Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11. Edward Gibbon
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Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11 - Edward Gibbon страница 20

СКАЧАТЬ La maestria di loro fazioni, il modo vantaggioso onde collocati aveano i proprj arcieri, la forza delle lor chiaverine, il fuoco greco somministrato ad essi dall'Imperatore, li fecero nel secondo giorno padroni della vittoria. I legni pugliesi o ragusei alla costa si ripararono: molti videro tagliare le gomene, e in poter cadettero del vincitore; oltrechè, la guernigion di Durazzo, con una abile sortita, portò fin nelle tende di Roberto la strage e il terrore: vennero introdotti soccorsi entro la piazza, e appena gli assedianti più non padroneggiarono il mare, si videro privi de' tributi, e delle vettovaglie, che dianzi le isole, e le città marittime ad essi inviavano. Si arroge, che un contagioso morbo travagliò ben tosto l'esercito dei Normanni, onde perirono privi di gloria cinquecento cavalieri; e la perdita delle genti di Guiscardo non ascese a meno di diecimila uomini, sol che si voglia dedurla dal registro de' funerali, e supponendo che tutti i morti l'onor di esequie ottenessero. Solo, imperterrito, in mezzo a tante calamità, il Duca normanno, intantochè nuove forze dai lidi pugliesi e siculi ritraeva, conquassava colle sue macchine d'assedio, e tribolava, ora dando scalate alle mura, ora adoperandosi contro le fondamenta di queste, Durazzo. Ma la solerzia e il valore di lui, in un valore eguale, e in una solerzia superiore, scontraronsi. Avendo egli condotto a piè del baluardo una torre mobile che racchiudea cinquecento soldati, mentre stava per abbassarne la porta, o il ponte levatoio, una enorme trave lo arrestò nell'impresa, e il fuoco greco in un istante la sua torre gli consumò.

      Intanto che i Turchi dal lato orientale, le truppe di Guiscardo dall'occidentale, il romano impero invadeano; il vecchio successore di Michele rassegnava lo scettro nelle mani di Alessio, illustre Generale e fondatore della dinastia de' Comneni. Anna, figlia di questo Alessio, e famosa per avere scritta la Storia del padre, dal suo stile ampolloso non rimovendosi, osserva che lo stesso Ercole alla doppia pugna non avrebbe saputo resistere, e su tal base fondandosi, approva la precipitosa pace che il ridetto Alessio concluse col Turco; la qual cosa il trasferirsi in persona a soccorrer Durazzo gli agevolò. Egli avea ben trovato vuoto di soldati il suo campo come di danari l'erario; ma tai furono il vigore, la sollecitudine delle sue provvisioni, che in sei mesi radunò un esercito di settantamila uomini229, e fece compiergli un cammino di cinquecento miglia. Ei tolse soldati dall'Europa e dall'Asia, dal Peloponneso infino al mar Nero; ostentava la pompa del grado imperiale nella magnificenza della guardia composta di cavalieri ricchi d'armadure, e di arredi d'argento, e nel numeroso corteggio di nobili e di principi che lo accompagnavano; e più d'uno di questi principi (il che prova una mansuetudine de' costumi di Bisanzio in que' tempi) nelle vicissitudini del palagio imperiale aveano vestita un istante la porpora, e ciò nulla meno vivean ricchi e insigniti di cariche ragguardevoli. Tutti i predetti Grandi, animati la più parte dal fuoco della giovinezza, avrebbero dovuto col loro esempio farsi sprone alla moltitudine: ma l'eccessivo amor de' piaceri, il disprezzo di ogni subordinazione, furono origine di disordini e di mali. Voleano questi essere condotti subito alla battaglia, e con importuni clamori misero a cattivo partito la prudenza di Alessio, che avrebbe potuto prendere in mezzo e tribolar colla fame l'esercito degli assedianti. L'enumerazione delle province greche a' que' giorni, offre un triste raffronto tra quel che furono gli antichi limiti dell'Impero, e quello che erano divenuti. Raccolti in fretta, e in mezzo al comune terrore, i nuovi soldati, non fu possibile il ritrarre dalla Natolia o Asia Minore le sue guernigioni, se non se col cedere ai Turchi le città che da queste istesse guernigioni erano custodite. Il nerbo dell'esercito greco stavasi ne' Varangi, e nelle guardie scandinave, il cui numero avea poco prima ricevuto rinforzo da una truppa di esuli e di volontarj venuti dall'isola di Tule, o della Gran Brettagna. I Danesi e gl'Inglesi parimente, sotto il giogo de' Normanni gemeano; laonde molti giovani venturieri vennero nella risoluzione di abbandonare una terra di schiavitù, e abbracciando lo scampo che ad essi il mare offeriva, peregrinarono lungamente a tutte le coste, ove qualche speranza di libertà e di vendetta allettavali. Il greco Imperatore a sè gli assoldò, e primieramente in una nuova città della costa d'Asia stanziarono; ma non andò guari che Alessio chiamatili al servigio immediato del suo palagio, e della imperiale persona, nella lor fedeltà e prodezza un bel retaggio preparò ai suoi successori230. Rammentando con indignazione questi guerrieri tutto quanto eglino pure aveano sofferto dai Normanni, marciarono contra un nemico di lor nazione, e giubilanti, e impazienti di ricuperar nell'Epiro la gloria che alla giornata di Hastings aveano perduta. I Varangi erano inoltre sostenuti da alcune bande di Franchi o Latini; tutti coloro che, per sottrarsi alla tirannide di Guiscardo, riparati eransi a Costantinopoli, agognavano l'istante di segnalare il loro zelo, e appagare in uno la sete della vendetta. In così ardue circostanze l'Imperatore non aveva avuti a schifo gli impuri soccorsi de' Paoliziani, o de' Manichei della Tracia e della Bulgaria; i quali eretici all'intrepidezza de' martiri l'operoso valore e la disciplina di eccellenti soldati aggiugnevano231. Un negoziato col Sultano avendo procurato all'Imperatore un rinforzo di mille Turchi all'incirca, si videro insieme in contrasto le frecce della cavalleria scitica, e le lance della normanna. Udite le prime voci del formidabile esercito che incontro venivagli, Roberto raunò un consiglio da' suoi primarj uffiziali composto. «Voi vedete, lor disse, in qual pericolo vi trovate: esso è incalzante, inevitabile. Le colline sono coperte di guerrieri e di stendardi: l'Imperator greco è accostumato alle guerre e ai trionfi. La disciplina e l'unione solamente ci possono far salvi, e sono pronto a cedere il comando ad un Generale più abile di me». Le acclamazioni generali, e persino de' suoi segreti nemici, avendolo in sì periglioso momento fatto certo della stima e della confidenza d'ognuno; «contiam dunque, esclamò, sui frutti della vittoria, e se vi è un vile, impediamogli ogni strada alla fuga, abbruciamo il nostro navilio e le nostre bagaglie, e combattiamo su questo suolo, come se fosse il luogo della nostra nascita, e del nostro sepolcro.» Approvata unanimamente siffatta risoluzione, Guiscardo che disdegnò cautelarsi fra mezzo alle file de' suoi soldati, si pose a capo dell'esercito ordinato in battaglia aspettando ivi di piè fermo il nemico. Un fiume poco largo gli guardava le spalle, l'ala destra prolungandosi sino al mare; la sinistra terminava alle falde delle colline: e Guiscardo forse ignorava che in questo campo medesimo Cesare e Pompeo disputati eransi l'Impero del Mondo232.

      A. D. 1081

      Alessio avendo risoluto, contro il parere de' più saggi suoi capitani, di commettersi all'evento di una battaglia, insinuò alla guernigione di Durazzo il contribuire con una sortita a tempo operata alla liberazione della città. Con due divisioni egli marciò per sorprendere i Normanni innanzi lo schiarire del giorno, onde da due lati vedeasi la cavalleria leggiera dei Greci tener la pianura; la seconda linea era composta di arcieri, i Varangi serbarono a sè medesimi l'onore di combattere all'antiguardo. Al primo scontro, le azze da guerra degli stranieri portarono terribili botte all'esercito di Guiscardo, a soli quindicimila uomini allora ridotto. I Lombardi e i Calabresi, dandosi a vergognosa fuga, corsero, chi alle rive del fiume, chi a quelle del mare; ma il ponte era stato distrutto, per togliere un varco ai soldati della piazza, se tentavano una sortita; la costa vedeasi cinta di galee veneziane che fecero prova delle lor macchine da guerra in mezzo a questa disordinata moltitudine; la quale sarebbe inevitabilmente perita senza il valore e la condotta ammirabile de' suoi Capi. I Greci ne descrivono Gaita, moglie di Roberto, come una amazzone e una seconda Pallade, men abile nelle arti, ma non men della dea degli Ateniesi terribile nella guerra233. Benchè ferita da una freccia, rimase sul campo di battaglia, e colle esortazioni e coll'esempio le soldatesche disperse riordinò234; la sua femminile voce venia secondata dalla voce più forte e dal braccio più vigoroso di Guiscardo. Intrepido in mezzo all'azione, quanto magnanimo ne' consigli: «Dove fuggite voi, esclamò? avete che fare con un nemico implacabile, e la morte è meno crudele della servitù». Il momento era decisivo; i Varangi, nell'avanzarsi troppo, lasciarono scoperti i lor fianchi; gli ottocento cavalieri del corpo di battaglia del Duca, che non erano stati intrapresi, colla lancia in resta si precipitarono sul nemico, e gli Storici greci non rimembrano senza dolore l'impeto della cavalleria franca, cui non val resistenza235. Alessio non trascurò alcun dovere di generale e soldato; ma allorchè vide la strage de' Varangi e la fuga de' Turchi, e in niun conto avendo i proprj sudditi, della fortuna sua disperò. La principessa Anna, che СКАЧАТЬ



<p>229</p>

Il Muratori (Annali d'Italia, t. IX, p. 136, 137), osserva che alcuni autori (Pietro Diacono, Chron. Casin. lib. III, cap. 49) fanno ascendere l'esercito de' Greci a censettantamila uomini, ma che si può levare il cento, lo stesso Malaterra indicandone soli settantamila; piccola svista! Il passo al quale fa allusione il Muratori trovasi nella Cronaca di Lupo Protospata (Script. ital. t. V, p. 45). Il Malaterra, (l. IV, 17) parla in termini, ampollosi, ma vaghi, di questa imperiale spedizione: Cum copiis innumerabilibus, e il Poeta Pugliese (l. IV, p. 272):

More locustarum montes et plana teguntur.

<p>230</p>

V. Guglielmo di Malmsbury, De Gestis Anglor., l. II, p. 92. Alexius fidem Anglorum suscipiens, praecipuis familiaritatibus his eos applicabat, amorem eorum filio transcribens. Orderico Vitale (Hist. eccles., l. IV, pag. 508, l. VII, p. 841) racconta la partenza di questi profughi dall'Inghilterra e il modo onde presero servigio in Grecia.

<p>231</p>

V. il Pugliese (l. I, p. 256). Ho già descritto nel capitolo LIV la storia e l'indole di questi Manichei.

<p>232</p>

V. il semplice ed ammirabile racconto di Cesare (Comment. de bell. civil. III, 41-75). Gli è da deplorarsi che Quinto Icilio (il Signor Guichard) non sia vissuto a bastanza per far le note a questa parte di essi come le ha fatte alle azioni campali dell'Affrica e della Spagna.

<p>233</p>

Παλλας αλλη και μη Σθηνη un'altra Pallade, ma non Minerva. Il presidente Cousin (Hist. de Constantinople, t. IV, p. 131, in 12) ha tradotto molto aggiustatamente «che combattea come una Pallade, benchè non dotta al pari di quella della Grecia». I Greci aveano composti gli attributi delle loro divinità di due caratteri poco fatti per accoppiarsi, quello di Neith, l'artigiana di Sais nell'Egitto, e quello di una vergine amazzone del lago Tritonio nella Libia (Banier, Mythologie, t. IV, p. 1-31, in 12).

<p>234</p>

Anna Comnena (lib. IV, p. 116) ammira con una specie di terrore le maschili virtù di una tal donna. Queste erano più famigliari alle Latine, e benchè il Pugliese (lib. IV, p. 273) faccia menzione della presenza e della ferita della moglie di Guiscardo, affievolisce l'idea della sua intrepidezza:

Uxor in hoc bello Roberti forte sagittaQuadam laesa fuit: quo vulnere TERRITA nullamDum sperabat opem, se poene SUBEGERAT hosti.

Il vocabolo subegerat non è felice che trattandosi di una donna prigioniera.

<p>235</p>

Απο της του Ρομπερτου προηγησαμενης μαχης, γινοσηων την προτων κατα των εναντιων ιππασιαν των Κελτων ανυποιστον dalla prima battaglia data da Romperto, conoscendo l'invincibile cavalleria de' Celti che primi combattevano nella fronte (Anna, l. V, p. 133) ed altrove και γαρ Κελτος ανηρ πας εποχουμενος μεν ανυπιστος την ορμην, και την θεαν εστιν poichè il Celta a cavallo è formidabile non che all'impeto, alla sola vista (pag. 140). La pedanteria adoperata dalla Principessa nella scelta delle denominazioni classiche ha incoraggiato il Ducange ad attribuire ai suoi compatrioti l'indole degli antichi Galli.