Le stragi delle Filipine. Emilio Salgari
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Название: Le stragi delle Filipine

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ – chiese Hang.

      – Sí, capo.

      – Li avete veduti?…

      – Si sono avvicinati pochi minuti or sono al fossato.

      – Hanno i cavalli?

      – Quattro e tutti di buona razza.

      – Than-Kiú è brava ed intelligente, – disse Hang, con voce leggermente commossa.

      A Romero parve che soffocasse a metà un profondo sospiro, ma non vi fece caso. Sapeva che Hang aveva talvolta delle bizzarrie inesplicabili.

      Ad un cenno del capo delle società segrete, i due chinesi calarono la corda nel fossato del bastione che s’apriva sei metri piú sotto, ingombro di piante acquatiche e di fango.

      – Addio, – disse Hang, abbracciando il meticcio, mentre la sua voce pareva che diventasse maggiormente commossa. – Se le palle dei nemici uccideranno uno di noi, ci rivedremo un giorno nell’altra vita.

      – Addio!… – esclamò Romero, stupito. – Ma non vieni tu?

      – No, Romero; ma se la morte mi risparmierà, spero di raggiungerti presto sulle trincee di Salitran e di combattere al tuo fianco per l’indipendenza delle isole.

      – Ma perché non fuggi con me, mentre ti si cerca?…

      – Altri avvenimenti stanno per scoppiare e le mia presenza in Manilla è necessaria.

      – Ma quali?…

      – Lo so io forse?… Il caso può preparare delle sorprese che io ignoro e che non posso prevedere. Va’, Romero: al di là del fossato troverai due uomini ed una guida sicura, fedele… forse troppo fedele… Veglierà su di te, ma tu veglia su di lei.

      – Chi è quella guida?

      – Lo saprai fra poco. Addio, o meglio arrivederci presto dinanzi a Salitran.

      I due capi dell’insurrezione si abbracciarono un’ultima volta, poi il meticcio si aggrappò alla fune a nodi che i due chinesi tenevano con mani sicure, e scese rapidamente nel fossato.

      Avendo, le radici delle piante acquatiche, formato come un reticolato attraverso al fango, gli riuscí facile raggiungere la riva opposta senza bagnarsi.

      S’arrestò un momento e guardò verso la cima dell’enorme bastione, giganteggiante nelle tenebre. Proprio sull’orlo egli vide Hang-Tu immobile come una statua di granito, coll’ampio cappello abbassato sul viso e le braccia incrociate. Pareva che il capo degli uomini gialli fosse immerso in profondi pensieri e che non si ricordasse piú del grave pericolo che correva standosene lassú, a cosí breve distanza dai posti di guardia.

      Romero gli fece un saluto colla mano, ma senza che Hang rispondesse o si scuotesse da quella immobilità.

      Salí la scarpa erbosa, tenendosi curvo per non farsi scorgere dai soldati che potevano vegliare nell’angolo del bastione, dove s’ergevano delle casematte, e raggiunse la via esterna di circonvallazione, gettandosi prontamente in mezzo ai gruppi d’alberi.

      – Qui, Romero Ruiz, – disse una voce.

      Il meticcio si volse e scorse quattro cavalli che si tenevano immobili sotto la fosca ombra d’un tamarindo colossale. Tre erano montati, ma il quarto aveva la sella vuota.

      – Siete voi gli uomini mandati da Hang-Tu? – chiese Romero

      – Sí.

      Il meticcio gettò uno sguardo sui suoi compagni di viaggio. Due erano robusti giovani malesi, dalle membra massicce ed il corpo tarchiato, ma il terzo pareva piú un fanciullo che un uomo. Essendo però avvolto in un ampio mantello di seta bianca a fiori ed a disegni, che gli copriva buona parte del viso ed avendo in capo un cappello di paglia di Manilla a grandi tese e adorno d’una piuma, non si poteva vedere che fosse, né quale età potesse avere, ma Romero pel momento non si occupò di quel misterioso compagno, che pareva volesse serbare l’incognito.

      Salí sul cavallo che uno dei due malesi teneva per la briglia, un vigoroso destriero che doveva correre come il vento, colla testa leggera, il ventre stretto ed i garretti solidi, probabilmente un animale derivato da un incrocio di sangue arabo e spagnuolo, e diede il segnale della partenza.

      Il fanciullo si mise alla testa, i due malesi alla retroguardia ed il piccolo drappello partí di galoppo, tenendosi sotto l’ombra degli alberi.

      Romero, sempre assorto ne’ suoi pensieri, non si curava della via che battevano. Sapendo però che gli spagnuoli avevano disposto intorno alla capitale numerosi drappelli di soldati, per impedire qualsiasi colpo di mano da parte degli insorti, aveva messo davanti alla propria sella un fucile a retrocarica di ultimo modello, che aveva trovato sospeso all’arcione e si era cinto una cartucciera ben fornita che gli aveva dato uno dei due malesi.

      I quattro cavalli galopparono dieci minuti tenendosi a breve distanza dalla via che gira intorno alla città, poi la guida si spinse attraverso a campi coltivati raggiungendo il margine d’un bosco di banani dalle foglie gigantesche.

      S’arrestò un momento ascoltando con profondo raccoglimento, scambiò alcune rapide parole coi due malesi, poi fece cenno di avanzare.

      Uno dei due giovanotti passò all’avanguardia tenendo il fucile fra le mani e la guida si mise a fianco di Romero, come se volesse proteggerlo da qualche improvviso assalto e fargli scudo col proprio corpo.

      Solo allora Romero s’accorse che le vesti di quel fanciullo – tale almeno lo credeva ancora – tramandavano un delicato profumo di lillà! Quell’odore, assolutamente incompatibile per un uomo, fosse pure per un giovanetto che si esponeva audacemente ai pericoli della guerra, lo stupí.

      – Ma chi sei tu? – chiese. – Un fanciullo od una donna?…

      – Than-Kiú, mio signore, – rispose la guida, ma con una voce cosí dolce, cosí armoniosa, che pareva il gorgheggio di uno di quei gentili usignoli ai quali i chinesi han dato il nome di cantatori di Mongolia.

      – Than-Kiú! – esclamò Romero. – Questo è un nome di donna e se non m’inganno, nella lingua dei Celestiali significa Fiore delle Perle.

      – Sí, mio signore, – rispose la guida, con maggiore dolcezza.

      – Allora sei una fanciulla.

      – Del Celeste Impero, mio signore.

      – Ma chi ti ha incaricato di venire con me?

      – Hang-Tu.

      – Ma quell’uomo è pazzo!

      – Perché, mio signore?

      – Esporre una fanciulla agli orrori della guerra!

      – Non temo la guerra.

      – Tu non sai che cosa sia.

      – Ho udito il cannone rombare a Malaban e ultimamente a Dasmarinas.

      – Tu! – esclamò il meticcio, che cadeva di sorpresa in sorpresa.

      – Io, mio signore.

      – E tu hai adoperato il СКАЧАТЬ