La Tragedia Dei Trastulli. Guido Pagliarino
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Название: La Tragedia Dei Trastulli

Автор: Guido Pagliarino

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Полицейские детективы

Серия:

isbn: 9788835419112

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СКАЧАТЬ Cambronne a Waterloo”, avevo detto ridacchiando, “ma avevo letto che i francesi la userebbero più come interiezione di disappunto che come insulto contro qualcuno.”

      “Già, ma lei invece gliela scaglia con un tono che non lascia dubbi sull’intenzione di definirla proprio una merde. Ah, a volte usa l’epiteto emmerdeuse.”

      “So solo l’inglese: vuol dire merdosa?”

      “No: rompipalle. Fatto è che, per la vecchia, l’azienda è una figlia, anzi persino qualcosa di più, e i figli carnali e assieme a loro la nuora, li vuole tutti al servizio degli affari: ha viziato il primogenito e continua a farlo, ma vuole il contraccambio da lui, l’ho capito bene da parole che gl’indirizza certe volte, frasi sul tipo: È la ditta che ti mantiene e io ti ho dato sempre tutto quello che volevi e tu mi devi dare sempre retta.”

      “Brr… meglio un impiego sottopagato che star sotto una madre così.”

      “Eh, sicuramente. Insomma, per un motivo o per l’altro, questionano tutti, a parte il geometra che però, del tutto eccezionalmente, quando evidentemente non ne può più, urla a squarciagola: Smettetela balenghi! Allora tacciono tutti meno la moglie che, imperterrita, continua; e lui s’arrabbia ancora di più e aggiunge in piemontese: Piàntla-lì, ciula brüsca22 ! Ho pronunciato bene, Ran?”

      “Benissimo, anche la ü di brüsca.”

      “Già, già”, aveva sorriso faceto, socchiudendo gli occhi per fingere di compiacersene. Poi, di nuovo serio: “Le uniche che se ne stanno zitte, anche se sono piccole e, loro sì, avrebbero diritto di far strilli ogni tanto, sono Ida e Aurelia, le figliolette: chi sa cosa provano dentro in mezzo a quei litigiosi.”

      “Che pure tu sopporti, Vittorio.”

      “Eh sì, non ho mai battuto con un martello contro il muro divisorio, anche se l’avrei fatto chi sa quante volte, se non fosse che ci si vede col geometra all’ANPI e siamo... beh, no, stavo per dire amici, ma non è vero, l’amicizia è cosa preziosa e rara, no diciamo che siamo sodali di lotta e io non voglio litigarci.”

      ...e sei una pasta d’uomo, m’era venuto in animo.

       È bene che, a questo punto, prima ch’io prosegua con la narrazione, disegni , sia pur a rapidi tratti , il periodo storico italiano in cui la nostra vicenda si svolge, non solo per presentar n e l’ ambient azione, ma soprattutto in quanto certi eventi e luoghi di quegli anni furono causa prima di vicissitudini e drammi d ei nostri personaggi.

      La popolazione di Torino e dintorni s’era ingrandita dall’inizio degli anni ‘50, causa l’immigrazione da altre regioni, soprattutto meridionali, di famiglie in cerca di lavoro. Laccrescimento s’era velocizzato durante il cosiddetto boom economico, fin a oltre seicentomila nuovi residenti: Torino era divenuta metropoli, un milione d’abitanti e, con le località della prima cintura, quasi due milioni. Gl’immigrati miravano a essere assunti, di gran preferenza, alle catene di montaggio FIAT, poderosa società ch’era ancora quasi interamente torinese, potente in città più di sindaco, assessori e consiglieri comunali. Alla FIAT e a molte altre imprese, numerose delle quali satelliti della prima, quei lavoratori servivano, eccome; non erano state però preparate abitazioni per i loro nuclei familiari, né dalla FIAT, da aziende sue satelliti, né dal Comune, solo dalla fine degli anni ‘60 si sarebbe provveduto a costruire quartieri periferici popolari. Era così sorta, alzata da quelle stesse misere persone trapiantatesi a Torino, una miriade d’improvvisate baraccopoli, sia nei sobborghi della città, sia in diverse sue zone, mentre solo i meno sfortunati avevano trovato riparo in dimore del centro, soprattutto nella zona di Porta Palazzo entro piccoli alloggi e in soffitte di palazzi di ringhiera settecenteschi, alcuni fatiscenti. Questa massa umana, assunta al lavoro accontentandosi di salari molto bassi, aveva fatto da carburante potente al cosiddetto miracolo economico italiano, o boom che dir si voglia. Tale boom, nondimeno, non era proseguito ininterrottamente: nel 1963 aveva avuto pausa l’euforico quinquennio, come l’avrebbe definito l’anno seguente l’ipercritico deputato repubblicano Ugo La Malfa, uomo della sinistra non marxista stimatissimo da mio padre, repubblicano storico23 , così come, sul suo modello, lo scrivente Ranieri Velli.

      L’espressione miracolo economico s’era spenta, l’entusiasmo degl’industriali e dei commercianti era calato di molto e quindi era caduto, mentre gli occupati nell’industria e nei servizi avevano preso a preoccuparsi, sotto minaccia di licenziamento o di già licenziati, avendo ormai iniziato a gustare un certo benessere, СКАЧАТЬ