Alla conquista di un impero. Emilio Salgari
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Название: Alla conquista di un impero

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ di Yanez, si guardò bene dal toccarla, anzi si trasse un po’ da parte, per far meglio capire a quello straniero che non desiderava accordargli nessuna confidenza.

      – Sei tu che hai provocato tanto chiasso nella trattoria? – chiese.

      – Essere stato io, – rispose Yanez.

      – Non sapevi che qui abita un ministro?

      – Io sapere una sola cosa: di avere molta fame e di vedere altri a manciare senza me.

      – E per quello hai fatto nascere una mezza rivoluzione e mi hai disturbato?

      – Quando tua Eccellenza avere voglia cenare tu manciare subito ed io no?

      – Io sono un ministro…

      – Ed io essere mylord John Moreland, grande pari Inghilterra, amico grande regina Vittoria imperatrice tutte Indie. —

      Udendo quelle parole, la fronte del ministro, poco prima corrugata, si rasserenò.

      – Tu sei un mylord?

      – Sì, Eccellenza.

      – E non l’hai detto al trattore?

      – Averlo cridato a tutti e nessuno volermi dare da manciare. Non fare così noi in Inghilterra. Dare da manciare anche a indù.

      – Sicché non hai potuto cenare, mylord?

      – Soli pochi bocconi. Io avere ancora molta fame, grandissima fame.

      Io scrivere stassera a viceré del Bengala non poter compiere mia difficile missione, perché assamesi non dare mylord da manciare.

      – Quale missione?

      – Io essere grande cacciatore tigri ed essere qui venuto per distruggere tutte male bestie che mangiano indù.

      – Sicché tu, mylord, sei venuto per rendere dei preziosi servigi. I nostri sudditi hanno avuto torto a trattarti male, però io rimedierò a tutto. Seguimi, mylord. —

      Fece cenno alle guardie di ritirarsi, rialzò la tenda ed introdusse Yanez in un grazioso gabinetto, illuminato da un globo di vetro opalino, sospeso sopra una tavola riccamente imbandita, con piatti e posate d’oro e d’argento, colmi di svariati manicaretti.

      – Stava appunto per cenare, – disse il ministro. – Mylord ti offro di tenermi compagnia, così ti compenserò della cattiva educazione e della malevolenza del trattore.

      – Io ringraziare Eccellenza e scrivere a mio amico viceré Bengala tua gentile accoglienza.

      – Te ne sarò grato. —

      Si sedettero e si misero a mangiare con invidiabile appetito, specialmente da parte di Yanez, scambiandosi di quando in quando qualche complimento.

      Il ministro spinse anzi la sua cortesia fino a far servire al suo convitato della vecchia birra inglese che, quantunque molto acida, Yanez si guardò bene dal non tracannare.

      Quand’ebbero terminato, il portoghese si rovesciò sulla comoda poltrona e fissati gli occhi in viso al ministro, gli disse a bruciapelo ed in buonissima lingua indiana:

      – Eccellenza, io vengo da parte del viceré del Bengala per trattare con voi un grave affare diplomatico. —

      Kaksa Pharaum aveva fatto un soprassalto sulla sua sedia.

      – Perdonate se io ho ricorso ad un mezzo… un po’ strano per avvicinarvi e…

      – Non sareste voi un mylord…

      – Sì, un vero mylord e primo segretario e ambasciatore segreto di S. E. il viceré, – rispose Yanez imperturbabilmente. – Domani vi mostrerò i miei documenti.

      – Potevate chiedermi una udienza, mylord. Non ve l’avrei rifiutata.

      – Il rajah non avrebbe tardato a esserne informato, mentre io per ora desidero parlare solo a voi.

      – Il governo delle Indie avrebbe qualche idea sull’Assam? – chiese Pharaum spaventato.

      – Niente affatto, tranquillizzatevi. Nessuno pensa a minacciare l’indipendenza di questo stato.

      Noi non abbiamo alcun lagno da muovere all’Assam ed al suo principe.

      Ciò però che devo dirvi non deve essere udito da alcuna persona, sicché sarebbe meglio, per maggior sicurezza, che mandaste i vostri servi a dormire.

      – Non ne saranno scontenti, tutt’altro, – disse il ministro, sforzandosi a sorridere.

      Si alzò e percosse il tam-tam che stava appeso alla parete, dietro la sua sedia.

      Un servo entrò quasi subito.

      – Che si spengano tutti i lumi, eccettuati quelli della mia stanza da notte e che tutti vadano a coricarsi – disse il ministro, con un tono da non ammettere replica. – Non voglio, per nessun motivo, essere disturbato questa notte.

      Ho da lavorare. —

      Il servo s’inchinò e scomparve.

      Kaksa Pharaum attese che il rumore dei passi si fosse spento, poi tornando a sedersi, disse a Yanez:

      – Ora, mylord, potete parlare liberamente. Tra qualche minuto tutta la mia gente russerà. —

      2. Il rapimento d’un ministro

      Yanez vuotò un bicchierone di quella pessima birra, non senza fare una smorfia, poi levò da un bellissimo portasigari di tartaruga con cifre in diamanti, due grossi manilla e ne offrì uno al ministro, dicendogli con un sorriso bonario:

      – Prendete questo sigaro, Eccellenza. Mi hanno detto che siete un fumatore, cosa piuttosto rara fra gl’indiani, che preferiscono invece quel detestabile betel che rovina i denti e guasta la bocca. Sono certo che non avete mai fumato un sigaro così delizioso.

      – Ho imparato a fumare a Calcutta, dove ho soggiornato qualche tempo in qualità d’ambasciatore straordinario del mio re, – disse il ministro, prendendo il manilla.

      Yanez gli porse uno zolfanello, accese anche il proprio sigaro, gettò in aria tre o quattro boccate di fumo odoroso, che per qualche istante offuscarono la luce della lampada, poi riprese, fissando con una certa malizia il ministro, che assaporava da buongustaio il delizioso aroma del tabacco filippino:

      – Io sono qui venuto, come vi dissi, Eccellenza, per incarico del viceré del Bengala per avere da voi delle informazioni sui moti che si stanno svolgendo nell’alta Birmania.

      Voi che siete confinanti con quel turbolento regno, che ci ha sempre dato dei gravi fastidi, ne saprete certo qualche cosa.

      Vi avverto innanzi a tutto, Eccellenza, che il governo delle Indie vi sarà non solo gratissimo, ma che anche vi ricompenserà largamente. —

      Udendo parlare di ricompense, il ministro, venale come tutti i suoi compatriotti, spalancò gli occhi ed ebbe un risolino di contentezza.

      – Ne sappiamo più di quello che potreste supporre, – disse poi. – È vero: СКАЧАТЬ