Название: I pazzi: dramma in quattro atti
Автор: Bracco Roberto
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная драматургия
isbn: http://www.gutenberg.org/ebooks/35048
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S'intende bene! Non piú capelli lunghi, non piú la selvatica vegetazione della barba e dei baffi, viso limpido, bocca sorridente, un elegante monocolo che rende vezzoso l'occhio piú guercio: tutto un insieme conveniente e quasi attraente. Veste nuova per l'uomo rinnovato! Il pazzo che tu non sapesti guarire non c'è piú. Fammi le tue congratulazioni, e dichiara che come medico sei una bestia.
Lo dichiaro volentieri, e non esito a congratularmi con te.
Non ci vediamo, su per giú, da un anno, a misura di calendario.
E non c'è stato mezzo di rintracciarti. Io ignoro sempre la tua abitazione.
Per lo piú, la ignoro anche io!
E in quest'anno?..
Metamorfosi! Metamorfosi e guarigione completa! Ti prego di credere che sei al cospetto del piú savio degli uomini!
Non è inverosimile.
Mi sono guarito da me, caro il mio dottore!
Neppur questo è inverosimile.
Ma il merito – spieghiamoci – non è tutto mio.
Sei modesto!
Mi son fatto consigliare… Indovina da chi.
Non indovino. Dimmelo.
Mi son fatto consigliare dall'umanità.
Il consiglio dell'umanità è la somma di parecchi milioni di consigli.
Ma rettifico: da una parte dell'umanità mi son fatto consigliare.
Dalla migliore.
Dalla peggiore! (Siede a cavalcioni su una seggiola.) Mi attengo, t'avverto, al giudizio corrente, tanto per capirci.
Il che, peraltro, non è indispensabile.
Secondo il giudizio corrente, è la parte peggiore dell'umanità quella nella quale funzionano brutalmente il sangue, la carne, i nuclei nervosi, i cinque sensi con le loro volubilità e attribuzioni cooperative, e nella quale è disseccata o ridotta a proporzioni minime la vita morale. Io ho aboliti tutti gli accidenti della vita morale, da cui provengono le nostre inquietudini, le nostre incontentabilità, le nostre sofferenze, i dibattiti, gli attriti, gli stenti, gli sforzi che scombussolano il nostro essere fino allo sfasciamento, fino alla follia. Neghi che questa sia la genesi della follia?..
(senza approfondire) No.
Io mi sono brutalizzato. Non leggo, non scrivo, non studio, non penso, non m'interesso di ciò che sta oltre la superficie delle cose, non ho piú nessuna delle curiosità e delle esigenze che avevo quando ero un animale superiore. Di che mi occupo io durante le ventiquattro ore della piroetta terrestre intorno al sole?.. Mi occupo dei miei bisogni e desiderii materiali per soddisfarli con la massima scrupolosità. Una volta – te ne rammenti? – il mio desiderio piú ansioso, il mio piú impellente bisogno era di trovare l'onestà nel sesso femminile. Mi affannavo a cercarla. Mai vistane neppure la coda! Me ne affliggevo! Me ne disperavo! Che strazio! Che sventura! Che tragedia!.. Io non la trovavo o perché non è mai attecchita tra le discendenti di Eva o perché non l'avevo mai conosciuta e, naturalmente, non potevo identificarla. Ma tutto questo è stato da me spazzato via insieme con i peli che mi deturpavano il volto. La mia esistenza è diventata esclusivamente fisica. «Mi tocco, dunque esisto!» E crepi Cartesio! Cerco quello che conosco, quello che so identificare, quello che è visibile e palpabile, quello che non è punto arduo trovare. (Animandosi) E me la godo! Me la godo a meraviglia! Tu, per guarirmi, t'incocciavi a nudrire, attraverso l'organismo, il mio spirito. Ignorante! Dovevi, al contrario, avere l'abilità di ucciderlo. Io l'ho ucciso! (Si frega le mani, ridendo) Eh eh eh eh!..
(sedendogli dirimpetto) Mio buon Ulrico, tu sei un pazzo come prima. La sola differenza è questa: che prima eri un pazzo di cattivo umore, e adesso sei un pazzo di umor gaio… almeno in apparenza.
Per me, il tuo giudizio non vale un fico secco! Non te l'ho chiesto e non sono venuto con l'intenzione di chiedertelo. Non sono venuto con l'intenzione di consultarti. Io son venuto, viceversa, per dare a te i miei lumi, per sorvegliare la tua salute, per mettermi alle tue costole, intento a diventare, all'occorrenza, il tuo medico, il tuo frenologo. E mi accorgo di avere avuto una ottima ispirazione. Io ti trovo ammalato, molto ammalato! Tu presenti un quadro patologico allarmante, e devi impensierirtene. – L'epoca è triste, amico mio, per i psichiatri del genere al quale tu appartieni. Il tuo correligionario Paolo Gemmi – hai visto? – se n'è andato in cielo o altrove motu proprio! Non mi era simpatico. Quindi non deploro la sua assenza definitiva. Ma còstato, con ponderazione, lo sfasciamento, lo sconquasso psicologico per cui egli si è liquidato mediante un colpo di rivoltella.
Tu ripeti, a proposito del povero Paolo, la solita fantasticheria generica che corre per le bocche di tutti quando la causa d'un suicidio non è stata rivelata dal suicida.
Nel caso di lui non è una fantasticheria. Si tratta di un caso lampante d'incongruenza. Egli non era uno storpio, non era un tubercolotico, non era un diabetico, non era un vecchio asmatico, disponeva di parecchi quattrini, di parecchio ingegno, d'una certa gloriola acquistata senza troppa fatica: dunque per nessun motivo ragionevole poteva averne le tasche piene, e chi sa in quali aspirazioni extraterrene, in quale smaniosa alchimia andò a consumarsi e a smarrire la ragione. Ma per te sono qua io! Sei fortunato. Ringraziami d'essere capitato in tempo!.. Vediamo un po'. Che ti senti? Che ti pare di sentirti?
(si rannuvola, si alza. – Passeggia, torcendo tra le dita la catenella dell'orologio.)
Non mi rispondi? Non puoi indicarmi i sintomi del tuo male? Non mi dài gli elementi per la diagnosi? Li coglierò io stesso con la mia speciosa radioscopia e con l'ausilio del ricordo che ho delle tue note caratteristiche. (Riflette.) La piú spiccata era l'amore per tua moglie: – un amore incommensurabile e ininterrottamente afflittivo. Quando, nelle tue ore di studio, non affliggeva lei in carne ed ossa, ne affliggeva l'effigie!.. E vedo che la sua fotografia è tuttora lí, appiccicata al tuo scrittoio. (Va a prenderla e se la mette davanti allo sguardo.) Bella donna, non c'è che dire! Bella e giovanissima! Piacerebbe anche a me se non fosse tua moglie!.. (Osserva) Continui a mutare la cornice di tanto in tanto. Sempre una piú preziosa dell'altra. (Ripone la fotografia sullo scrittoio.) Sicché: le cose stanno come stavano. Il punto di partenza della mia diagnosi dev'essere questo: «tu ami tua moglie come l'amavi».
(tornando a sedere) Bada che ti sbagli.
L'ameresti di piú?.. Santo Iddio, sarebbe spaventevole!
La detesto!
Oh, caspita!.. (Lo fissa.) Hai scoperto che ti tradisce? Hai scoperto che ha un amante?
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