Allorchè dopo l'undecima recita ella gli concesse finalmente di vederla, egli entrò nel camerino, pallido, con le labbra tremanti. Senza una parola di saluto, senza rispondere al sorriso di lei, si lasciò cadere su una seggiola e nascose il volto tra le mani. E ciò fece ridere Marietta.
Ma Nunziata Villari non rise. Comprese d'un tratto che in tutte le sere passate ella non aveva recitato che per questo Nino; che per lui, per lui solo, ella aveva singhiozzato e pianto, riso e delirato. E vedendolo ora davanti a lei, con la faccia tra le mani, chino il bel capo ricciuto, ella si sentì nel cuore quel palpito intermittente che riconosceva e paventava.
– Misericordia! – sospirò. – Ho paura che sia un'altra cotta!
Era un'altra cotta.
IX
Nella Casa Grigia a Wareside, Fräulein Müller leggeva ancora la Divina Commedia all'inconscio zio Giacomo. I fiori dei meli oscillavano nella mite aria primaverile. Le farfalle passavano come fiori alati sul capo di Edith che giaceva in un seggiolone al sole, troppo stanca per muoversi e troppo svogliata per leggere. La piccola Nancy correva per il giardino, coi ricci scompigliati, inseguendo i pensieri e le parole che le balzavano innanzi o le cantavano nella fantasia; e pensieri e parole si dividevano in strofe, si accoppiavano in rime, come fanciulli che danzano.
Sedute nell'ombra le due madri vegliavano; la signora Avory non distoglieva gli occhi dal volto di Edith se non per leggerle qualche libro, di cui presto la fanciulla si stancava. Valeria – placida e pietosa se Nancy era lontana – stringeva le labbra, fosca negli occhi, appena udiva Edith chiamare la piccina; e se questa correva all'appello, subito Valeria la chiamava, e la circondava con braccia gelose.
Allora il volto della madre di Edith si faceva duro e il suo cuore era invaso dall'amarezza. Si alzava rapida, e avvicinandosi ad Edith si chinava su di lei con parole incoerenti, cercando di distrarla, per non lasciarla accorgere delle crudeli paure di Valeria.
Sopra le inconscie teste delle loro figlie gli sguardi delle due donne si incrociavano, ostili e duri, ognuna proteggendo la propria creatura, ognuna accusando l'altra.
– Edith è ammalata, – dicevano gli occhi della signora Avory, – ma non voglio che lo sappia.
– Edith è ammalata, dicevano gli occhi di Valeria, – non voglio che Nancy le stia vicino.
– Non bisogna affliggere Edith, – dicevano gli occhi della signora Avory.
– Non bisogna esporre Nancy al pericolo, – rispondeva lo sguardo di Valeria.
– Mamma, – trillava all'improvviso la limpida voce di Nancy, – credi tu che Maggio sia una fanciulla?
– Cosa vuoi dire, cara?
– Ma sì! il mese di Maggio! non ti pare che sia una ragazza, bionda e inghirlandata, che passa correndo leggiera leggiera sui prati? e dove tocca le siepi col dito fioriscono!
– Sì, sarà così, gioia mia, – rispondeva sua madre, distratta.
– O credi piuttosto che sia un fanciullo, un ragazzo capriccioso e prepotente, coi ricci che gli cadono sugli occhi… Mi pare di vederlo correre all'impazzata per la campagna, scotendo i rami per far guardar fuori le foglioline spaurite e lanciando traverso il cielo gli uccelletti felici e sbalorditi.
– Sì, cara, sarà proprio così…
– Oh! mamma, non dài retta a niente, – rise Nancy, e corse via pel prato, improvvisando nell'andare:
Says May: « I am a girl!
May is short for Margaret,
Margaret or Daisy.
The petals of a jessamine
No boy's hand could unfurl! »
Says May: « I am a girl ».
Says May: « I am a boy!
May is short for.... »
– « For what »? – pensa Nancy, rabbuiandosi, impaziente colla parola ribelle che non viene quando si vuole. Poi salterellando attraverso l'erba:
Says May: « I am a boy!
May is short for Marmaduke,
As all the world should know!
I taught the birds their trills and shakes,
No girl could whistle so! »
So May the girl, and May the boy, they quarrel all day long
While the flowers stop their budding, and the birds forget their song,
And God says: « Now to punish you, I'll hang out the new moon
And take and bundle both of you into the month of June ».
– Veramente, – riflettè Nancy, – « May » non è affatto il vezzeggiativo di « Marmaduke ». Ma come fare? Ci deve essere per la poesia un Mago che tiene tutti i pensieri chiusi in una stanza buia e tutti i vestiti dei pensieri – che sono poi le parole! – chiuse in un'altra. E la difficoltà sta nel trovare i vestiti giusti per i pensieri… Qualche volta esce dalla stanza buia un pensiero bello, alto, chiaro come un arcangelo! e si va a cercargli un vestito, e non si trovano che degli straccetti che non gli stanno. E qualche volta si ha un pensiero storto, insignificante, un rospiciattolo di pensiero! e gli si trova una gran veste a strascico d'argento. Quando sarò un grande poeta, – sospirò Nancy, – spero di non condurre attorno dei rospi di pensiero vestiti d'argento…
Nella sua seggiola al sole Edith aprì gli occhi.
– Nancy! dov'è Nancy?
Valeria balzò in piedi.
– Vuoi qualche cosa, Edith cara?
– No, niente; vorrei Nancy! mi piace tanto vederla. E sono proprio troppo pigra per correrle dietro.
– La chiamerò io, – disse Valeria.
A quella risposta inaspettata, la signora Avory alzò gli occhi sorpresi e grati, e sorrise a sua nuora.
Valeria trovò Nancy che declamava dei versi agli alberi del frutteto. S'inginocchiò sull'erba ad allacciarle la scarpetta sciolta, e disse senza alzare il viso:
– Nancy vai da Edith. Ma… senti… cara, non devi baciarla.
– Oh! è stata cattiva?
– No, gioia, no. – Valeria ancora in ginocchio cinse col braccio la piccina. – La povera Edith è malata, – disse lentamente.
– Allora la bacierò il doppio, – disse Nancy facendosi rossa.
– Bimba mia! bimba mia! cerca di capire! – scongiurò Valeria. – Edith è ammalata; come lo era il tuo papà… povero caro papà! – che è morto. Ed è lo stesso male che avevano le sue sorelle – e sono morte. E se tu la baci, oh, anima mia, adorata mia! potresti ammalarti anche tu, e morire. Pensa, pensa che ogni volta che tu baci Edith, è come se tu prendessi una spada per trafiggere il cuore di tua mamma.
Vi fu una lunga pausa.
– Ma se rifiuto di baciarla, non sarà una spada che trafigge il cuore a lei?
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