Alla conquista di un impero. Emilio Salgari
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Название: Alla conquista di un impero

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ – aveva comandato Yanez. – Bindar non deve essere lontano.

      – È l’indiano che tu hai assoldato? – chiese Sandokan. – Potremo fidarci di lui?

      – Surama mi ha detto che è il figlio d’uno dei servi di suo padre e che perciò non dobbiamo dubitare della sua lealtà.

      – Uhm! – fece la Tigre crollando il capo. – Io non mi fido che dei miei malesi e dei miei dayachi.

      – Lui conosce la pagoda anche internamente, mentre noi non l’abbiamo veduta che all’esterno. Una guida ci era necessaria. —

      S’accostò ad una enorme macchia di bambù alti per lo meno quindici metri, che curvavano le loro cime sopra le acque del fiume, e mandò un debole fischio, ripetendolo poi tre volte ad intervalli diversi.

      Non erano trascorsi dieci secondi quando fra quelle immense canne si udirono dei leggeri fruscii, poi un uomo sorse bruscamente dinanzi al portoghese, dicendogli:

      – Eccomi, sahib. —

      Era un giovane indiano di forse vent’anni, bene sviluppato, dall’aria intelligentissima ed i lineamenti piuttosto fini delle caste guerriere. Non aveva indosso che un semplice gonnellino un po’ lungo, il languti degli indù, stretto da una piccola fascia di cotone azzurro, entro cui era passato un pugnale dalla lama larghissima, in forma quasi d’un ferro di lancia ed il corpo aveva interamente spalmato di cenere, probabilmente raccolta sul luogo dove si ardono i cadaveri, e che è il distintivo poco attraente dei seguaci di Siva.

      – Hai condotto la bangle? – chiese Yanez.

      – Sì, padrone, – rispose l’indiano. – È nascosta sotto i bambù.

      – Sei solo?

      – Tu non mi avevi detto, sahib, di condurre altri. Avrei avuto più piacere, perché la bangle è pesante a guidarsi.

      – I miei uomini sono gente di mare. Imbarchiamoci subito.

      – Devo avvertirti d’una cosa però.

      – Parla e sii breve.

      – So che questa notte dinanzi alla pagoda devono bruciare il cadavere d’un bramino.

      – Durerà molto la cerimonia?

      – Non credo.

      – Il nostro arrivo non desterà qualche sospetto?

      – E perché sahib? Le barche approdano sovente all’isolotto, – disse l’indiano.

      – Andiamo allora.

      – Avrei però desiderato meglio che nessuno ci vedesse a sbarcare, – disse Sandokan.

      – Rimarremo a bordo, finché tutti si saranno allontanati, – rispose Yanez. – Non faranno troppa attenzione a noi. —

      Seguirono il giovane indiano, aprendosi faticosamente il passo fra quelle durissime canne giganti, che alla base avevano la circonferenza d’una coscia di fanciullo, e giunsero sulla riva del fiume.

      Sotto le ultime canne che, curvandosi verso l’acqua, formavano delle superbe arcate, stava nascosto uno di quei pesanti battelli, che gl’indiani adoperano sui loro fiumi per trasportare il riso, privo però degli alberi, ma provvisto invece d’una tettoia di stoppie destinata a riparare l’equipaggio dalle ingiurie del tempo.

      Yanez ed i suoi compagni s’imbarcarono; i malesi ed i dayachi afferrarono i lunghi remi e la bangle lasciò il nascondiglio dirigendosi verso l’isolotto, nel cui mezzo giganteggiava fra le tenebre una enorme costruzione in forma di piramide tronca.

      L’indiano aveva detto il vero annunciando un funerale. La massiccia barca non aveva percorsa ancora mezza distanza, quando sulla riva dell’isolotto si videro comparire numerose torce e raggrupparsi intorno ad una minuscola cala che doveva servire d’approdo alle barche del fiume.

      – Ecco dei guasta affari, – disse Yanez a Tremal-Naik. – Ci faranno perdere un tempo prezioso.

      – Sono appena le dieci, – rispose l’indiano – e per la mezzanotte tutto sarà finito.

      Trattandosi d’un bramino, la cerimonia sarà più lunga delle altre, avendo diritto a speciali riguardi anche dopo morte.

      Se il morto fosse un povero diavolo qualunque la faccenda sarebbe spiccia.

      Una tavola di legno per coricarvi il cadavere, una lampadina accesa da mettergli in fondo ai piedi, una spinta e buona notte.

      La corrente s’incarica di portare il morto nel sacro Gange, quando i coccodrilli e i marabù lo risparmiano.

      – Ciò che accadrà di rado, – disse Sandokan, che stava seduto sul bordo della bangle.

      – Puoi contarlo come un caso miracoloso, – rispose Tremal-Naik. – Appena oltrepassata la città, sauriani e volatili vanno a gara per far sparire carne ed ossa.

      – E di quel bramino che cosa faranno invece? – chiese Sandokan.

      – Il funerale sarà un po’ lungo, esigendo certe formalità speciali. Innanzi a tutto quando un bramino entra in agonia non si trasporta semplicemente sulla riva del fiume, perché spiri al dolce mormorìo dell’acqua, che lo trasporterà nel cailasson, ossia nel paradiso; bensì in un luogo speciale, che prima sarà stato accuratamente cosparso di sterco di mucca e su un pezzo di cotone mai prima di allora usato.

      – Uscito poco prima dal cotonificio, – disse Yanez, ridendo. – Ah! Siete dei bei matti voi indiani.

      – Oh! Aspetta un po’, – disse Tremal-Naik. – Giunge allora un sacerdote bramino accompagnato dal suo primogenito onde procedere alla cerimonia chiamata sarva prayasibrit.

      – Che cosa vuol dire?

      – La purificazione dei peccati.

      – Toh! Credevo che i bramini non ne commettessero mai!

      – Ed in che consiste? – chiese Sandokan che pareva s’interessasse vivamente di quegli strani particolari.

      – Nel versare in bocca al moribondo un liquore speciale dei bramini, che si pretende sacro, mentre ai seguaci di Visnù si somministra un po’ d’acqua dove fu messa una pietra di Salagraman qualunque.

      – Per soffocarli più presto è vero? – disse Yanez. – Infatti non è certamente un bel divertimento assistere all’agonia d’un moribondo.

      È meglio spedirlo presto all’altro mondo.

      – Ma no, – rispose Tremal-Naik – si lascia morire in pace… cioè, veramente no, perché il moribondo deve aggrapparsi alla coda d’una mucca e lasciarsi trascinare per un certo tratto di via onde egli sia ben sicuro di ritrovarne una di simile che lo aiuterà a passare il fiume di fuoco che gira intorno al Yama-lacca, dove abita il dio dell’inferno.

      – Così la finiscono più presto, – disse l’incorreggibile Yanez. – Un po’ di galoppo dietro una mucca non deve far male ad un povero moribondo che sta per vomitare la sua anima. E poi?

      – Lo vedremo quando avremo СКАЧАТЬ