La giara. Луиджи Пиранделло
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Читать онлайн книгу La giara - Луиджи Пиранделло страница 8

Название: La giara

Автор: Луиджи Пиранделло

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 9782291069720

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СКАЧАТЬ loro il Guarnotta e la sua scomparsa misteriosa:

      – Un santo! – dicevano. – Oh! Andò certo diritto in paradiso con tutte le scarpe, quello!

      Perché il purgatorio erano certi d'averglielo dato loro là, su la montagna.

      Guardando una stampa

      Un viale scortato da giganteschi eucalipti. A sinistra, un poggio con su in cima un ricovero notturno. Due mendicanti che confabulano tra loro per quel viale, e che hanno lasciato un po' più giù sulla spalletta una bisaccia e una stampella. Un'alba di luna che si indovina dal giuoco delle ombre e delle luci.

      È una vecchia stampa, ingenua e di maniera, che quasi commuove per il piacere manifesto che dovette provare l'ignoto incisore nel far preciso tutto ciò che ci poteva entrare: questa zana qua, per esempio, a piè del poggio, con l'acqua che vi scorre sotto la palancola; e là quella bisaccia e quella stampella sulla spalletta del viale; il cielo dietro il poggio con quel ricovero in cima; e il chiaror lieve e ampio che sfuma nella sera dalla città lontana.

      S'immagina che debba arrivare il rombar sordo della vita cittadina, e che qua tra gli sterpi del poggio forse qualche grillo strida di tratto in tratto nel silenzio, e che se la romba lontana cessi per un istante, si debba anche udire il borboglio fresco sommesso dell'acqua che scorre per questa zana sotto la palancola e il tenue stormire di questi alti alberi foschi. La luna che s'indovina e non si vede, quella bisaccia e quella stampella illuminate da essa, l'acqua della zana e questi eucalipti formano per conto loro un concerto a cui i due mendicanti restano estranei.

      Certo, per fare da sentinelle alla miseria che va ogni notte a rintanarsi in quel ricovero su in cima al poggio, più bella figura farebbero, lungo questo viale, alberetti gobbi, alberetti nani, dai tronchi ginocchiuti e pieni di giunture storpie e nodose, anziché questi eucalipti che pare si siano levati così alti per non vedere e non sentire.

      Ma la pena che fa tutta questa puerile precisione di disegno è tanta che vien voglia di comunicare a tutte le cose qui rappresentate, a questi due mendicanti che confabulano tra loro appoggiati alla spalletta del viale, quella vita che l'ignoto incisore, pur con tutto lo studio e l'amore che ci mise, non riuscì a comunicare. Oh Dio mio, un po' di vita, quanto può averne una vecchia stampa di maniera.

      Vogliamo provarci?

      Per cominciare, questi due mendicanti, uno mi pare che si potrebbe chiamare Alfreduccio e l'altro il Rosso.

      La luna è certo che sale di là; da dietro gli alberi. E più volte, scoperti da essa, Alfreduccio e il Rosso si sono tratti più su, nell'ombra, lasciando al posto di prima, sulla spalletta, la bisaccia e la stampella. Parlano tra loro a bassa voce. Il Rosso s'è tirati sulla fronte gli occhialacci affumicati e, parlando, fa girare per aria la corona del rosario e poi se la raccoglie attorno all'indice ritto.

      – La corona, sì: santa! ma sgranane pure i chicchi quanto ti pare, se poi non ti dai ajuto da te!

      E dice che tutti i signori con l'estate se ne sono andati in villeggiatura, chi qua chi là; per cui l'unica sarebbe d'andare in villeggiatura anche loro.

      Alfreduccio però è titubante. Non si fida del Rosso. È cieco da tutt'e due gli occhi, con una barbetta di malato, pallido, gracile. Insomma, civilino. Palpa con le mani giro giro le tese del tubino che gli hanno regalato da poco, e ripete con voce piagnucolosa:

      – Ma noi due soli?

      – Noi due soli, – miagola il Rosso, rifacendogli il verso. – Ti sto dicendo che bisogna andare da Marco domattina.

      (Marco è un mendicante di mia conoscenza, a cui ho pensato subito, guardando questi due mendicanti della stampa. Può stare benissimo in loro compagnia perché, se questi due sono disegno di maniera, quello, pur essendo vivo e vero, come ognuno può andare a vederlo e toccarlo seduto davanti la chiesa di San Giuseppe con una ciotolina di legno in mano, non è meno di maniera di loro, uguale del resto a tanti altri che fanno con arte e coscienza il mestiere di mendicanti.)

      Ma Alfreduccio seguita a non fidarsi e domanda:

      – E se Marco non vorrà venire?

      – Verrà, se andrai a dirglielo tu. È una bella pensata. Tutto sta a sapergliela presentare, là, come se venisse in mente a te: «Marco, che stiamo più a fare in città? Tutti i signori sono andati via in villeggiatura».

      – Marco, che stiamo più a fare in città? – prende a recitare sotto sotto Alfreduccio, come un ragazzo che voglia imparare la lezione.

      Il Rosso si volta a guardarlo; stende una mano e gli stringe le gote col pollice e il medio, schiacciandogli contemporaneamente con l'indice la punta del naso.

      – Bello! – gli grida. – Mi fai il pappagallo?

      Alfreduccio si lascia fare lo sfregio senza protestare.

      E l'altro soggiunge:

      – La carità, caro mio, chi te la fa? La gente allegra per levarti dai piedi. Chi soffre, non te ne fa; non compatisce: pensa a sé. Anche con una piccola sventura, crede alla sua e non vede la tua; e se lo vuoi fare capace, s'indispettisce e ti volta le spalle. Là là, in villeggiatura. Se Marco ti domandasse, come tu a me: «Ma noi due soli?» tu perché non ti fidi di me, lui perché non si fida di te; e tu allora glielo dici: «C'è anche il Rosso che ha tre piedi e sa le vie della campagna». Benché lui, Marco, di' la verità, ci veda un po' meglio di te?

      – Meglio di me? – dice Alfreduccio maravigliato, e ride come uno scemo. – Se io non ci vedo niente!

      – Eh via, Alfreduccio, tra compagni! Dimmi almeno che ci vedi poco!

      – Ti dico niente: parola d'onore! E niente neanche Marco.

      – Tanto meglio, allora! – conclude il Rosso. – Vi guiderò io. Ma bisognerebbe concertare qualche cosa. Mi sono morte quelle tre cavie ch'erano la mia ricchezza. Cerco da tanto tempo una bertuccia e non la trovo. Se tu non fossi tanto stupido, potresti almeno fare le veci delle cavie. Ho più di trecento pianete stampate proprio bene, per militari, ragazze da marito, giovani spose, vedove e vecchie. Tutto sta a sapere pescare giusto nelle caselline. Potresti imparare a trovare a tasto, subito, nella casella ch'io t'indicherei con qualche malizia combinata tra noi. Cieco come sei, farebbe effetto. Ma sempre Marco ci vuole. Tu, invece delle cavie; e Marco invece della bertuccia. Poeta; lo sai com'è? si mette a predicare che perfino i cani, oh, gli s'acculano davanti a sentire; noi mungiamo i signori villeggianti e sorteggiamo le pianete ai paesanelli. Più di questo non possiamo fare. Ti va?

      – Eh, – sospira Alfreduccio, alzando le spalle. – Se Marco volesse venire…

      – Mi secchi, – sbadiglia il Rosso, e si gratta con tutt'e due le mani la testa arruffata. – Ne riparleremo domani. Intanto, guarda: va' a prendermi la stampella che ho lasciato laggiù.

      – Dove? – domanda Alfreduccio senza voltarsi.

      – Laggiù! Va' rasente alla spalletta, e cerca a tasto; così impari. Guarda che c'è pure la bisaccia.

      Alfreduccio si muove, a testa alta, una mano sulla spalletta. Quand'è a un passo dalla stampella si ferma e domanda:

      – Ancora?

      – Ma costà, non vedi: ci sei! – gli grida il Rosso; poi scoppia a ridere; si dà una rincalcata al cappellaccio e, balzelloni, con quattro gambate lo raggiunge; gli prende la faccia tra le mani; gliela alza verso la luna e СКАЧАТЬ