Fra Tommaso Campanella, Vol. 2. Amabile Luigi
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Название: Fra Tommaso Campanella, Vol. 2

Автор: Amabile Luigi

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ era un uso particolare di Napoli, bensì un principio riconosciuto da tutti i Giuristi, ogni qual volta si trattasse di casi gravissimi e specialmente di lesa Maestà. Adunque la tortura dimandata dal fiscale, nel caso del Campanella, non usciva da' limiti del dritto e delle facoltà date dal Papa a' Giudici col suo Breve, essendovi tra le altre quella di poter sottoporre gl'inquisiti «alla tortura ed altri tormenti giusta le disposizioni del dritto». Non potendosi ammettere nel Nunzio tanta ignoranza del dritto, bisogna piuttosto conchiudere che egli abbia voluto dar prova di saper sostenere la superiorità ecclesiastica, mostrando che in tutto si doveva dipendere da Roma; e con ciò non giovava alla causa del Campanella e socii, ma la danneggiava senza dubbio, poichè rinfocolava la sorda diffidenza della Corte di Napoli verso quella di Roma nella faccenda de' frati. Bisogna tener presenti queste cose, poichè esse influirono certamente sulla condotta ulteriore del Governo Vicereale. – La richiesta della nuova facoltà per dare la tortura al Campanella fu subito fatta dal Nunzio, mediante una staffetta spedita dal Vicerè, e si ebbe cura di farla in modo da comprendervi anche gli altri, che il Nunzio in una sua lettera di sollecitazione, in data del 4 febbraio, qualificava «inditiati per non dir convinti». Naturalmente la richiesta venne accordata senza la menoma difficoltà, trattandosi di una quistione di forma, non di sostanza; ma la lettera che l'accordava si fece attendere alcuni giorni.

      Intanto il tribunale non perdeva tempo. Dopo l'esame e le confronte suddette del Campanella, immediatamente dopo, si venne all'esame di fra Dionisio, come si rileva dal trovare la deposizione di costui, negli Atti conservati in Firenze, notata col fol. 12 del volume67: anche di essa per altro quegli Atti non dànno che la semplice menzione, e certamente perchè risultò del pari negativa. Se non c'è una lacuna, del resto poco notevole, nelle notizie dei folii del volume, dopo fra Dionisio fu esaminato fra Gio. Battista di Pizzoni. Dichiarazioni fatte più tardi nel processo di eresia massime da fra Dionisio68, quindi ripetute dal Campanella nelle sue Difese69 e poi ancora nella Narrazione, tenderebbero a far credere che le cose fossero passate nel modo seguente. Il Pizzoni dapprima si ritrattò, onde fu posto in una fossa, dove col carbone scrisse sul muro il suo nome aggiungendovi «positus ut dicat mendacium ad instantiam fiscalium»; ma il Lauriana dalle carceri del civile, dietro il consiglio di un dottore Domenico Monaco, che là si trovava e che aveva consigliato lui stesso a non ritrattarsi perchè sarebbe stato punito come falsario, potè con lo stesso argomento indurre il Pizzoni a revocare la ritrattazione; così uno o due giorni dopo costui dimandò di essere udito di nuovo e revocò quanto avea dapprima ritrattato. Di tutto questo non si ha veramente notizia negli Atti sopra citati; solo vi si trova l'esame del Pizzoni qualificato «deposizione ultima di fra Gio. Battista che accetta quella fatta innanzi al Vescovo di Gerace», e da ciò potrebbe desumersi che le suddette dichiarazioni esprimessero il vero. Ma dobbiamo notare che possediamo tale deposizione di fra Gio. Battista integralmente riportata nel processo di eresia, perocchè venne trasmessa in copia dall'uno all'altro tribunale, e non vi scorgiamo alcuno indizio di un esame anteriore che con essa il Pizzoni si facesse a revocare70. La deposizione porta la data del 29 gennaio. I Giudici dimandano dapprima, «come si ritrova esso deposante carcerato in questo Regio Castello», ed egli dichiara come e quando e da chi venne carcerato in Calabria «acciò deponesse… contra fra Thomase Campanella et fra Dionisio Ponsio de le cose, che esso deposante havea denuntiato tanto al'Avvocato fiscale di Calavria in scritto quanto per lettre al Generale»: poi, dietro altre dimande, dice di essere stato già esaminato dal Visitatore ed anche dal Vescovo di Gerace e si rimette a questi esami, spiega come non depose già per timore ed insiste ad atteggiarsi a denunziante, rettifica la parola «complici» che fu scritta nel suo esame a proposito degli altri frati da lui nominati, nega assolutamente di aver mai consentito alla ribellione, dicendo che piuttosto vorrebbe gli «fosse stata tagliata la lingua». Vedremo or ora che ben diversamente fu redatto il processo verbale dell'esame del Petrolo, il quale davvero prima si ritrattò e poi revocò la ritrattazione: ad ogni modo, la deposizione del Pizzoni che rimase e servì nello svolgimento ulteriore del processo fu quella sopradetta. – Non appena raccolta tale deposizione, fu immantinente chiamato il Campanella per fare la confronta, e come sempre era avvenuto, il Pizzoni disse che era vero quanto avea dichiarato nelle sue deposizioni contro di lui, e il Campanella disse che egli mentiva per la gola. Si passò allora alla confronta del Pizzoni con fra Dionisio; quindi si fece la confronta del Lauriana con lo stesso fra Dionisio, e il risultamento fu sempre identico, come si rileva dagli Atti che pubblichiamo tra i Documenti71.

      Nel giorno medesimo 29 gennaio si venne anche all'esame di fra Domenico Petrolo, e costui positivamente si ritrattò, ma poi revocò la ritrattazione aggravando fuor di misura la condizione del Campanella. Possediamo egualmente questi Atti nella loro integrità, giacchè vennero inserti in copia nel processo di eresia72. I Giudici dimandarono, al solito, come e perchè egli si trovasse carcerato, e il Petrolo rispose che credeva essere stato carcerato per deporre contro il Campanella: poi, dietro altre dimande, rispose di aver deposto che il Campanella volea ribellare la provincia di Calabria coll'aiuto de' turchi e de' fuorusciti, di averlo deposto a suggerimento di fra Cornelio, che lo persuase di dirlo per non essere maltrattato in Calabria e venir rimesso a' proprii superiori; quindi espose tutte le circostanze della sua fuga insieme col Campanella temendo che Maurizio volesse ammazzarlo, tutte le circostanze della loro cattura e carcerazione. Ma i Giudici gli obiettarono che avea deposto spontaneamente e poi avea ratificato la deposizione innanzi al Vescovo di Gerace, ed egli rispose che non avea ratificato nulla e che quanto avea deposto non era vero; infine gli dimandarono se era vero che avesse concertato col Campanella di ribellare la Calabria e farla repubblica, ed egli rispose, «non è vero, Giesù»! Si può ritenere per certo che i Giudici fecero allora porre il Petrolo nella fossa, onde egli ben presto si raccomandò al carceriere, dicendo che volea manifestare la verità. – Così nella seduta del 31 gennaio il Petrolo fu sottoposto a un nuovo esame; e nel processo verbale trovasi consacrato che, essendo venuti i Giudici, il carceriere fece loro intendere il desiderio del Petrolo, e che costui tradotto nel luogo dell'Audienza ed interrogato se volesse manifestare la verità come avea dichiarato, disse di avere negato il primo esame per le minacce fattegli dal Campanella a nome suo ed anche a nome di fra Dionisio in più circostanze. E cominciò dal riferire i motti latini scambiati tra il Campanella e lui durante il tragitto da Squillace a Gerace, la cartolina mandatagli dal Campanella appunto in Gerace, l'ambasciata fattagli a Monteleone per mezzo del Pisano, le parole direttegli in Napoli dalla finestra del carcere; inoltre riferì le sollecitazioni avute perchè deponesse falsamente contro Mesuraca, il Principe della Roccella e Giulio Contestabile, e concluse che dubitando di poterne aver danno si era ritrattato. Lettogli quindi il primo esame, lo confermò, rettificando ed aggiungendo qualche cosa pur sempre a carico del Campanella ed a scusa propria. Così disse che solo il Campanella gli avea manifestato più liberamente doversi far ribellare Catanzaro, ma «lo dì prima della cattura»; che poi «alla Roccella» gli avea manifestato aver lui, il Campanella, questi pensieri nello stomaco da tredici anni e fin d'allora averli comunicati a fra Dionisio, avere inoltre mandato fra Dionisio alla Piana per mettere in ordine la gente e i fuorusciti, infine venire per lui trenta vascelli turchi dietro le trattative fatte da Maurizio, con altre circostanze relative a' fatti e detti di que' giorni. Interrogato aggiunse pure che il Campanella avea detto bastargli essere amico di Maurizio perchè i turchi non lo facessero schiavo; ed aggiunse inoltre spontaneamente, che una volta in Stilo essendosi il Campanella vantato di aver fatto nominare dodici Vescovi, ed avendogli lui detto «piacesse a Dio che tu fossi fatto Cardinale per fare bene a noi altri», il Campanella avea risposto, «io Cardinale? io voglio fare altri Cardinali, et non aspettare che me faccino à me». Fu questa la deposizione ultima del Petrolo, la quale, come ben si vede, riassumeva in brevissimi tratti perfino la storia de' disegni del Campanella, senza tralasciare nemmeno di far capire l'altissimo grado che egli si riserbava nel nuovo Stato da doversi fondare: e comparando i fatti accennati dal Petrolo con quanto sappiamo da tutti gli altri fonti, tenendo presente l'indole stessa del Petrolo, si può conchiudere che egli non abbia mentito, eccettochè nell'asserire di aver ben conosciuti i disegni della congiura solamente negli ultimi giorni e alla Roccella. Pertanto i Giudici fecero subito una confronta del СКАЧАТЬ



<p>67</p>

Ved. Doc. 247, pag. 160.

<p>68</p>

Ved. Doc. 376, pag. 387.

<p>69</p>

Ved. Doc. 401, pag. 485.

<p>70</p>

Ved. Doc. 378, pag. 389.

<p>71</p>

Ved. Doc. 379, pag. 390.

<p>72</p>

Ved. Doc. 380, pag. 391.