Название: Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900. vol. II
Автор: Elia Augusto
Издательство: Public Domain
Жанр: История
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Date le disposizioni opportune per il governo dell'Isola – nominò Depretis Prodittatore e partì per Messina.
Prima di lasciare Palermo il Generale emanava l'ordine del giorno seguente:
Alle Squadre Cittadine!
"A Voi robusti e coraggiosi figli dei campi, io dico una parola di gratitudine in nome della patria italiana, a Voi che tanto contribuiste alla liberazione di questa terra, a Voi che conservaste il fuoco sacro della libertà sulle vette dei vostri monti, affrontando, in pochi e male armati, le numerose ed agguerrite falangi dei dominatori.
"Voi potete tornare oggi alle vostre capanne colla fronte alta, colla coscienza d'aver adempiuto ad opera grande! Come sarà affettuoso l'amplesso delle vostre donne inorgoglite di Voi, accogliendovi festose nei vostri focolari! e Voi racconterete superbi ai vostri figli i perigli trascorsi nelle battaglie per la santa causa dell'Italia.
I vostri campi, non più calpestati dal mercenario, vi sembreranno più belli, più ridenti. Io vi seguirò col cuore nel tripudio delle vostre messi, delle vostre vendemmie, e nel giorno in cui la fortuna mi porgerà l'occasione di stringere ancora le vostre destre incallite, sia per narrare delle nostre vittorie o per debellare nuovi nemici della patria, Voi avrete stretto la mano di un fratello.
Palermo, 3 giugno.
Il generale Sirtori aveva già assicurati due vapori, il "Torino" ed il "Franklin", che faceva trovar pronti nel porto di Taormina. Senza perdita di tempo, appena arrivato a Messina, Garibaldi ordina a Bixio, che tanto aveva sospirato quel comando, di mandare tutta la sua gente a Taormina (circa 4000 uomini) e d'imbarcarla sui due piroscafi. Bixio, che tutto aveva approntato per il passaggio dello Stretto, imbarcate le sue truppe, monta sul "Torino"; Garibaldi, arrivato in carozza da Messina, sale sul "Franklin" e nella notte del 19 di agosto, levate le ancore partono per la Calabria, ed allo spuntar dell'alba del 20 i due vapori si accostano a Melito tra Capo dell'Armi e Spartivento. Disgraziatamente nel prendere terra il "Torino" rimaneva arenato, ma non per questo venne ritardato lo sbarco a terra delle truppe garibaldine che fu effettuato senza contrasto; solo più tardi le navi da guerra napolitane in crociera se ne accorsero e presero a bombardare il "Torino" vuoto.
Bisognava impadronirsi con un colpo di mano di Reggio; e senza esitare il generale Garibaldi ordina di muovere all'assalto, e la sera del 20 i garibaldini ripresero la marcia. Ad una certa distanza dalla città il Generale faceva obbliquare a destra e per sentieri remoti, evitando gli avamposti nemici appostati sullo stradale, e guidato dal colonnello Plutino si avvicinava alla piazza. Fatti riposare i volontari e disposto che la divisione Bixio dovesse assalire dalla parte di destra e quella di Eberhardt da sinistra, dopo forte resistenza i nostri s'impadroniscono della città ed obbligano i Regi a rinchiudersi nel Castello.
A Garibaldi importava d'impossessarsi del Castello, perchè aveva avuto notizia che una forte colonna nemica, comandata dal generale Briganti, marciava su Reggio. Fortunatamente la comparsa di Missori, coi suoi reduci dall'impresa del Forte Cavallo, fece credere ai Napoletani che erano rinchiusi, di essere accerchiati, per cui alle prime fucilate piovute dall'alto domandarono d'arrendersi.
Questo è l'ordine del giorno che il generale Garibaldi aveva mandato alle sue truppe prima che si accingessero al passaggio del Faro.
"Il maggior Casalta d'Ornano, della divisione Cosenz si dirigerà da questo porto di Torre di Faro per sbarcare sulla costa di Calabria tra Ragnore e Scilla.
"Egli comanda il suo battaglione e più un distaccamento del battaglione Fazioli. La sua missione è di propagare l'insurrezione contro il Borbone di Napoli ed il suo programma è quello dell'Italia e Vittorio Emanuele.
"Chiederà del colonnello Mussolino, lo cercherà e procurerà di coadiuvarlo in qualunque emergenza, siccome lo stesso Colonnello coadiuverà lui.
"Si manterrà possibilmente vicino al quartiere Generale, che terrà informato di qualunque cosa utile alla causa nazionale ed al servizio.
"Procurerà di tagliare le comunicazioni del nemico sullo stradale di Reggio e Napoli, impossessandosi dei suoi convogli, dispacci ecc.
"Occuperà il nemico instancabilmente mediante distaccamenti, in varie direzioni, per ingannarlo sulla sua vera situazione.
"Ubbidirà ai Colonnelli Mussolino e Missori soltanto nel caso che questi colonnelli dovendo operare sul nemico lo richiedessero del suo concorso; egli parteciperà queste istesse istruzioni ai Colonnelli suddetti.
"Sopratutto egli farà ogni sforzo per cattivarsi l'amicizia delle popolazioni ed impedire qualunque prepotenza delle sue truppe contro le stesse.
"Infine l'Esercito Meridionale confida che l'onore delle armi italiane riceverà nuovo lustro dal coraggio, capacità e patriottismo del maggiore Casalta.
I risultati della presa di Reggio furono di grandissima importanza; Garibaldi si rendeva padrone di buon materiale da guerra e acquistava per base d'operazione sul continente una piazza di grande rilievo.
La vittoria di Reggio era ben presto coronata da altra pure importantissima e decisiva. Nella notte dal 21 al 22 il generale Cosenz, imbarcata sopra la flottiglia del Faro la sua divisione, i Carabinieri Genovesi, e la Legione estera, riusciva ad approdare su la spiaggia calabrese nelle vicinanze di Scilla, mettendosi così alle spalle della forte brigala Briganti, accampata presso San Giovanni.
Avuta notizia del fortunato sbarco di Cosenz a Scilla, il generale Garibaldi si mosse senza indugio con tutti i suoi da Reggio, ove lasciava il colonnello Plutino con una colonna di patriotti calabresi, per prendere fra due fuochi i Borbonici, comandati dal Briganti e dal Melendez. Le mosse dei garibaldini furono così ben combinate che riuscirono a circuire le forze regie, tantochè Garibaldi, serrandole d'appresso e sicuro del fatto suo, intimava la resa. Allora si videro novemila uomini d'ogni arma, ricchi d'artiglieria e d'ogni attrezzo di guerra, abbassare le armi, dopo debole resistenza, innanzi a seimila garibaldini quasi sprovvisti di tutto. Però nel breve combattimento sostenuto dal Cosenz nel prendere terra nelle vicinanze di Scilla, dopo di essere sfuggito miracolosamente alla flotta borbonica in crociera, si ebbe a deplorare una preziosissima perdita, quella di Paul De Flotte, deputato all'Assemblea repubblicana francese, il quale erasi unito ai Mille col Locroix, col Dumas e con altri fratelli di Francia, venuti a combattere per la libertà ed unità d'Italia; perdita dolorosissima per tutti, ma particolarmente per Garibaldi, che così ne scrisse al Bertani, in forma d'ordine del giorno del 24 agosto:
"Abbiamo perduto De Flotte! gli epiteti di bravo, di onesto, di vero democratico sono impotenti per esprimere tutto l'eroismo di quest'anima incomparabile!
"De Flotte, nobile figlio della Francia, era uno di quegli esseri privilegiati che un sol paese non ha diritto di appropriarsi; no, De Flotte appartenne all'umanità intera; giacchè per lui la patria era ovunque un popolo sofferente e curvo si rialzava per la libertà.
"De Flotte morto per l'Italia, ha combattuto per essa come avrebbe combattuto per la Francia.
"Quest'uomo illustre è un legame prezioso per la fratellanza dei popoli che attende l'avvenire dell'Umanità. Morto nei ranghi dei Cacciatori delle Alpi, egli era, come molti dei suoi bravi concittadini, il rappresentante della generosa Nazione, che si può arrestare un momento, ma che è destinata a marciare in avanguardia dell'emancipazione dei popoli e della civiltà del mondo.
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