Comando Primario: Le Origini di Luke Stone—Libro #2. Джек Марс
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Название: Comando Primario: Le Origini di Luke Stone—Libro #2

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Триллеры

Серия:

isbn: 9781094312798

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СКАЧАТЬ replicò l’altro. “Credo che abbia persino una sottoscrizione online al New York Times. Per lo meno, lui dice di averla.”

      “Chi era il tizio dell’Homeland Security?”

      Don fece spallucce. “Ron Begley? Un impiegatuccio. Prima dell’undici settembre lavorava per il dipartimento del Tesoro, si occupava di frodi e falsi. Quando hanno creato l’Homeland ha cambiato posizione. Sembra che poco alla volta stia facendo carriera. Ma non credo che rappresenti un problema per noi.”

      Fissò l’uomo più giovane per un istante.

      “Che ne pensi della missione?”

      Luke non distolse lo sguardo. “Credo che sia una trappola mortale, a essere sincero. Dovremmo paracadutarci in Russia senza farci scoprire, salvare un sacco di tizi…”

      “Tre uomini,” lo corresse Don. “Siamo autorizzati a ucciderli, se è più semplice.”

      Lui non voleva neanche pensarci.

      “Salvare un sacco di tizi,” ripeté, “far saltare un sommergibile e tornare a casa vivi? Non sarà facile.”

       “Chi manderesti?” chiese il capo. “Se fossi al mio posto?”

      Luke scrollò le spalle. “Tu cosa pensi?”

      “La accetteresti?”

      Non rispose subito. Pensò a Becca e al piccolo Gunner, nel cottage dall’altra parte del Chesapeake, sulla costa orientale. Dio, quel bambino…

      “Non lo so.”

      “Lascia che ti racconti una storia,” disse Don. “Quando ero un comandante della Delta, entrò in squadra un giovane uomo pieno di vita. Era appena stato giudicato idoneo. Veniva dal 75esimo dei Ranger, come te, quindi non era un novellino. Era nel giro da un po’. Ma aveva un’energia, quel ragazzo, come se per lui fosse tutto una novità. Alcuni uomini entrano nella Delta che sembrano già vecchi, persino a ventiquattro anni. Non lui.

      “Gli affidai subito una missione. All’epoca lavoravo ancora sul campo. Non avevo nemmeno cinquant’anni e i pezzi grossi del JSOC volevano mettermi dietro una scrivania, ma io non ne volevo sapere niente. Non ancora. Non avrei mandato i miei uomini in posti dove non sarei andato io stesso.

      “Ci lanciammo con il paracadute nella Repubblica Democratica del Congo. Lungo il fiume, ben lontano da qualsiasi forma di legge e ordine. Fu un lancio notturno, ovviamente, e il pilota ci fece atterrare in acqua. Strisciammo per quelle paludi tanto che sembravamo coperti di merda. C’era un signore della guerra là, che si faceva chiamare Principe Joseph. Definiva i suoi miliziani l’Esercito…”

      “L’Esercito del Paradiso,” concluse Luke. Ovvio che conoscesse quella storia. E ovvio che sapesse anche tutto della nuova recluta della Delta che Don aveva descritto.

      “Trecento soldati bambini,” riprese l’altro. “Andammo in otto, tutti soldati americani, senza supporto esterno di nessun tipo, e misi una pallottola in testa al Principe Joseph e ai suoi luogotenenti. Un’operazione perfetta. Una missione umanitaria, senza altro scopo se non quello di fare la cosa giusta. Tagliammo la testa al nemico in un colpo netto.”

      Luke prese un profano respiro. Quella notte era stata terrificante ed esilarante al tempo stesso, un’avventura al cardiopalma.

      “Le società d’aiuto internazionali intervennero per fare tutto il possibile con i bambini. Li rimpatriarono, li nutrirono, gli diedero affetto e gli insegnarono di nuovo a vivere, se era possibile. E io li tenni d’occhio. Molti di loro riuscirono a tornare nei loro villaggi natii.”

      Don sorrise. No, di più, si illuminò di gioia.

      “Il mattino seguente mi accesi un sigaro della vittoria lunga la riva del possente fiume Congo. Di quei tempi fumavo ancora. I miei uomini erano con me, e io ero orgoglioso di tutti loro, dal primo all’ultimo. Ero orgoglioso di essere americano. Ma il mio novellino era silenzioso e pensieroso. Quindi gli chiesi se stesse bene. E sai che cosa mi rispose?”

      Allora stette a Luke sorridere. Sospirò e scosse la testa. Don stava parlando di lui. “Dissi: ‘Se sto bene? Mi prende in giro? Io vivo per questo.’ Ecco cosa dissi.”

      L’uomo anziano lo indicò. “Esatto. Quindi te lo chiederò di nuovo. Vuoi questa missione?”

      Luke lo fissò per un lungo momento. Don era uno spacciatore, ecco cos’era. Vendeva sensazioni ed emozioni che si potevano ottenere in un modo soltanto.

      Nella mente gli apparve un’immagine di Becca che teneva Gunner tra le braccia. Era cambiato tutto quando era nato il bambino. Si ricordò il parto. In quel momento sua moglie era stata più bella di quanto non l’avesse mai vista.

      E volevano costruire una vita insieme, lui, Becca e il loro bambino.

      Che cosa avrebbe pensato lei di quella missione? Quando l’aveva convinta a lasciarlo partire per l’ultima, a pochi giorni dal termine della gravidanza, era stata furiosa. E quella volta avrebbe dovuto essere semplice: in teoria doveva essere solo rapido viaggio in Iraq per arrestare un tizio. Ovviamente si era trasformata in qualcosa di più grosso, un’operazione cruenta per riuscire a salvare la figlia del presidente, ma sua moglie lo aveva imparato solo a fatto compiuto.

      In quel caso avrebbe saputo fin dall’inizio come stavano le cose: Luke doveva infiltrarsi in Russia per cercare di salvare tre prigionieri. Scosse la testa.

      Non poteva assolutamente dirglielo.

      “Luke?” domandò di nuovo Don.

      Annuì. “Sì, la voglio.”

      CAPITOLO CINQUE

      3:45 p.m. Ora legale orientale

      Contea di Queen Anne, Maryland

      Sponda orientale di Chesapeake Bay

      “Sei tornato a casa presto.”

      Luke guardò la suocera, Audrey, prendendosi il suo tempo e soppesandola. La donna aveva occhi infossati dalle iridi tanto scure da sembrare quasi nere e un naso affilato come un becco. La sua ossatura era sottile e minuta. Gli ricordava un uccello, un corvo o magari un avvoltoio. E tuttavia a modo suo era attraente.

      A cinquantanove anni era ancora in forma e lui sapeva che quando era stata giovane, negli anni ’60, aveva lavorato come modella per alcuni giornali e riviste. Per quel che ne sapeva era l’unico mestiere che avesse mai avuto.

      Faceva parte della famiglia Outerbridge, facoltosi proprietari terrieri che abitavano nella zona di New York e del New Jersey da prima che gli Stati Uniti diventassero una nazione. Suo marito, Lance, veniva da una famiglia altrettanto antica e ricca, i St John, “baroni del legname” del New England.

      In generale Audrey St. John disapprovava il lavoro. Non lo capiva e in particolare non riusciva a comprendere perché qualcuno volesse fare il mestiere sporco e pericoloso che occupava le giornate di Luke Stone. Sembrava perpetuamente sbalordita che la sua stessa figlia, Rebecca St. John, avesse sposato un uomo come Luke.

      Audrey СКАЧАТЬ