrontatezza; e non è neppure quell'odio misterioso che voi v'immaginate di nudrire per tutti gli uomini. È bensì una speciale ribellione contro di me: una ribellione sorda e maligna, che mi rende ogni giorno più inquieto, più torbido, più sofferente… più febbricitante!

Nellina

      (ha gli occhi spalancati e biechi, fissi su lui in un misto di paura e di ferocia recondita.)

Cesare

      (si leva e continua affannosamente:) Io lo so, io lo so, che non dovrei tormentarvi. La coscienza me lo grida. Io mi sdoppio e chiedo a me stesso per quale triste fenomeno io abbia sentite, ad un tratto, le più ossessionanti attrattive della donna nella fanciulla che mi spetterebbe di proteggere… E, forse, chi sa, avrei potuto a tempo contenere i miei istinti se avessi scorta in voi una certa bontà per me. Sì, in tal caso, forse avrei potuto ragionare, avrei potuto sorvegliarmi. Ma, invece, il vedervi perennemente con quella faccia solcata dai segni del rancore e della ostilità, il vedervi sempre tutta pronta a difendervi ingiuriando la mia persona, mi dà le vertigini, mi dà dei brividi che mi fanno temere… di trascendere fino a una violenza, di cui io stesso non saprei sopportare la vergogna. (Acceso in volto, col corpo oscillante, sorreggendosi alla spalliera di una sedia) Badate, Nellina!.. Io ve lo avverto… Io ve lo avverto… Non vi ostinate ad avvilirmi, non vi ostinate a difendervi troppo, se volete… che io vi lasci in pace!

Nellina

      (con le labbra livide di rabbia rattenuta, con le braccia incrociate e strette al petto fino ad afferrarsi le spalle, tutta tremante, quasi rimpicciolendosi e sogguardandolo, scende dal divano. Vorrebbe scappare, ma, pur vedendolo come disfatto, teme la sua ira. Col passo pauroso, sempre coi vigili sguardi fissi su lui, raggiunge, a poco a poco, la porta a destra, e, dopo averlo ancora sogguardato, esce di corsa.)

Cesare

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