Название: Dal vero
Автор: Matilde Serao
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066072964
isbn:
—Elettrici, votate la lista dei consorti! il loro nome, il loro carattere vi è garante della loro onestà!
La sera del sabato non si dorme: e se il diavolo zoppo potesse realmente sollevare i tetti delle case, vedrebbe tutte le teste insonni ed irrequiete sui guanciali. Riuscirà la lista? E lui riuscirà? Sì, no, sì: non si sa, si spera, si teme; quando spunterà l'alba? Infine, viene quest'alba benedetta, è spuntata la grande giornata, si andrà finalmente a votare; la casa è in rivoluzione, gli usci sbattono, il gatto miagola, i bambini che non hanno una chiara idea delle elezioni, strillano; non importa.
S'indossa il costume di circostanza; abito grigio, colletto di tela, cravatta nera, cappellino sull'orecchio, borsellino sul fianco per la scheda, occhialino per sorvegliare le operazioni elettorali e via—per quel giorno vanno all'aria la messa, la passeggiata, l'appuntamento ed il resto. Nelle frazioni si odono cheti fruscii e frasi mormorate anzichè dette; si respirano profumi finissimi; si veggono mani bianche, dalle dita affusolate, sospendersi un momento sull'urna; passano le teste bionde e le brune con un'aria dignitosa, composta e sfilano, sfilano, guardando il presidente—povero presidente, lo compatisco—, sorridendo al segretario, sbirciando le altre elettrici, ma con una serenità, una calma invidiabile. Sono oramai persuase di aver esercitato con coscienza uno dei più preziosi diritti della donna; sanno di aver compiuto una missione, non troppo bene quale, ma è una missione. Aspettando l'esito, non si parla che di incidenti elettorali, di blocchi—anche di blocchi—, d'imbrogli sventati, di trame fallite—e la tal signora che aveva nella manica venti schede, e quelle altre che hanno preso d'assalto il seggio, e le impiegate telegrafiste che hanno votato compatte! Quando si arriva a sapere il risultato, allora succede la vera guerra: da una parte balli, canti, scampagnate, pranzi, brindisi—dall'altra svenimenti, convulsioni, emicranie, lagrime e disperazioni; poi inimicizie, giuramenti di vendetta, legami infranti, amori traditi ed i poveri uomini nei tormenti. Ed il Consiglio? Un Consiglio strano, eterogeneo, o troppo giovane o troppo vecchio, un po' cattolico, un po' libero pensatore, un poco biondo, un po' bruno……
Baie tutte queste: è tempo, o signori, che la donna non sia più manomessa, è tempo che ella entri nei pubblici uffici, è tempo che le si concedano quei sacrosanti diritti….
Dio! come si riderà in novembre alla Camera!
IL TRIONFO DI LULÙ.
Novella.
I.
Sofia non alzava gli occhi dal suo lavoro, e le sue dita leggere volavano su quella trina delicata. Invece Lulù girava per la camera, spostava gli oggettini sulle mensole, apriva un tiretto per guardarvi dentro, distratta; era chiaro che essa voleva fare o dire qualche cosa, ma che il contegno serio della sorella maggiore la metteva in soggezione. Provò a canticchiare un po' di canzone, disse un verso di Dall'Ongaro; Sofia parve non aver inteso. Allora Lulù, che non peccava di molta pazienza, si decise ad affrontare la questione, e piantandosi davanti alla sorella, le chiese:
—Sofia, sai quello che mi ha detto mademoiselle Jeannette?
—Nulla di molto interessante, per certo.
—Ci siamo con una risposta secca e fredda, da far venire i brividi in estate! Dove prendete il vostro gelo, o mia agghiacciata sorella?
—Lulù, sei una vera bambina.
—Ecco dove v'ingannate, bisavola del mio cuore; io non sono una bambina, perchè mi marito.
—Eh?!
—È appunto quello che mi ha detto Jeannette.
—Che imbroglio! Io non capisco niente.
—Or ora, ti narrerò tutto, come si dice nei drammi. Ci sarà un racconto… ma Vostra Serietà mi presta tutta la sua attenzione?
—Sì, sì, ma sbrigati.
—Il giorno delle corse al Campo di Marte, ecco il tempo ed il luogo.
Tu non vi eri, tu che preferisci i tuoi eterni libri…
—Se divaghi sempre, non ti ascolto più.
—Devi ascoltarmi; questo segreto mi soffoca, mi uccide.
—Ricominci?
—Smetto, smetto. Dunque alle corse stavamo in prima fila sulla tribuna: viene Paolo Lovati e ci presenta un bel giovane, Roberto Montefranco. Soliti saluti e complimenti vaghi, essi trovano dei posti e siedono alle nostre spalle; scambiamo qualche parola, sino a che si ode il segnale della partenza dei cavalli. Ti ricordi che io proteggeva Gorgona, senza prevedere quanto essa mi sarebbe stata ingrata… basta, bisognerà rassegnarsi anche all'ingratitudine delle bestie. Una nube di polvere fa scomparire i cavalli. «La Gorgona vince!» esclamo io. «No, dice sorridendo Montefranco, vince Lord Lavello.» Io m'indispettisco per la contraddizione, egli continua a sorridere ed a contraddirmi; facciamo una scommessa, una discrezione. Infine dopo mezz'ora di palpiti e di ansietà, arrivo a sapere che la Gorgona è una traditrice, che io ho perduto e che Montefranco ha guadagnato: figurati! Gli dico che voglio pagare subito subito, egli s'inchina e risponde che c'è tempo; lo incontro a Chiaja, gli rivolgo un'occhiata che è un'interrogazione; egli si contenta di salutare e sorridere in un modo misterioso. Così al teatro, così dappertutto; io vivo nella massima curiosità: Roberto è bello, ha ventisei anni… e stamane il signor Montefranco padre, mio futuro suocero, è rimasto in conferenza due ore con la mamma!
—Oh!
—Segni di attenzione nel mio pubblico. La visita del papà l'ho saputa da Jeannette. Dunque il matrimonio è fatto. Resta a stabilirsi una cosa di grave momento: quando andrò dal Vice-Sindaco, avrò un abito grigio o foglia morta? Porterò il cappello con le sciarpe o senza?
—Come corri…
—Corro? Sicuro: non vi sono ostacoli. Con Roberto ci amiamo alla follia, i nostri degni genitori sono contenti…
—E tu sposeresti un uomo così?
—Che significa quel così? Vocabolo elastico.
—Senza conoscerlo, senza amarlo?…
—Ma io lo conosco, l'ho visto alle corse ed alla passeggiata! Io lo adoro! Ieri l'altro, non avendolo visto, rifiutai di far colazione e presi invece tre tazze di caffè, per cercar di suicidarmi.
—E lui?
—Mi sposa, dunque mi ama!—replicò vittoriosamente Lulù.
Ma vedendo il volto di Sofia scolorirsi, si pentì di quella frase imprudente e curvandosi verso di lei, le chiese con affetto:
—Ho detto qualche cattiveria?
—No, cara, no; hai ragione. Chi ama, sposa. Il difficile è farsi amare—e sospirò lievemente.
СКАЧАТЬ