Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 4. Edward Gibbon
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СКАЧАТЬ egli mai perfettamente capiti i sentimenti; e nel tempo che proteggeva Arrio, e perseguitava Atanasio, risguardava sempre il Concilio Niceno come il baloardo della fede Cristiana, e la gloria principal del suo regno214.

      A. D. 337-361

      I figli di Costantino furono certamente ammessi fino dalla lor fanciullezza nell'elenco de' Catecumeni, ma nel differire il Battesimo imitarono l'esempio del loro Padre. Al pari di lui, essi pretesero di pronunziar il loro giudizio intorno a que' misteri, ne' quali non erano mai stati regolarmente iniziati215; ed il destino della controversia sulla Trinità dipendeva in gran parte dai sentimenti di Costanzo, ch'ereditò le Province dell'Oriente, ed acquistò poi tutto l'Impero. Il Prete o Vescovo Arriano, che si era servito in suo vantaggio del segreto del testamento del defunto Imperatore, profittò della fortunata occasione, che avevalo ammesso alla famigliarità d'un Principe, le pubbliche deliberazioni del quale erano sempre dominate da' domestici suoi favoriti. Gli eunuchi e gli schiavi sparsero pel palazzo il veleno spirituale, e fu comunicata la pericolosa infezione dalle serventi alle guardie, e dall'Imperatrice al non sospettoso marito di lei216. La parzialità che Costanzo dimostrò sempre verso la fazione d'Eusebio, fu insensibilmente fortificata da' destri maneggi de' capi di essa; e la vittoria, che riportò contro il tiranno Magnenzio, accrebbe la sua inclinazione e la sua abilità in impiegar le armi della forza nella causa dell'Arrianismo. Nel tempo che combattevano i due eserciti nella pianura di Mursa, e dipendeva il destino de' due rivali dalla sorte della guerra, il figlio di Costantino stava ansioso aspettando in una Chiesa di Martiri, sotto le mura della Città. Il suo spirituale confortatore, Valente, Vescovo Arriano della Diocesi, prese le più artificiose cautele per essere informato del successo in tempo da potere assicurarsi o il favore di lui, o la fuga. Una secreta catena di veloci e fedeli nunzj lo rendeva inteso delle vicende della battaglia; e mentre i cortigiani stavan tremanti attorno lo spaventato loro Signore, Valente l'assicurò che le Galliche legioni cedevano; e con qualche presenza di spirito gli fece credere, che gli era stato rivelato il glorioso fatto da un Angelo. Il grato Imperatore attribuì la sua fortuna a' meriti ed all'intercessione del Vescovo di Mursa, la cui fede aveva meritamente la pubblica e miracolosa approvazione del Cielo217. Gli Arriani, che risguardavan la vittoria di Costanzo come propria di loro, preferivano la gloria di lui a quella del Padre218. Cirillo, Vescovo di Gerusalemme, immediatamente compose la descrizione d'una croce celeste circondata da una splendida iride, che nella festa di Pentecoste, circa l'ora terza del giorno, era apparsa sul monte Oliveto per edificare i devoti pellegrini ed il popolo della santa città219. La figura della meteora fu appoco appoco ingrandita; e l'istorico Arriano avventurò di asserire, ch'essa fu visibile nelle pianure della Pannonia ad ambo gli eserciti; e che il Tiranno, ch'egli a bella posta rappresenta come idolatra, fuggì davanti al fausto segno dell'Ortodossa Cristianità220.

      I sentimenti d'un giudizioso straniero, che imparzialmente ha considerato il progresso della discordia civile o ecclesiastica, hanno sempre diritto alla nostra cognizione, ed un breve passo d'Ammiano, che militò nelle armate, e studiò il carattere di Costanzo, è forse più valutabile di molte pagine piene d'invettive teologiche. «Egli confuse (dice quel moderato Istorico) la religione Cristiana, che in se stessa è piana e semplice, co' delirj della superstizione. Invece di conciliare le parti col peso della sua autorità, applaudiva e propagava per mezzo di verbose dispute le differenze che aveva eccitate la sua vana curiosità. Le pubbliche strade eran coperte da truppe di Vescovi che correvano da ogni parte alle assemblee, ch'essi chiamano Sinodi; e mentre ciascheduno procurava di trarre tutta la Setta alle proprie particolari opinioni, da' precipitosi replicati loro viaggi era quasi rovinato il pubblico regolamento delle poste221». La nostra più intima cognizione dell'istoria Ecclesiastica del regno di Costanzo ci somministrerebbe un ampio comentario a questo notabile passo, il quale giustifica i ragionevoli timori d'Atanasio, che l'inquieta attività del Clero, il quale andava girando attorno in cerca della vera fede, non eccitasse il disprezzo e le risa del Mondo infedele222. Tosto che l'Imperatore rimase libero da' terrori della guerra civile, consacrò l'ozio de' suoi quartieri d'inverno in Arles, in Milano, in Sirmio ed in Costantinopoli al divertimento ed a' travagli della controversia; fu sguainata la spada del Magistrato ed eziandio del Tiranno per sostenere a viva forza le ragioni del Teologo; e poichè s'opponeva alla fede Ortodossa di Nicea, si convien facilmente che la sua incapacità ed ignoranza ne pareggiavano la presunzione223. Gli eunuchi, le donne ed i Vescovi, che regolavano il vano e debole spirito dell'Imperatore, gli avevano inspirato un insuperabil disgusto per l'Homoousion; ma la sua timida coscienza era agitata dall'empietà di Aezio. Si aggravava la colpa di quell'ateo dal sospetto favore dell'infelice Gallo; ed anche le morti de' ministri Imperiali, ch'erano stati trucidati in Antiochia, vennero imputate alle suggestioni di quel pericoloso sofista. Lo spirito di Costanzo, che non poteva esser nè moderato dalla ragione, nè determinato dalla fede, era ciecamente spinto all'uno o all'altro lato dall'orrore che aveva degli opposti estremi; egli abbracciava e condannava le opinioni a vicenda, bandiva e successivamente richiamava i Capi dell'Arriana e Semiarriana fazione224. Nel tempo delle occupazioni o solennità pubbliche esso consumava gl'interi giorni ed anche le notti nello scegliere le parole, ed in pesar le sillabe, che componevano i fluttuanti suoi simboli. Il soggetto delle sue meditazioni accompagnava sempre ed occupava i leggieri suoi sonni; si ricevevano gl'incoerenti sogni dell'Imperatore come visioni celesti, ed egli accettava con compiacenza il sublime titolo di Vescovo de' Vescovi da quegli Ecclesiastici, che dimenticavano l'interesse dell'ordine loro per soddisfare le proprie passioni. Il disegno di stabilire una dottrina uniforme che l'aveva impegnato a convocar tanti Sinodi nella Gallia, nell'Italia, nell'Illirico e nell'Asia, restò più volte deluso per la propria sua leggerezza, per le divisioni degli Arriani e per la resistenza de' Cattolici; onde risolvè per un ultimo e decisivo sforzo d'imperiosamente dettare i decreti d'un Concilio generale. Il rovinoso terremoto di Nicomedia, la difficoltà di trovare un luogo conveniente, e forse qualche secreto motivo di politica, servirono ad alterarne l'intimazione. Ai Vescovi dell'Oriente fu ordinato di unirsi a Seleucia in Isauria: mentre quelli dell'Occidente tenevan le loro sessioni a Rimini sulla costa dell'Adriatico; ed invece di due o tre Deputati d'ogni Provincia si volle, che v'intervenisse tutto quanto il ceto de' Vescovi. Il Concilio dell'Oriente, dopo d'aver consumato quattro giorni in fieri ed inutili contrasti, si separò senz'alcuna decisiva conclusione. L'Occidentale fu prolungato fino al settimo mese. Tauro, prefetto del Pretorio, aveva ordine di non lasciar partire i Prelati fino a tanto che non si fossero tutti uniti nella stessa opinione; ed i suoi sforzi furono sostenuti con la facoltà di bandire quindici de' più refrattari, e con la promessa del Consolato, se conduceva a termine un'impresa così difficile.

      A. D. 360

      Le sue preghiere e minacce, l'autorità del Sovrano, l'arte sofistica di Valente e d'Ursacio, gl'incomodi della fame e del freddo, ed il tristo pensiero d'un esilio senza speranza estorsero alla fine il ripugnante consenso de' Vescovi di Rimini. I Deputati sì dell'Oriente che dell'Occidente si raccolsero intorno all'Imperatore nel Palazzo di Costantinopoli; ed egli ebbe la soddisfazione di dettare al Mondo una professione di fede che stabilirà la somiglianza, senz'esprimer la consustanzialità del Figlio di Dio225. Ma la deposizion del Clero Ortodosso, che non fu possibile nè d'intimorire, nè di corrompere, precedè il trionfo dell'Arrianismo; ed il regno di Costanzo restò infamato dalla ingiusta ed inefficace persecuzione del grande Atanasio.

      Di rado abbiam l'occasione d'osservare nella vita o attiva o speculativa, qual effetto possa prodursi, o quali ostacoli si possano superare dalla forza d'uno spirito, quando è inflessibilmente applicato al conseguimento d'un solo oggetto. L'immortal nome d'Atanasio226 non potrà mai separarsi dalla dottrina Cattolica della Trinità; alla difesa СКАЧАТЬ



<p>214</p>

Può rintracciarsi la mutazione de' sentimenti, o almeno della condotta di Costantino in Eusebio, vit. Const. l. III. c. 23 l. IV c. 41, in Socrate l. I. c. 23-39, in Sozomeno l. II. c. 16-34, in Teodoreto l. I. c. 14-34, ed in Filostorgio l. II. c. 1-17. Ma il primo di questi Autori era troppo vicino alla scena dell'azione, e gli altri troppo lontani. Egli è molto singolare, che si abbandonasse l'importante uffizio di continuare l'istoria Ecclesiastica a due laici e ad un eretico.

<p>215</p>

Quia etiam tum Catechumenus Sacramentum fidei merito videretur potuisse nescire. Sulp. Sev. Hist. Sac. l. II. p. 410.

<p>216</p>

Socrate l. II. c. 2. Sozomeno lib. III. c. 18. Atanasio Tom. I. p. 813-834. Egli osserva, che gli eunuchi sono i nemici naturali del Figlio. Si confrontino le osservazioni sulla Istoria Ecclesiastica del Dottor Jortin, Vol. IV. p. 3, con una certa genealogia nel Candido cap. IV. che termina in uno de' primi compagni di Cristoforo Colombo.

<p>217</p>

Sulpic. Sev. in Hist. Sac. l. II. p. 405, 406.

<p>218</p>

Cirillo (ap. Baron. An. 353. n. 26) osserva espressamente, che nel Regno di Costantino s'era trovata la Croce nelle viscere della terra; ma che nel Regno di Costanzo essa era comparsa nel mezzo del Cielo. Quest'opposizione prova evidentemente, che Cirillo ignorava lo stupendo miracolo, a cui s'attribuisce la conversione di Costantino; e tal ignoranza è tanto più sorprendente, che non più di dodici anni dopo la morte di lui, Cirillo fu consacrato Vescovo di Gerusalemme dall'immediato successore d'Eusebio di Cesarea. Vedi Tillemont Mem. Eccl. Tom. VIII p. 715.

<p>219</p>

Non è facile il determinare fino a qual segno si possa difendere l'ingenuità di Cirillo, mediante qualche naturale apparenza d'un alone solare.

<p>220</p>

Filostorg. l. III. c. 26. Egli è seguitato dall'Autore della Cronica Alessandrina, da Cedreno e da Niceforo. Vedi Gottofredo. Dissert. p. 188. Essi non potrebbero ricusare un miracolo neppure dalle mani d'un avversario.

<p>221</p>

Un passo così curioso merita bene d'essere trascritto. Christianam Religionem absolutam et simplicem anili superstitione confundens; in qua scrutanda perplexius, quam componenda gravius excitaret dissidia plurima, quae progressa fusius aluit concertatione verborum, ut catervis Antistitum jumentis publicis ultro citroque discurrentibus, per sinodos (quas appellant) dum ritum omnem ad suum trahere conantur (Valesio legge conatur) rei vehiculariae concideret nervos. Ammiano XXI. 16.

<p>222</p>

Atanas. Tom. I. p. 870.

<p>223</p>

Socrat. l. II. c. 35-47. Sozomeno l. IV. c. 12-30. Teodoreto l. II. c. 18-32. Filostorg. l. IV. c. 6-12. l. V. c. 1-4 l. VI. c. 1-5.

<p>224</p>

Sozom. l. IV. c. 23. Atanas. Tom. I. p. 831. Il Tillemont (Mem. Eccl, VII. p. 947) ha raccolto varj esempi dell'orgoglioso fanatismo di Costanzo da diversi Trattati di Lucifero di Cagliari. I soli titoli di que' Trattati inspirano zelo e terrore. «Moriendum pro Dei Filio» «De regibus apostaticis» «De non conveniendo cum haeretico» «De non parcendo in Deum delinquentibus».

<p>225</p>

Sulpic. Sev. Hist. Sacr. l. II. p. 418, 430. Gl'Istorici Greci eran molto ignoranti degli affari dell'Occidente.

<p>226</p>

È un danno, che Gregorio Nazianzeno componesse un panegirico piuttosto che una vita d'Atanasio; ma possiamo godere, e profittar del vantaggio di trarre i più autentici materiali dal ricco fondo delle proprie di lui epistole ed apologie: Tom. I. p. 670-951. Io non imiterò l'esempio di Socrate (l. 2. c. 1), che pubblicò la prima edizione della sua Storia senza prendersi la pena di consultare gli scritti d'Atanasio. Pure anche Socrate, e Sozomeno, di lui più curioso, ed il dotto Teodoreto servono a connettere la vita d'Atanasio con la serie dell'istoria Ecclesiastica. La diligenza del Tillemont, Tom. VIII, e degli Editori Benedettini ha raccolto tutti i fatti, ed esaminata ogni difficoltà.