Название: I pazzi: dramma in quattro atti
Автор: Bracco Roberto
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная драматургия
isbn: http://www.gutenberg.org/ebooks/35048
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Se ella, professore, si trattenesse qui una intera giornata, si persuaderebbe che l'uniformità subisce tante variazioni quante sono le mie ospiti. Gli elementi che compongono la loro personalità – l'origine, l'atavismo, il temperamento, le condizioni sociali, le efflorescenze della vita vissuta – si modificano, ma non spariscono. La cura dell'anima vuole e può aspirare a rendere fissa e predominante, in dieci, in dodici, in quindici cervelli una forza direttiva unica che tende a salvarli: non vuole e non può staccarli dalla esistenza individuale, dagli elementi che la compongono. E se ella, trattenendosi qui una intera giornata, mi stesse accanto, si persuaderebbe che questa forza direttiva non è determinata da un potere formidabile della mia volontà, il quale minacci il libero arbitrio come il potere d'un ipnotizzatore, ma sibbene da una dolce disciplina genuinamente educativa che avvia alla bontà, all'orrore per il peccato, alla fraternità cristiana, alle gioie del benessere fornito dalla virtù!
… Una certa dose di haschich, servita a cento mussulmani diversi, discopre ugualmente a ognuno di essi il paradiso di Maometto!.. Ma non badi alle mie divagazioni… e, soprattutto, non pensi che io ardisca di combatterla nelle sue trincere. La malattia dell'autocritica fa dell'«insigne professore Antonio Bernardi» un fantaccino disarmato e sprovveduto di umor bellico. Non rintuzzo, non polemizzo, e, timidamente, mi ritraggo.
Ahimé!.. Sono io indotto a polemizzare! Polemizzo, le garantisco, piú con me stesso che con lei. E polemizzano cosí tutti coloro che temono d'errare. I dubbi da lei esposti trovano un propizio terreno nella mia coscienza, dove… (una densa mestizia lo adombra) ogni dubbio molto facilmente alligna.
(vivace) In altri termini, siamo tra noi meno lontani che non sembri, e ben presto cammineremo a braccetto su una via di mezzo. Ella avrà continuato a sperimentare, io avrò continuato a istruirmi. Saremo – non se ne accori – piú inetti di oggi. Ma auguriamoci che, ciò non ostante, accompagnandoci a vicenda, riesciremo ad affrancarci dai dubbii spinosi e quindi dal timore d'errare.
Sarebbe un beneficio per chi ha bisogno dell'opera nostra.
Sarebbe un beneficio per noi, collega! L'uomo che non teme d'errare è probabilmente un imbecille, ma è sempre un uomo felice. E sur ça, prendo congedo.
(dissimula un moto di sollievo, facendo atto di sollecita condiscendenza.)
(Si alzano. Si stringono la mano.)
Le proffero toto corde, Francesco Floriani, la mia amicizia e la mia gratitudine.
Rifiuto la gratitudine, accetto l'amicizia. (Scorciando) La sua carrozza, Professore, è al cancello del giardino?
No. L'ho lasciata giú, alla svolta. Ho voluto discendere lí per ammirare dappresso il marmoreo angioletto che addita, con l'indice teso, l'asilo salutare.
Una puerilità.
Un gentile simbolo poetico.
(precedendolo verso il fondo) Per di qua, Professore. Da questa parte troverà piú presto la sua carrozza.
Non si dovrebbe scegliere la via piú breve uscendo da un luogo donde si esce a malincuore…
(sulla porta gli dà il passo. E via, con lui.)
(entra, zelantissimo, dalla sinistra, togliendosi il berretto.) Signor Direttore… (È un omino attempato, segaligno, arzillo, col naso aguzzo, con gli occhietti neri, tondi, mobilissimi, lucidi.) (Guarda attorno.) Non c'è… (Consulta il suo orologio.) Le quindici e tre minuti! (Severo) A quest'ora non dovrebbe muoversi dal suo studio. (Consulta di nuovo l'orologio.) Precisamente: le quindici e tre minuti! (Ricorda, brontolando, gli ordini del Direttore:) «Dalle quindici alle diciassette ricevo tutti. Annunzierai chiunque chieda di essere ricevuto.» E poi?.. Non c'è! (Scontento ed energico, chiama:) Signor Direttore!.. Signor Direttore!..
(dal fondo) Perché gridi cosí, Michele?
Per chiamarvi.
Di': che vuoi?
Che voglio?.. Eseguo i vostri ordini con l'orologio alla mano. (Lo cava fuori ancora una volta) «Dalle quindici alle diciassette ricevo tutti. Annunzierai chiunque chieda di esser ricevuto.»
Oggi, no.
(burbero) Oggi, no?!.. E non mi avete avvertito! Voi rimettete la testa sul collo a coloro che l'hanno perduta, e a me la fate perdere.
Non chiacchierare troppo. Michele, e modera il tuo zelo. Chi c'è di là?
Un tale a cui non garbava di declinare il suo nome. Pretendeva di non essere annunziato. Pareva che entrasse in un caffè, in una trattoria, o peggio. – «Di qui, senza nome, non si passa!» – «Io sono sempre passato e passerò.» – «E io, da sei mesi che mi pregio di stare al servizio del dottor Francesco Floriani come custode della sua Casa di Salute, non vi ho mai visto. Voi non passerete!»
Ti lodo, Michele, ma adesso non ti dispiaccia di abbreviare.
L'ho messo alle strette e finalmente mi ha incaricato di annunziare (calcando le parole:) «Ulrico Nargutta, ex pazzo.»
(con una certa emozione) Ulrico Nargutta!.. Fallo passare! Fallo passare immediatamente!.. È come una persona di famiglia. Sii molto riguardoso con lui; e gli permetterai di entrare e di uscire quando vorrà.
Non devo annunziare – caso mai – nessun altro?
Nessun altro. Vai, Michele! Non indugiare di piú.
(con autorità) E mi raccomando: niente contrordini.
Niente contrordini, non dubitare.
(impettito e minaccioso) Si presenti anche il signor Domineddio, lo mando al Diavolo!
(tra sé) Venga, venga il mio vecchio amico! Con lui non sarò obbligato a reprimermi, a mascherarmi… (S'appressa alla porta dalla quale è uscita Agnese, e v'inoltra lo sguardo.)
(comparisce dal lato opposto, e si ferma profilandosi in una comica prosopopea.) Ulrico Nargutta, ex pazzo!
(si volta. – Non si raccapezza.) Tu sei Ulrico?!
Ne sono sicuro.
In fede mia, incontrandoti per istrada, non avrei potuto ravvisarti. Lascia che ti abbracci, disertore! Ho molto piacere di averti recuperato.
Recuperatissimo!
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