Le stragi delle Filipine. Emilio Salgari
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Название: Le stragi delle Filipine

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ deciso?…

      – Ho giurato, Teresita.

      – E… non tornerai piú?… – chiese ella, tornando a scoppiare in singhiozzi.

      – Forse un giorno, se la morte mi avrà risparmiato.

      – Ma io non voglio che tu muoia, Romero! – esclamò Teresita posando il bruno capo sul robusto petto di lui.

      – La mia morte sarebbe forse un bene per entrambi. A quale scopo continuare questo infelice affetto, quando non vi è alcuna speranza di realizzare il dolce sogno vagheggiato?… La guerra scaverà fra noi un abisso che non si colmerà piú mai, mia Teresita.

      – E ti rechi?…

      – A difendere Salitran.

      – A Salitran!… – esclamò la fanciulla, indietreggiando vivamente. – Tu vai a combattere contro mio padre!…

      – Tuo padre sarà dinanzi a Salitran!… Hang-Tu vede un triste disegno nel tuo cuore!

      – Chi è codesto Hang-Tu, Romero?…

      – Un uomo che forse ha la piú grande anima di patriota, ma che forse sarà fatale al nostro affetto, Teresita. Mi hanno fatto giurare di difendere Salitran perché essi sapevano che dovevo lottare contro tuo padre. Io sono un disgraziato, maledetto dal destino!…

      – E tu non rinuncerai a lottare contro mio padre?…

      – Non lo posso piú, Teresita

      – Ah!… Tu me lo ucciderai, Romero.

      – No, te lo giuro. Io tutto ho perdonato a lui.

      – Ma lui?… Ho paura… ho un triste presentimento, amico mio, – disse la giovinetta con voce rotta dal pianto.

      – Se cosí fosse… se m’uccidesse… si compia pure il mio destino.

      – Ma io ti voglio bene, Romero!…

      – Ed io, credi che non voglia bene alla Perla di Manilla?… Forse che sarei qui venuto mentre i miei compatriotti, questa i stessa notte forse, muoiono per la libertà?… Credi tu che non sarei corso ai loro campi per battermi al loro fianco?… No, tu non saprai mai, Teresita, quanto abbia sofferto per te questo mio povero cuore e quanto…

      Romero si era bruscamente interrotto. Al di fuori della strada, era echeggiato un fischio breve, ma modulato e che egli ben conosceva. Impallidí, poi fece un gesto di stupore.

      – Hang-Tu!… – mormorò. – È un segnale d’allarme.

      Si liberò dolcemente dalle braccia della giovanetta e s’avvicinò alla finestra, aprendo silenziosamente le persiane.

      Un uomo avvolto in un grande serapé a vivaci colori e col capo nascosto da un ampio cappello di fibre di rotang simile a quello usato dai chinesi, stava fermo in mezzo alla via, col viso volto verso le muraglie del giardino.

      – Sei tu, Hang? – chiese il meticcio.

      – Sí, – rispose il chinese. – Fuggi o ti arresteranno. Gli spagnuoli hanno saputo che noi siamo sbarcati e se non ti affretti, non lascerai piú la Ciudad.

      – Attendimi.

      Il meticcio rinchiuse la persiana e nel volgersi si sentí stringere le mani da Teresita.

      – Ti cercano! – esclamò ella, con terrore.

      – Sí, ma non mi prenderanno, – rispose Romero, alzando fieramente il capo. – Ho delle armi e mi difenderò.

      – E tu parti?…

      – Se rimango possono uccidermi e bisogna che oggi viva per la libertà delle isole… e per te.

      – Ah!… Mi vorrai sempre bene?

      – Sí, Teresita, e chissà che un giorno la fatalità non si stanchi di perseguitarci.

      Un secondo fischio risuonò sotto le finestre.

      – Va’, parti mio valoroso, – disse la giovanetta. – Io non voglio che i miei compatriotti ti uccidano. Ah! quanto dolore in questa separazione e forse… non ti rivedrò piú!

      Un nuovo scroscio di pianto le soffocò la voce. Il meticcio la baciò in fronte, poi mentre la giovane si abbandonava fra le braccia di Manuelita, riaprí la persiana, scavalcò il davanzale e si slanciò nella via dicendo ad Hang:

      – Eccomi!… Appartengo ora all’insurrezione!…

      Capitolo V. IL «FIORE DELLE PERLE»

      Hang-tu si era messo rapidamente in cammino senza aver rivolto all’amico una parola. Pareva in preda ad una viva inquietudine e pur affrettando il passo, volgeva la testa da tutte le parti, come se temesse di veder sbucare improvvisamente dei nemici.

      Invece di seguire le mura del giardino, si era gettato in mezzo ad un dedalo di viuzze che un tempo dovevano essere fiancheggiate da grandi case, ma che ora si trovavano ingombre di rottami, di muraglie screpolate, di colonne semi-crollanti, tristi avanzi delle scosse tremende del suolo vulcanico e delle ire dell’Albay, un vulcano quasi sempre eruttante lave e fiamme.

      Romero, assorto nei suoi pensieri, lo seguiva macchinalmente, senza curarsi di sapere dove lo conducesse, né di conoscere il motivo di quella rapida marcia che somigliava ad una fuga precipitosa, ma dopo alcuni minuti, vedendo che Hang-Tu non accennava ad arrestarsi, anzi che raddoppiava sempre piú il passo, ad un certo momento si arrestò, dicendo:

      – Ma dove andiamo?… Questa non è la via che conduce al ponte di Binondo.

      – Ti salvo, – rispose il chinese.

      – Ma se nessuno mi ha veduto entrare nella Ciudad?…

      – Cosa importa?… So che tutti gli alguazil hanno mandato guardie nei sobborghi e che alle sentinelle hanno dato ordine di non lasciar uscire dalla città alcun mulatto, senza averlo diligentemente esaminato.

      – Qualcuno ci ha scoperti adunque?…

      – I traditori non mancano mai.

      – Ma dove andiamo ora?…

      – Ti faccio guadagnare la campagna. Prima dell’alba sarai ben lontano da Manilla.

      – Ma se mi hai detto che non si può uscire dalla Ciudad?…

      – Uscirai egualmente.

      – È per questo che sei venuto a troncare il mio colloquio con Teresita?

      – Per questo e forse per altro, – rispose Hang-Tu, con un sorriso strano. – Eccoci dinanzi ai bastioni…

      – Ma se salto giú mi spezzeranno le gambe.

      Invece di rispondere, il chinese mandò il suo solito fischio. Un altro, quasi simile, tosto vi rispose.

      – I miei uomini sono puntuali, – disse Hang.

      S’arrampicò lentamente sulla scarpa СКАЧАТЬ