Название: Scritti editi e postumi
Автор: Bini Carlo
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066069506
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Amici, io ci sono: – vedo il Signore che lavora lavora con un coltello intorno a non so qual cosa, – par che tagli un non so che di duro; – in che diavolo si affanna il Signore? – di qui non ci scorgo troppo, – voglio farmi più appresso.
Pta! l'avete sentito? un tappo ha baciato i travicelli; – è Sciampagna per...!
Io non lo sapeva, – la pigrizia è la mia rovina; – ella mi si è fitta nell'ossa, e per cagion sua non sarò mai un uomo comme il faut. Sono arrivato alla fin del banchetto, e potevo esser venuto al principio. Sono arrivato alle seconde mense volgarmente dette il dessert. Ci vuol pazienza, ma non posso dissimularmi la perdita enorme che ho fatto. È una perdita seria, effettiva. Io che son tanto curioso non ho potuto vedere il desinare d'un signore dal cominciamento alla fine! io che ho veduto così di rado desinar dei signori, – che vedo sempre a mangiare dei poveri, – e che perfino quando mangio io stesso ho di faccia alla tavola uno specchio antico, lungo lungo, che mi ridice tutto appuntino, e senza pietà! È una stizza maledetta, che mi farebbe dare al diavolo; – non c'è maniera nè anche di potersi illudere.
Io ve l'ho detto, – la pigrizia è la mia rovina; – che ci fareste voi, che non ci avete niente a che fare? io stesso, io parte interessata, non ci faccio nulla. Ma zitti! zitti! ve lo chiedo in carità; – parmi di sentire aprir l'uscio pian piano; – ella è così; – l'orecchio non mi tradisce, – è lungo più del bisogno; – la mia vocazione era di farmi dottore, – mio padre non ha voluto, – io non ci ho colpa.
Ella è così; – l'orecchio non mi tradisce; è stata schiusa la porta. Venite, venite; io non dico per ischerzo; – il carceriere s'inoltra in punta di piedi, – non fa un rumore, – è leggiero come un alito; – un gatto ne perderebbe al paragone; – è carico, che non ne può più. Cosa ha messo su quella tavola? – Ora ho visto bene; – è un bel lume all'Inglese; – ora ha posato un calamaio, della carta, dei libri; poffare! di dove se la cava tanta roba? zitti! zitti! vediamo che si leva di seno; – oh bella! sono i giornali; e perchè no? – il Signore deve sapere come vanno gli affari, – anch'egli ha il suo partito in politica, – e poi ha una somma sui fondi di Parigi, un'altra su quelli di Londra; – se non gli premono i Tories, o gli Whigs, se non gli preme il juste milieu, la gauche, la droite, i consolidati gli premono; premerebbero anche a voi, se aveste che fare coi fondi.
Il Signore guarda tranquillamente il soprastante in facende, e tiene un bicchier di Porto vicino due dita alla bocca. Il Signore è tranquillo, beve e lascia fare il soprastante.
— Or ora verrà il caffettiere. Vossignoria beverà un Moka stupendo, e bollente. Sentirà che Rum! Giammaica di nome e di fatti. —
Il signore gli risponde additandogli una bottiglia, e un bicchiere. Il soprastante riverisce, e butta giù stringendo gli occhi.
— Quegli avanzi li volete?
— Troppa grazia, Signore.
— Prendeteli, mi fate un piacere, mi levate il cattivo odore di camera.
— Con Vossignoria io non so che obbedire. — E la sua parola non manca. Gli avanzi del pasto son lauti; – prende, prende, e riprende. Soprastante! soprastante! tu credi che nessuno ti veda, ma io ti vedo. Quando si tratta di prendere, la gioia ti moltiplica le mani; – per pigliare tu sei Briareo. Vedete! piglia con tanta foga, che ha messo per infino una posata fra gli avanzi, e se n'è accorto per miracolo. Ora è così pieno zeppo di roba, che vuol essere un brutto impaccio a licenziarsi col solito inchino; – nondimeno vuol fare il suo inchino; – eh! soprastante! hai avuto propriamente un Santo dalla tua! la testa ti pesa più che non credi, e poco è mancato che tu non faccia un capitondolo.
Il Signore ha riso veramente di cuore, e si è levato da tavola.
CAPITOLO X.
Che buon odor di caffè! Sentite, il profumo vien fino a noi; – come mi lusinga le nari! Questa volta il soprastante l'ha detta giusta; è un Levante legittimo, e carico per bene; oh! non si sbaglia; io non so come; ma me ne intendo.
Attenzione! attenzione! Il Signore si fa inverso la finestra; – eccolo là fisso fisso; – ha dato uno sguardo verso di noi, e poi l'ha ritirato, come se noi non fossimo nessuno; eh! ve l'ho detto sempre; saranno buoni, affabili come volete, ma, dàgli e ridàgli, il ticchio del signore vien sempre a galla. Che bella pipa, eh! – bianca come il latte; – non è mica di gesso, che abbiate a credere! – è spuma di mare, e sarà costata le belle monete. – E il tabacco? – è Latacchia pretto pretto, come voi siete un uomo. – E che foglio legge? – che disgrazia l'esser miope! – Maestro Santi, levatevi un po' di cavalcioni al naso quel vostro paio d'occhiali, che voglio leggere il titolo del giornale; – tanto voi non sapete leggere; – ho capito: Journal des Débats, ho capito; il Signore è del partito ministeriale; – non può essere a meno: chi ha dei fondi cosa deve fare? Cosa fareste voi, che non ne avete? – Come legge attento! Si vede bene, che vuole intendere. – E non è mica brutto il Signore! – colore bianco e rosso, carni fresche, un viso tondo, una testa tonda, un bell'occhio tondo: eh! ci si vede l'uomo, che se la gode, e lascia arruginirsi chi vuole; – nel suo giusto embonpoint; se non capite il Francese, andate a scuola; io lo capisco. – E quant'anni gli date? – Alto alto, a vederlo, io dico che passa la trentina; – come no? sentite, giù per lì dev'essere; sbaglio di rado in quanto a fisonomie. — E il Signore non ha moglie? — Chi ve l'ha detto? l'ha presa non è anche un anno, e di par suo; – e che buona dote! e che bella ragazzina, se voi l'aveste veduta! poteva bersi in un bicchier d'acqua. — E le vuol bene? — Così così, tra il freddo e il caldo; – badiamo veh! non la strapazza mica, non la bastona, che non aveste a crederlo voi altri, che misurate tutto sul vostro braccio; – non la cura troppo; – eh! il Signore ha un affare vecchio; non lo può lasciare; ha provato, ha riprovato, – è stato impossibile; – c'è una malia di mezzo.....
E intanto che le ciarle piovono a fiocchi come la neve, il Signore ha finito di leggere, e chiude non solo le finestre, ma le imposte pur anche.
Cappita! quel chiudere ancora le imposte m'è andata giù male. Se avesse chiuso le finestre soltanto, col vedere metà dai vetri, e metà coll'indovinare, faute de mieux, mi sarei contentato. È agra davvero, e bisogna esser curiosi per convenirne. Vedete voi, che stravaganze! Che il Signore faccia la siesta è nelle regole, lo vuole il bon ton, lo vuole il ben essere del corpo; ma non lasciarsi veder dormire è una stravaganza; – lo dico e lo sostengo, ora e sempre, – ahora y siempre. – Come farò a render conto del come dorma il Signore? Se dorma supino, o dalle due bande, se dorma vestito o spogliato? Poh! è una disgrazia, è una lacuna irreparabile in questa istoria, che non saprei come riempiere, se non coll'andare a dormire pur io. E badate, che ci riesco, e son capace di farlo. Vedete voi, che stravaganze! quel chiudere le imposte mi ha fatto un danno del diavolo. Chi sa quanto tesoro d'osservazioni avrei potuto raccogliere dal sonno? Vedete, io sono così sottilmente curioso, che dalla faccia e dai moti del dormiente mi sarei studiato d'investigare i sogni, che gli passeranno traverso il cervello. E poi, non poteva darsi, che fosse un di coloro, che parlano fra il sonno? Chi sa cosa avrei potuto sapere? – cose, che il Signore non avrebbe dette all'unico suo amico, che non avrebbe dette nè anche all'aria, che forse avrebbe stentato a dire al capezzale del letto, quando il prete ti dà un passaporto in latino per l'altro mondo: Proficiscere, anima christiana; che significa: vattene, anima cristiana. Il tono è un poco assoluto, ma il tempo stringe, e non ne avanza pei complimenti; stringe tanto, che i morti non hanno tempo di provvedersi di nulla, e dalla fretta perfino partono СКАЧАТЬ