Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11. Edward Gibbon
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СКАЧАТЬ si ravvisano fra lo Storico Lombardo, e i Greci mentovati nella nota precedente. Questa colonia di Bulgari si stanziò in un cantone deserto del Sannio, ove imparò la lingua latina senza dimenticare la nativa.

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Nella disputa di giurisdizione ecclesiastica fra i Patriarchi di Roma e di Costantinopoli, queste province dell'Impero vennero, adoperando il linguaggio del Baronio (Annal. eccles. A. D. 869, n. 75), assegnate al regno de' Bulgari.

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Cedreno (p. 713) indica chiaramente la situazione di Licnido, o Acrida, e il regno di cui questa città era la Capitale. La traslazione dell'Arcivescovato o Patriarcato di Justinianea prima a Licnido e indi a Ternovo, ha portata confusione nell'idee e nelle espressioni de' Greci. Niceforo Gregoras (l. II, c. 2, p. 14, 15), Thomassin (Discipline de l'Eglise, t. I, l. I, c. 19-23), e un Francese (d'Anville) mostrano di avere sulla geografia del greco Impero assai più precise nozioni (Hist. de l'acad. des inscriptions t. 31).

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Calcocondila, atto a profferir giudizio su di tale argomento, afferma l'identità dell'idioma de' Dalmati, de' Bosnj, de' Serviani, de' Bulgari e de' Polacchi (De rebus turcicis, l. X, p. 283), e altrove de' Boemi (l. II, p. 38). Il medesimo autore ha accennato qual fosse l'idioma particolare degli Ungaresi.

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V. l'opera di Gian Cristoforo Giordano (De originibus sclavicis; Vienna 1745, in quattro parti, o due vol. in fol.). La Raccolta, e le Ricerche di questo Autore portano schiarimenti sulle antichità della Boemia e de' paesi circonvicini; ma troppo limitato è il suo disegno, barbaro lo stile, ne è superficiale la critica, e si vede che il Consigliere aulico non si è liberato affatto dalle pregiudicate opinioni d'un Boemo.

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Giordano ammette la ben nota e verisimile etimologia di Slava, laus, gloria, termine di uso famigliare ne' varj dialetti, e che forma la desinenza di chiarissimi nomi (De originibus sclavicis, pars. I, p. 40: para. IV, 101, 102).

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Sembra che tal cambiamento di un nome proprio in un nome appellativo, sia accaduto nel duodecimo secolo presso gli abitanti della Francia orientale, ove i Principi e i Vescovi aveano molti Schiavoni, in istato di cattività, non della schiatta boema, esclama Giordano, ma di quella de' Sorabi. Indi il termine divenne di un uso generale, passando nelle lingue moderne e persin nello stile degli ultimi autori di Bisanzio (V. i Glossarj greci e latini). La confusione poi del nome σερβλοι Serviani e del latino Servii, anche maggiormente si propagò, ed era più famigliare ai Greci del basso Impero (Costant. Porfir. De administrando imperio, c. 32, p. 99).

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L'imperatore Costantino Porfirogeneta, esattissimo allorchè parla degli avvenimenti del suo tempo, ma favoloso oltre ogni dire, quando racconta cose accadute prima di lui, narra diverse particolarità intorno agli Schiavoni della Dalmazia (c. 29-36).

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V. la Cronaca anonima del secolo XI, attribuita a Giovanni Sagornin (p. 94-102) e la Cronaca composta nel secolo XIV dal Doge Andrea Dandolo (Script. rerum ital., t. XII, pag. 227-230), i due più antichi monumenti della Storia di Venezia.

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Gli Annali di Cedreno e di Zonara parlano, nelle note che a ciò si riferiscono, del primo regno de' Bulgari. Lo Stritter (Memoriae popolorum, t. II, part. II, p. 441-647) ha raccolti i materiali somministrati dagli Autori bisantini, e il Ducange ha determinata e posta in ordine la serie dei re della Bulgaria (Fam. byzant., p. 305-318).

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Simeonem semi-Graecum esse aiebant, eo quod a pueritia Byzantii Demosthenis rhetoricam et Aristotelis syllogismos didicerat (Luitprand, l. III, c. 8). Questo autore dice in altro luogo: Simeon, fortis bellator, Bulgariae praeerat; christianus, sed vicinis Graecis valde inimicus (l. I, c. 2).

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– Rigidum fera dextera cornu

Dum tenet infregit, truncaque a fronte revellit.

Ovidio (Metamorph., IX, 1-100) ha dipinte arditamente le pugne fra i nativi del paese, e gli stranieri, sotto figura del Dio del fiume e dell'eroe.

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L'ambasciatore di Ottone sentì fin ribrezzo delle scuse che i Greci fecero a questo re: Cum Christophori filiam Petrus Bulgarorum VASILEUS conjugem duceret, Symphona, id est consonantia, scripto juramento firmata sunt ut omnium gentium apostolis, id est nunciis, penes nos Bulgarorum apostoli praeponantur, honorentur, diligantur (Luitprando, in Legatione, p. 482). V. il Cérémonial di Costantino Porfirogeneta t. I, p. 82; t. II, p. 429, 430-434, 435-443, 444-446, 447, colle Osservazioni del Reiske.

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Un vescovo di Virtzburgo sottomise questa opinione al giudizio di un reverendo Abate, che gravemente decise essere Gog e Magog i persecutori spirituali della Chiesa, perchè Gog significa il fasto e l'orgoglio degli eretici, e Magog la conseguenza del fasto, vale a dire la propagazione delle loro Sette. Questi erano nullameno gli uomini che pretesero imprimere rispetto in tutto il genere umano! (Fleury, Hist. eccles., l. XI, p. 594, ec.).

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I due Autori ungaresi de' quali più mi sono giovato, sono Giorgio Pray (Dissertationes ad Annales veterum Hungarorum, etc., Vienna, 1775, in folio), e Stefano Katona (Hist. critica ducum et regum Hungariae stirpis Arpadianae, Pest, 1778-1781, 5 vol. in 8). Il primo comprende un grande intervallo di tempo, sul quale non può spesse volte formare che congetture. Il secondo, per dottrina, sagacità e senno, merita il nome di Storico critico.

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Vien dato all'autore di questa cronaca il titolo di notaio del re Bela. Il Katona che lo colloca nel dodicesimo secolo, lo difende contro le accuse del Pray. Sembra che il ridetto Autore di annali, malgrado la sua rozzezza siasi giovato unicamente di alcuni monumenti storici, poichè così si esprime con dignità, Rejectis falsis fabulis rusticorum, et garrulo cantu joculatorum. Queste favole poi vennero raccolte nel secolo XV dal Tutotzio, e abbellite dall'italiano Bonfini (V. il discorso preliminare della Historia critica, Ducum p. 7-133).

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V. Costantino (De administrando imperio, c. III, 4-13-38-42). Il Katona con assai d'intelligenza ha riferita la data di quest'opera agli anni 949, 950, 951 (p. 4-70). Lo storico critico (p. 34-107) s'ingegna provare l'esistenza e le geste del Duca Almo, padre di Arpad, cose tacitamente ricusate da Costantino.

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Il Pray (Dissert. p. 37-39) riporta, e chiarisce i passi originali de' missionarj ungaresi, Bonfini ed Enea Silvio.

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Vedonsi ne' deserti posti a libeccio di Astrakan, le rovine di una città detta Madsciar, che attesta essere soggiornate in questi luoghi bande di Ungaresi, o Magyar (Précis de la Géogr. univ., di Malte-Brun, t. I, pag. 353). (Nota dell'edit.)

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Il Fischer (Quaestiones petropolitanae, de origine Hungarorum) e il Pray (Dissert. 1, 2, 3, ec.), hanno pubblicate diverse tavole di confronto fra la lingua degli Ungaresi, e i dialetti finnici. L'affinità è grande; ma brevi sono i cataloghi, e le parole che ne' medesimi si rinvengono, sono state scelte con troppo studio. Leggo poi nel dotto Bayer (Comment. acad. Petropol., t. X, p. 374) che, comunque la lingua degli Ungaresi abbia ammesso un grande numero di voci finniche (innumeras voces), le due lingue differiscono fra loro toto genio et natura.

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Nel paese di Turfan che i geografi cinesi chiaramente e partitamente descrivono (Gaubil, Histoire du grand Gengis-Kan, pag. 13; de Guignes, Histoire des Huns, t. II, pag. 31 ec.).

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Historia genealog. de' Tartari, di Abulghazi-Bahadur-Khan (part. II, p. 90-98).

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