Название: Fiore di leggende
Автор: Anonymous
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066072971
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E poscia in una sala molto bella: —Ora m'aspetta fin ch'io torno—disse; entròe in zambra e diventò donzella, pareva che del paradiso uscisse, che riluceva piú che non fa stella; assimigliava il sol che in ciel venisse! Era vestita di molti bei panni e non avea passato ancor diec'anni.
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Questa fanciulla, la quale io vi dico, sí si chiamava madonna Aquilina, che scampò quel fanciullo del nimico, quando lá il trasse, fuor dalla marina. Andò da lui e disse:—Bello amico, Iddio ti doni la bella mattina! Io son colei che sí alto ti portai, quando da quel diavolo ti scampai.—
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E quel fanciullo con buon argomento cortesemente assai la ringraziòe, e dissegli:—Madonna, io son contento, e vostro servitor sempre saròe.— Ella rispose:—Non ti dar spavento, ché ancora piú contento ti faròe.— Ella aveva dieci anni ed egli sette e vergin piú d'otto anni ancora stette.
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Infra quel tempo lo misse a studiare con un maestro, e da lui bene imprese, ed imparò a scrivere ed a giostrare, e venne in arme prodo uom palese. Ai suoi colpi niun potea durare, e ben dicea ciascun di quel paese: —Quest'è figliuol di conte e di barone!— tanto era adatto e di bella fazzione.
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Quando cresciuti furono in etade, egli pareva un giglio, ella una rosa, e quella donna piena di beltade disse:—Il mio cuore non ará mai posa, se non adempio la mia voluntade: piacciati al tutto che io sia tua sposa: poiché allevato t'ho, donzel gradito, ora ti piaccia d'esser mio marito.—
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E quel fanciullo con buona dottrina cosí cortesemente ebbe parlato, e sí gli disse:—Madonna Aquilina, con gran fatica m'avete allevato. Voi mi campaste fuor della marina; ciò che a voi piace sono apparecchiato.— Ed il suo nome disse a ciascheduno; la gente sí lo chiama Leombruno.
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Egli sposò la donna in cotal sorte, ella sua sposa ed ei per suo marito. Il suo castello gli era tanto forte, di ciò che bisognava era fornito, fino nell'aria aveva ben due porte fatte per arte, e molto ben guernito. Persona alcuna entrar non vi potea, se madonna Aquilina non volea.
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Liombruno sapea l'incantamento, a suo diletto n'usciva ed entrava e spesso vi facea torniamento di belle giostre al tutto s'approvava. E quella donna, piena di contento, di giorno in giorno sempre piú l'amava, perch'era bello e pien di leggiadria, sí che la donna gran ben gli volia.
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Standosi un giorno tutto nequitoso, la bella donna sí gli ebbe parlato, e sí gli disse:—Viso mio amoroso, perché mi sta' tu tanto corrucciato?— A lei rispose Liombruno sposo: —Madonna, un gran pensier si m'è levato: i miei fratelli vedere io vorria ed il mio padre e madre in compagnia.—
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Disse la donna:—Se tu vuoi andare,
io vo' che m'imprometta, senza inganno,
al termin ti darò, di ritornare.
Voglio che torni avanti che sia l'anno.—
E Liombruno sí prese a parlare:
—Madonna, e' sará fatto senza affanno.—
Ed ella allora gli donò un anello,
che da disagio scampasse il donzello.
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—Ciò ch'arai—disse—a l'anel domandare tu l'averai tutto al tuo piacere; danari e robba, senza dimorare, ti sará dato a tutto tuo volere: ma guarda di non mi manifestare, ché mai piú grazia non potresti avere; e fa' che fino a un anno tu ritorni e, se piú stai, non varchi quattro giorni.—
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E Liombruno disse:—Volentieri!— E quella donna, sí bella e gradita, innanzi ch'ei partisse a tal mestieri, ben quattro dí fe' far corte bandita, e 'l fece fare ancora cavalieri: fecegli cinger la spada forbita. E, fatto questo, si prese commiato; e "messer" Liombruno era chiamato.
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Avea d'andar giornate quattrocento innanzi che in suo paese arrivasse; ma quella donna per incantamento sí ordinò ch'egli s'addormentasse; a l'arte fe' da poi comandamento che in suo paese tosto lo portasse. La sera Liombrun s'addormentòe, la mattina al paese suo arrivòe.
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E, quando venne su l'alba del giorno, si fu allor Liombruno risvegliato, rizzossi in piedi e guardossi da torno e 'l bel paese ha ben raffigurato. E Liombrun, quel cavalier adorno, umilemente Dio n'ha ringraziato ed a l'anello grazia egli chiedía: ciò che 'l comanda, tutto gli venía.
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Per la virtú ch'aveva quel anello, in prima sí ei richiese un buon destrieri; di vestimenta poi 'dobbato e bello, come bisogna a ciascun cavalieri; una valigia poi appresso a quello, fornita di fiorini a tal mestieri; e gente gli chiedeva senza fallo: assai ci venne a piedi ed a cavallo.
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Con questa gente e con quei suo' danari andò a la casa e ritrovò suo padre e' suoi fratelli e' suoi parenti cari, e quella robba presentò alla madre. Non si mostrorno i suoi parenti avari verso di lui e tutte le sue squadre, ma, visitandol, diceva ciascuno: —Ben sia venuto messer Liombruno!—
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I suoi parenti dicean tutti quanti: —O Liombruno, dove sei tu stato?— E Liombruno a lor rispose avanti: —In veritade io ho ben guadagnato e sono stato con ricchi mercanti, che m'han cosí vestito ed addobbato, pel ben servire ched io ho fatto loro m'han fatto cavalier a speron d'oro.—
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Ben nove mesi stette con presenti, che li facevan ciascuno d'onore. Li si provava amici con parenti; in quelle giostre, pien di gran valore, spesso facea di ricchi torniamenti. E Liombrun di tutti avea l'onore. Passati nove mesi, e' prese a dire a' suo' parenti:—E' mi convien partire,
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ché a quelli mercatanti io n'ho promesso innanzi passi un anno di tornare.— Que' suoi parenti sí dissono:—Adesso, o Liombruno, dove vuoi tu andare? Sappi, il re di Granata sta qui appresso, una sua figlia si vuol maritare; e 'l torniamento ha giá fatto bandire che chi la vince, seco de' venire.—
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E Liombruno questo dire udía, li venne in cuor di provar sua ventura, ed a l'anello subito chiedía un bel destriero con buona armadura. E ciò ch'ei domandò, tutto venía. Liombruno d'armarsi allor procura; da suoi parenti comiato pigliava, e ciaschedun di loro lagrimava.
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E Liombruno si prese comiato, tanto cavalca che giunse in Granata, lá dove torniamento era ordinato e la gran giostra era cominciata. E l'altro giorno se n'andò sul prato, dove la gente era giá ragunata. Ivi era un saracin tanto possente, che della giostra quasi era vincente.
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