Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ Principe: ma da poi avendo proccurato Mansone placare l'Imperadore, tanto operò finchè ottenne dal medesimo, che potesse ritenere il Principato.

      Nè Ottone ebbe pensiero che fosse restituito a Pandulfo, forse perchè da lui era parimente riputato Principe illegittimo, essendo succeduto in quel Principato per l'adozione fatta da Gisulfo, e le consuetudini feudali[83], che tratto tratto eransi introdotte in questi luoghi, vietavano a' figliuoli adottati poter succedere ne' Feudi del padre adottivo. Comunque siasi, Mansone ritenne il Principato di Salerno per due anni, come rapporta la Cronaca salernitana, associando ancora a quello Giovanni I suo figliuolo, come fu detto. Ma morto da poi Ottone II nell'anno 983 i Salernitani mal sofferendo il dominio di Mansone Duca di Amalfi, per le continue inimicizie e gare, che tra Amalfitani e Salernitani furono sempre, tosto ne discacciarono Mansone, il quale già era stato anche discacciato dal Ducato d'Amalfi (se bene da poi lo ricuperasse, e lo reggesse per altri sedici anni) ed in suo luogo rifecero Giovanni di Lamberto, che fu detto II per distinguerlo da Giovanni I figliuolo di Mansone, chiamato di Lamberto dal nome di suo padre, forse consanguineo de' Duchi di Spoleto, i quali sovente valevansi de' nomi di Lamberto e di Guido; siccome questo Giovanni, Guido nomò un suo figliuolo che associò al Principato. Regnò Giovanni II con Guido dall'anno 983 infino al 988[84], ma essendo morto Guido in quest'anno, associò al soglio l'altro suo figliuolo, Guaimaro appellato, col quale regnò fino all'anno 994. In quest'anno nell'istesso tempo che il Vesuvio cominciò a vomitar fiamme, mentre giaceva con una meretrice, si trovò una notte morto Giovanni[85], tanto che si confermò vie più ciò che il volgo credea, che quando il Vesuvio vomitava fiamme, l'anima di qualche ricco scellerato era portata nell'inferno. Rimanendo nel Principato Guaimaro, che III fu detto, per esservene stati altri due prima in Salerno, e maggiore ancora appellato da Ostiense[86], per distinguerlo dal minore, che fu Guaimaro suo figliuolo, il quale al Principato gli succedette, resse solo Salerno dopo la morte di suo padre insino all'anno 1018. Da poi avendo associato al soglio il suddetto suo figliuolo Guaimaro IV, lo tenne in compagnia del medesimo insino al 1031, nel qual anno morì. Sua moglie fu Gaidelgrima figliuola di Pandulfo II Principe di Benevento, e sorella di Pandulfo IV Principe di Capua, che perciò Ostiense[87] lo chiama suo cognato.

      In Benevento non si ravvisava più quella maestà e floridezza di prima, e per gli sconcerti e tumulti poco prima accaduti per lo discacciamento di Landulfo IV reggeva il Principato Pandulfo II con continui sospetti e gare co' Principi di Capua. Egli però per mantenere il Principato nella sua posterità avea nell'anno 987 associato al soglio Landulfo suo figliuolo che V fu detto. E da poi avendo Landulfo procreato un figliuolo chiamato Pandulfo, associò ancora al Principato questo suo nipote nell'anno 1014 che Pandulfo III fu detto, e regnò insieme col figliuolo e col nipote insino all'anno 1024, nel qual tempo morì[88]. Rimase nel Principato Landulfo V insieme con Pandulfo III insino che morì nell'anno 1033; questi associò ancora un suo figliuolo nell'anno 1038, che tenendo anche il nome di Landulfo, VI perciò fu detto. Alle calamità di Benevento s'aggiunse, che Ottone III, mal soddisfatto de' Beneventani, perciò che veniva loro imputato di aver abbandonato insieme co' Romani Ottone suo padre nella battaglia co' Greci, non poteva sofferirgli: quindi si narra che ritornato dal santuario di Gargano in Benevento tutto cruccioso per l'odio che portava a' Beneventani, avesse loro tolto il corpo di S. Paolino, e portatolo in Roma[89].

      Ottone intanto per quietare in Roma i molti disordini che per la fellonia di Crescenzio eran rimasi, non essendogli bastato di aver fatto uccidere questo Tiranno, per dubbio che i Romani non tentassero nuove cose, portossi a questa città in quest'anno 1001, ma non potendo reprimere una nuova congiura tramatagli, non tenendo allora forze bastanti, riputò meglio uscir di Roma, e verso Lombardia incamminossi. Narrasi, che nel partire la moglie di Crescenzio, la quale l'Imperadore colla speranza del Regno aveala allettata al suo amore, vedutasi ora fuor di speranza avessegli tutta dolente, ma simulando il dolore, dato in dono un paio di guanti avvelenati[90], dal qual veleno Ottone insensibilmente essendone contaminato, se ne morì. Lione Ostiense[91], e l'Arcivescovo di Firenze Antonino[92] narrano, che morisse di veleno apprestatogli in una bevanda, non già ne' guanti: ciò che sembra più credibile, ripugnando in fisica, secondo le osservazioni del Redi, che il veleno in cotal guisa dato, possa aver tanta forza e vigore di coagulare, o sciogliere il sangue sì che l'uom ne muoia. In fatti Ottone appena giunto presso Paterno non molto distante dalla città di Castellina ammalossi, e quivi prima di render lo spirito confessò morire di veleno: alcuni vogliono che morisse in Sutri in quest'istesso anno 1001 come l'Anonimo Cassinense; altri, come il Sigonio seguitato dal Baronio, nell'anno seguente 1002. Ci sono ancor rimase di questo Imperadore molte leggi, raccolte pure dal Goldasto[93]; ma non avendo di se lasciata prole maschile, e restando estinta in lui la progenie degli Ottoni, si videro i Germani in confusione grandissima per la nuova elezione, la quale doveva per necessità cadere in altro Principe fuori di quella Casa. Si diede perciò occasione a' nostri Italiani di nuovamente aspirare all'Imperio ed al Regno d'Italia, come lo pretesero, ponendo in su Ardoino figliuolo di Dodone Marchese Eporediense; onde tornossi agli antichi disordini.

      CAPITOLO V

      Instituzione degli Elettori dell'Imperio; ed elezione d'Errico Duca di Baviera

      Comunemente a questi tempi si crede, che avesse avuto principio l'istituzione degli Elettori dell'Imperio; poichè si narra, che Ottone III, disperato di prole, prevedendo i gravi disordini, che dovean sorgere in Germania per l'elezione del suo successore, pensasse in vita, col consiglio ed autorità di Gregorio V, stabilire il modo di questa elezione, e che per levare i torbidi, restringesse ciò ch'era di tutti i Principi della Germania, a' soli sette Elettori, e quindi aver origine gli Elettori, che oggi diciamo dell'Imperio.

      Ma siccome il modo e l'autore, da chi fosse stato questo Collegio istituto, è incerto, così ancora è più incerto il tempo, nel quale fu tal costume introdotto, variando i Scrittori, e portando fra di loro sentimenti pur troppo diversi. Alcuni[94] la riportano a' tempi più remoti, volendo che da Carlo M. cominciasse; ma questa opinione vien condannata da tutti gli Scrittori, per falsa e ripugnante a tutta l'istoria, essendo manifesto che molto tempo da poi fu tal Collegio istituito, e da ciò che s'è narrato ne' libri precedenti di quest'Istoria, è molto chiaro, che i successori di Carlo M. non da certi Principi della Germania, ma da tutti i Principi della Francia, e molto più dall'elezione del predecessore, in vita o ne' testamenti, eran eletti Imperadori, o come se fosse ereditario non uscì l'Imperio dalla stirpe di Carlo M., e Lodovico III figliuolo d'Atenulfo, ultimo che fu del sangue di Carlo, non lasciando di se prole, vinto da Berengario di Verona perdè insieme la vita e l'Imperio. Quindi, come si è veduto ne' precedenti libri, cominciò l'Imperio a scadere, poichè i nostri Italiani ed i Romani non riconoscevano altri per Re d Italia ed Imperadori, se non quelli, che per via delle armi restavano superiori a' lor nemici; così Berengario, Lodovico Boson, Ugone Arelatense, Lotario suo figliuolo, Rodolfo di Borgogna, ed altri occupando l'Italia, affrettarono ancora esser riputati Imperadori. Dall'altra parte i Principi della Francia e della Germania riconoscevano per Imperadore Corrado Re di Germania della stirpe di Carlo, il quale essendo prossimo alla morte, come narra Nauclero[95], persuase que' Principi, che per suo successore eleggessero Errico Duca di Sassonia. Ma così Corrado, come Errico non ebbero mai il titolo d'Imperadore, insino che dopo questi avvenimenti non fu eletto ab omni populo Francorum, et Saxonum (come dice Nauclero) Ottone il Grande, il quale avendo conquistata l'Italia, acquistò ancora col consenso del Popolo romano il nome, e la dignità d'Imperadore, e dal Papa in Roma fu unto e incoronato. E coloro, che ad Ottone successero, come il III Ottone, quasi come se ad essi per ragion ereditaria appartenesse, furono parimente da tutti i Principi della Germania eletti СКАЧАТЬ



<p>83</p>

Lib. 2 tit. 26.

<p>84</p>

Pellegr. in Stem. Princ. Saler.

<p>85</p>

Petr. Damian. lib. 1 Epist. 9.

<p>86</p>

Ostiens. lib. 1 c. 37.

<p>87</p>

Ostiens. l. 2 c. 57.

<p>88</p>

Pellegr. in Stem.

<p>89</p>

Sigon. ad A. 1001.

<p>90</p>

Sigon. et Baron. ad A. 1002.

<p>91</p>

Ostiens. l. 2 c. 24.

<p>92</p>

Antonin. 2 part. tit. 16 cap. 3 §. 4.

<p>93</p>

Gold. tom. 3 p. 311.

<p>94</p>

Jordanes in Chronico ex Inn. III in cap. Venerabilem, de Elect. et electi potestate.

<p>95</p>

Naucl. generat. 31. A. 937.